Quando iniziai a praticare Aikido nel 2001 avevo ben 36 anni. Non avevo un passato nelle arti marziali, nessuna previsione di crescita particolare. Mi piaceva e basta. Mai avrei pensato di poter arrivare alla cintura nera, figuriamoci ad insegnare! All’età che avevo allora molti prendono il 4° o 5° dan. Ero chiaramente un nessuno dell’Aikido e continuo a sentirmi così. Però…
“Un buon esempio di diminuzione della propria importanza personale fu Ulisse. Quando capitò tra le grinfie di Polifemo, il destino di Ulisse sembrava segnato: Polifemo era un gigante feroce e antropofago, d’origine divina, e ben consapevole della sua superiorità, a giudicare dal nome, Polyphemos, cioè «uno che fa molto parlare di sé». Oggi diremmo: uno che è davvero qualcuno.
Ulisse ribaltò completamente la situazione, trasformando il vantaggio di Polifemo in uno svantaggio decisivo. «Io sono nessuno», gli disse. Il messaggio era chiaro: «Tu sei soltanto un gigante, e perciò ti comporterai come tale; io invece non ho ruoli, e perciò non ho limiti: posso intuire, inventare, diventare, tentare qualsiasi cosa».
Ma Polifemo non lo capì, e si sa come andò: Ulisse riuscì ad accecarlo, cioè a liberarsi del suo modo di vedere il mondo. È un racconto attualissimo. Oggi, Polifemo è ciò che il mondo vuole che si diventi: un qualcuno egoista, che parla solo di sé e che si è incastrato in qualche ruolo sociale preciso.”
Non so perché, quando ho letto queste parole dell’autore Igor Sibaldi mi sono sembrate adatte al mondo dell’Aikido. Sono riferite al mondo di oggi, quindi, essendone l’Aikido inevitabilmente lo specchio, è ovvio che siano adatte ad esso. Ma mi sono rivisto io, un nessuno dell’Aikido che magari ha dalla sua parte il vantaggio di potersi muovere più liberamente, perché non ha bisogno di mantenere un ruolo, un contegno, una linea obbligata di comportamento. Sono libero di fare, inventare, decidere.
Non ho una “posizione” tale per cui facendo un certo tipo di scelte rischierei una brutta figura o cose simili (e neanche me ne importerebbe se l’avessi). Proseguo per la mia strada (o via?) non per punto preso, ma solo perché così mi diverto, così mi piace, così ritengo giusto e opportuno per me. Se qualcuno vuole seguirmi è liberissimo di farlo ed avrà da me tutto l’aiuto che posso. Ma sarà libero (o in dovere) di cercarsi la strada propria appena possibile. Un giorno, alla domanda “con chi ti alleni?” risponderà: “con te”. Domanda di riserva: “chi è il tuo maestro?” Risposta obbligata: “nessuno”.
Egoisti che parlano solo di sé ce n’è tanti in questo mondo e di riflesso anche in Aikido. Spero di non cascarci anch’io, ma già il fatto che sia qui a scriverne dovrebbe tenermi bene all’erta.
E se questo potesse portare qualcun altro a cambiare il modo di vedere le cose sarebbe davvero bello…