Ciò che diffuse i computer nelle case fu l’esplosione dei computer a 8 bit, commercializzati come computer per la famiglia, per la casa, per il gioco, ad un prezzo relativamente contenuto.
I primi furono gli Atari 8-bit, una serie di home computer a 8 bit prodotti e commercializzati da Atari tra il 1979 e il 1992. Erano basati sul processore MOS 6502 di MOS Technology e dotati tutti di un hardware di base comune, davvero rivoluzionario per i tempi. Tali computer erano, infatti, i primi in assoluto a essere basati su un set di coprocessori personalizzati che sgravavano la CPU dalla gestione del video e dell’audio.
I modelli furono annunciati nel 1978 come 400 e 800, anche se non furono diffusamente commercializzati prima di novembre 1979. I nomi dei modelli si riferivano alla quantità di memoria, 4 kB RAM nel 400 e 8 kB nell’800. Quando il prezzo della memoria iniziò a scendere, le macchine furono rispettivamente fornite con 8 kB e 16 kB. Gli Atari 400 e 800 ebbero un grande successo commerciale: in effetti furono i leader del mercato nel periodo 1980-1982, superando anche gli Apple II.
Ma il gigante tra i computer a 8 bit doveva ancora venire. Nel 1980 Commodore commercializza una sorta di versione economica del Commodore PET, il VIC-20, progettato da Bob Yannes. VIC era l’acronimo di Video Interface Chip ed il 20 era solo un numero a caso.
Fu un grande successo. Il VIC-20 era venduto non solo dai negozi di informatica, ma anche attraverso centri commerciali come Kmart; unitamente ad una efficace campagna pubblicitaria, per la quale la Commodore ingaggiò William Shatner per la realizzazione di alcuni spot televisivi. Ciò fece sì che il VIC-20 fosse il primo computer della storia a raggiungere il milione di unità vendute, di cui 800.000 solo nel 1982, notevoli se paragonate ad esempio alle 700.000 raggiunte dall’Apple II in tutto il periodo 1977-1982.
L’hardware del VIC-20 era basato sul MOS VIC – che gestiva sia la grafica che il sonoro – e sulla CPU MOS 6502, con una memoria ROM di 20 kB espandibile, contenente sistema operativo e interprete BASIC, memoria RAM di 5 kB, di cui 3,5 kB disponibili per la programmazione in BASIC in versione 2.0.
La società MOS Technology Inc. di proprietà della Commodore International iniziò presto a progettare un nuovo chip dalle stupefacenti caratteristiche grafiche e sonore, il 6510. Sarebbe stato il cuore dell’evoluzione del VIC-20: il Commodore 64. Il presidente della Commodore, Jack Tramiel, aveva previsto ampi margini di guadagno sia perché il costo di costruzione ammontava a soli 135 dollari al pezzo, sia perché il lavoro di progettazione per i chip sarebbe durato relativamente poco tempo e ultimato entro novembre 1981.
Nell’agosto 1982 è incominciata la vendita al dettaglio del Commodore 64 negli Stati Uniti con un prezzo di lancio di 595 dollari. Il Commodore 64 venne inizialmente costruito usando lo stesso chassis del VIC-20 al fine di mantenere bassi i costi di produzione, poco dopo venne dotato di una propria struttura, simile a quello del VIC 20 ma di diverso colore. Il C64 fronteggiò una vasta gamma di macchine concorrenti già appena dopo l’apparizione sul mercato; negli Stati Uniti d’America i più grandi concorrenti furono l’Atari 800 e l’Apple II. L’Atari 800 era molto simile nell’architettura, ma era molto costoso da costruire, mentre l’Apple II non poteva più competere con l’hardware del C64, anche se la sua espandibilità a slot interni rimaneva una caratteristica assente nel C64. Nel Regno Unito i concorrenti principali del C64 erano l’Amstrad CPC e soprattutto lo ZX Spectrum prodotto dalla Sinclair Research Ltd; quest’ultimo, distribuito qualche mese prima del C64 e venduto a quasi metà del suo prezzo, in un primo momento registrò un maggior numero di vendite ma alla fine non riuscì a fronteggiare le vendite della macchina della Commodore.
Ideato con il nome in codice ZX82 (o ZX81 Colour) venne commercializzato come ZX Spectrum, con il quale si voleva sottolineare la possibilità di visualizzare immagini con un ampio spettro di colori, un’innovazione rispetto agli ZX80 e ZX81, poiché i due computer precedenti non disponevano né di suono né di colore. La nuova macchina fece il suo esordio alla fine del 1982 in due versioni, rispettivamente con 16 kB e 48 kB di memoria RAM. Le caratteristiche che attiravano di più gli acquirenti erano il prezzo e la linea essenziale, risultati ottenuti concentrando molta dell’elettronica in un solo chip di tipo uncommitted logic array, prodotta su commissione dalla Ferranti.
Sebbene fino alla prima metà del 1983 lo Spectrum dovesse essere acquistato direttamente in Inghilterra, il computer fu venduto in milioni di unità, principalmente in Europa, e riscosse immediatamente un notevole interesse. Le prime crisi settoriali dopo il natale del 1984 e la concorrenza, soprattutto del Commodore 64 e dell’Amstrad CPC 464, compromisero solo in parte la sua quota di mercato.
Il C64 utilizzava come microprocessore il MOS Technology 6510, con 64 kB di DRAM e 20 kB di ROM con il KERNAL e con interprete BASIC in versione 2.0, mentre la grafica e il sonoro disponevano ognuno di un processore dedicato: il video era gestito dal MOS VIC-II e l’audio dal MOS SID. Poiché il processore 6510 poteva utilizzare un metodo di indirizzamento capace di gestire 64 KB di memoria in tutto, 20 kB della RAM erano nascosti dalla ROM. Un registro permetteva di mappare in memoria la RAM nascosta escludendo la ROM, cosa molto utile nei programmi assembly che non avevano bisogno dell’interprete BASIC. Il C64 poteva essere collegato alla presa per l’antenna di un comune televisore.
La chiave del successo del C64 furono le aggressive tattiche di marketing, che, come per il suo predecessore VIC-20, portarono a venderlo nei grandi magazzini, nei discount e nei negozi di giocattoli, oltre che nella rete di rivenditori autorizzati. Questo, insieme con una grandissima disponibilità di software e in particolare di videogiochi, consentì alla macchina di competere con le console per videogiochi. Il successo del C64 contribuì anche in modo significativo all’uscita di scena della Texas Instruments dal mercato degli home computer, dopo aver prodotto TI-99/4A. Inoltre grazie alle sue avanzate potenzialità grafiche e sonore, il C64 ha dato un importante contributo alla nascita della sottocultura informatica conosciuta come “demoscene”.
Se i computer sono entrati nelle case di tutto il mondo lo si deve al Commodore 64 e ai suoi concorrenti, che offrendo una varietà di videogiochi hanno spinto i giovani a dotarsi di computer, computer che per funzionare andavano programmati, contribuendo così anche alla diffusione delle cultura informatica.
(Fonte: Wikipedia)