Quando ero bambino ero noto per essere quello che cantava le canzoni imitando con la bocca anche le parti musicali, i suoni degli strumenti. Ricordo i miei zii divertitissimi mentre reinterpretavo le mie cover di Tanto pe’ canta’ di Nino Manfredi, Azzurro di Adriano Celentano, Rumore di Raffaella Carrà, e così via… Eh no, perché anche se erano gli anni 60/70 nessuno mi aveva introdotto alla vera musica, quella dei Rolling Stones, dei Led Zeppelin, Jimi Hendrix, Doors, Pink Floyd.
All’epoca io tutto questo non lo sapevo. Mi accontentavo di quello che passava il convento, quasi nel vero senso della parola, visto che mi mandavano in chiesa e cantavo pure le stupidaggini che mi inculcavano i preti all’epoca. Scusate, niente “politically correct” stavolta: sono in un momento della vita in cui non ho nessun voglia di esserlo.
Sta di fatto che sono cresciuto con una passione e propensione per la musica. Più tardi imparai a suonare la chitarra, cominciando i primi esperimenti a 11 anni. Per tutta la gioventù la chitarra è stato tutto per me. Anche sfogo, scudo, rifugio nei momenti difficili. La passione per la musica si è anche trasformata in passione per ascoltarla bene, per l’audio di qualità, l’alta fedeltà.
In età adulta mi sono imbattuto in un’altra grande passione, un’arte marziale giapponese nota come Aikido.
Aikido è considerato da sfigati, gente che fa un’arte marziale ma non sa pestare le persone. Eh sì, perché nell’immaginario comune il marzialista è uno che mena.
Si tratta di una forma di Budo, ossia una geniale trovata per cui la naturale aggressività che ha sempre portato l’uomo a fare guerre, viene reincanalata in modo costruttivo, in modo tale da combattere i propri limiti e creare esseri umani migliori. Infatti viene considerata da sfigati, gente che fa un’arte marziale ma non sa pestare le persone. Eh sì, perché nell’immaginario comune il marzialista è uno che mena. Inutili le prediche dei grandi maestri fondatori del Budo riguardanti l’umiltà, il migliorarsi, ecc. Peccato che nel migliore dei casi ci si trovi davanti a persone dall’ego smisurato che utilizzano il Budo per crearsi posizioni di importanza che nel resto della vita si sognerebbero; nel peggiore si tratta di esaltati che sottolineano la prestanza fisica, che sognano di essere guerrieri temibili e si cimentano in lotta e scontri che col Budo non hanno niente a che fare, evidenziando semplicemente eccesso di testosterone e difetti di maturità. Ovviamente nel mezzo ci sono diverse brave persone che lavorano sodo per migliorarsi e veri insegnanti che stroncano qualsiasi tentativo di pavoneggiarsi (pochi ormai, in verità); il resto ama apparire come un gran figo mentre esegue la tecnica o si fa fotografare col grande “maestro” che lo annoia a morte ma gli dà i gradi Dan di Tokyo…
Ho avuto la passione dell’Aikido nonostante certe schifezze per oltre 3 lustri della mia vita adulta. Mi sentivo me stesso solo quando indossavo il keikogi e calcavo il tatami.
Poi qualcuno mi ha “rimesso in mano la chitarra” in un momento davvero critico della mia vita e qualcosa è successo…
La musica è tornata in modo prepotente nella mia vita, forse così veementemente perché è stata la mia vera prima passione, ciò che sono veramente, che torna alla superficie in un momento critico.
Ritrovarsi disoccupato in questo paese dopo i 50 anni e con bambino piccolo da crescere non è situazione facile da affrontare. Anni di Aikido mi hanno insegnato ad andare sempre avanti, a combattere per avere ciò che desidero, a non arrendermi (non a fare a botte, cosa che non mi sarebbe servita a nulla, ma piace a molti). Quindi non sto qui a commiserarmi. Ma forse certe diverse priorità, qualcosa di più importante dell’endorsement di qualche prima donna egocentrica e petulante dell’Aikido, mi hanno fatto vedere le cose in modo diverso, più chiaro….
La musica è tornata in modo prepotente nella mia vita, forse così veementemente perché è stata la mia vera prima passione, ciò che sono veramente, che torna alla superficie in un momento critico.
L’Aikido dovrebbe formare persone migliori. Invece spesso ci si trova davanti a gente che cerca una vetrina per farsi notare, forse per riscatto nei confronti della vita di tutti giorni, non so, ognuno ha il suo motivo. La corsa ai gradi, al riconoscimento da parte del “grande maestro”, lo svilire l’Aikido ricorrendo a tecniche di, che so, Karate se non addirittura di lotta o pugilato, ha un che di patetico….
Nella mia nuova situazione di vita, la passione è scemata, la piccolezza delle persone mi ha raffreddato. Forse è così che la vecchia, originale passione è tornata a galla appena le è stata data una possibilità.
Un me stesso ritrovato? Può darsi. Non ho intenzione di smettere con Aikido, mi fa troppo bene, ma solo quello di un certo insegnante, con certe persone che so che condividono certi principi e con chi si allena con me. Il resto può pure andare a farsi fottere, sbraitare sui social quanto gli pare, farsi fotografare con lo stronzo di turno, atteggiarsi a macho del cazzo, non mi interessa, quello non è Aikido, è solo materiale per psicologi. Quindi non mi cercate sui vari tatami, mi limiterò a persone con cui ho un rapporto umano reale.
…noi non siamo il nostro lavoro, il nostro grado Dan, il nostro stipendio, la nostra immagine pubblica, esteriore. Siamo le nostre passioni, ciò che facciamo sinceramente.
Bentornata musica! Mi hai rimesso in riga! Oggi mi interessa di più come riprodurre l’assolo di Gilmour, Clapton o Hendrix, le variazioni su scala pentatonica minore, piuttosto che il fottuto kotegaeshi spacca-polso di certe prime donne dell’Aikido (il polso mi serve integro per cose più importanti quindi il kotegaeshi lo faccio come so io).
Sarà, ma se un musicista riempie la sua pagina social di premi e riconoscimenti ottenuti, ci sta; se lo fa un budoka c’è da storcere il naso. Io ho pochi riconoscimenti da pubblicizzare sia come chitarrista che come aikidoka e poco me ne importa. Forse perché il mio curriculum professionale (da geologo) non è altrettanto insulso, anzi? Può darsi… In realtà non mi importa neanche di quello, noi non siamo il nostro lavoro, il nostro grado Dan, il nostro stipendio, la nostra immagine pubblica, esteriore. Siamo le nostre passioni, ciò che facciamo sinceramente. Purtroppo al mondo d’oggi si fanno cose per apparire, qualunque esse siano. E si perde l’essenza dell’umanità. Chi la conosce più? Per anni ho creduto che l’Aikido potesse tirarla di nuovo fuori, ma chissà, probabilmente nessuno fa Aikido davvero, ma cerca solo un palcoscenico per apparire, perciò la cosa non funziona.
Io come aikidoka ho sempre odiato apparire, ma come chitarrista mi esibisco. Strano? No: il Budo non è per il palcoscenico, la musica sì. Non è forse un po’ più coerente?