E’ inutile criptare i messaggi di posta elettronica se poi utilizziamo password con la data di nascita nostro figlio o il nome del cane. Esistono software che tentano milioni di combinazioni al secondo. Da qualche minuto o poche ore è il tempo che basta per scoprire la vostra password. Più questa è semplice, prima fanno! La pass “word” andrebbe sostituita da una pass “phrase”, tipo “Angela Merkel è l’unico capo di stato scienziato!” o qualunque frase, anche oscena, che vi rimanga sicuramente stampata in mente. Sarebbe meglio utilizzarla per accedere a un password manager, un software che genera password alfanumeriche lunghe quanto si vuole e difficilmente “crackabili”. Il software pensa ad archiviarle e utilizzarle a ogni accesso. A voi resta solo l’incombenza della passphrase per accedere ad esso. Tra i migliori c’è Bitwarden, che oltre tutto è anche open source = gestito da una comunità che ha lo stesso intento, quello per cui sto scrivendo. Già fa tantissimo nella versione gratuita, compreso sincronizzarsi su tutti i dispositivi che usiamo, così da avere le nostre password a disposizione comunque. Se vogliamo più opzioni e più sicurezza costano solo 10 dollari l’anno!
Ridurre il profilo
L’ideale sarebbe utilizzare Linux, almeno per tutto ciò che riguarda Internet o le attività online più delicate. Lo si può anche installare su virtual machine (VM) da lanciare dal proprio sistema operativo, su qualunque computer sia abbastanza potente da permetterlo. A questo è ottima l’applicazione gratuita e open source di Oracle VirtualBox.
Poi sarebbe bene cancellare quando possibile gli account di posta Gmail, Outlook, Yahoo, ecc. Tutti questi sistemi offrono anche spazio cloud per archiviare le nostre informazioni in modo da potervi accedere da qualunque dispositivo. Google Drive, iCloud di Apple, Dropbox, One Drive di Microsoft, non offrono alcuna garanzia che i nostri dati restino privati. Una alternativa Open Source e sicura è Nextcloud.
Si dovrebbe smettere di usare Facebook, anche cancellare l’utenza. E’ la piattaforma che più ci espone a tutto questo, assieme al motore di ricerca Google. Io non lo uso più e sto limitando moltissimo la mia attività su Facebook e i social in genere, che meno si utilizzano, meglio è. E’ importante limitare al massimo l’espressione delle opinioni sui social, ma anche i like, le reazioni che ci chiedono e che invece sono alla base dell’uso di queste piattaforme. Non sto dicendo che non dobbiamo esprimere le nostre opinioni; suggerisco caldamente di non farlo su piattaforme social, a meno che questo non fosse il vostro mestiere. Sono piattaforme che ci sono state offerte gratis per controllarci, per tenerci d’occhio e per guadagnare dai nostri comportamenti.
Non è facile, né sempre possibile. Ad esempio, per me è impensabile fare a meno di YouTube, da cui ricavo una mole impressionante di informazioni (comprese quelle che mettono in guardia sui pericoli di internet). Tutte le alternative a YouTube sono orribili e non offrono certo la quantità di contenuti enorme disponibile su di esso. Quello che si può fare è legare a Youtube un nostro account Google con nome falso e con meno informazioni personali possibili, disabilitando qualunque opzione nella configurazione della privacy che possa aumentare l’inevitabile tracciamento. Come anche per i servizi di streaming tipo Netflix, evitare gli autoplay e ignorare i video suggeriti per continuare ad utilizzare la piattaforma: scegliamo noi, da soli, nei limiti del possibile, cosa e quando.