Invece la mia si scordava eccome! Ma in realtà volevo dire che non la dimenticherò mai e mi piacerebbe averla ancora per ricordo dei bei tempi andati. Sto parlando della mia prima chitarra elettrica, regalatami dai miei genitori poco prima che compissi 15 anni.
Ne avevo 11 quando ho cominciato a suonare seguendo mia sorella di 9 che sperimentava con una vecchia chitarra spagnola, una Framez del 54, credo, che mio padre aveva comprato usata da giovane. La utilizzava a quel tempo il suo fratello più piccolo (10 anni più giovane) a casa sei nostri nonni. Quando il giovane zio ci vide interessati, ci insegnò i primi 4-5 accordi e da lì cominciammo a sperimentare. La vecchia e malandata chitarra ci massacrò i polpastrelli! Dopo un paio di anni mio padre ci regalò a sorpresa una chitarra classica della Eko dal costo di ben 25 mila lire! Cominciammo a suonare con gli amici, ma tutti volevano suonare la chitarra, di chitarristi, si sa, c’è sempre stata inflazione. Per trovare un posto mi impegnai ad imparare i primi assoli. Ebbi l’idea di consigliare a mia sorella di imparare invece a suonare il basso e togliemmo due corde alla vecchia Framez accordando le rimanenti un’ottava più in basso: vi lascio immaginare… 😉
Mio padre corse ai ripari quando si avvicinava il mio 15° compleanno e decise di regalarci un basso elettrico, una chitarra elettrica ed un solo amplificatore per entrambi…
Per qualche motivo la mia idea di chitarra elettrica derivava dalle immagini dei Beatles, quindi si trattava di chitarre semiacustiche, non “solid body”. Ne aveva una simile un amico e quindi ero convinto che la mia chitarra elettrica sarebbe stata così. Poi qualcuno mi parlò della Fender Stratocaster. La vidi esposta in un negozio a circa 1 milione di lire, grigio metallizzato, con mascherina nera e tastiera in palissandro. Impossibile…
Quando arrivò il momento di acquistare la mia prima chitarra elettrica il negoziante mi sorprese provocandomi un tuffo al cuore: mi mise tra le braccia una chitarra del tutto identica alla Stratocaster, con pesante corpo in frassino, con le belle venature di legno ben visibili, tastiera in acero e mascherina bianca con adesivo “Di Marzio Powered” che mi fece credere che quello fosse il marchio della chitarra (sulla paletta non c’era nessuna serigrafia”. Era bellissima… -> 320 mila lire…
Mio padre mi disse di guardarla ancora un po’ perché era tutto quello che avrei potuto farci. Invece, dopo lunghe discussioni chiusi nell’ufficio, mia madre venne fuori con un sorrisone dicendomi: “E’ tua…”. Non credevo alle mie orecchie! Per il costo di quella chitarra ci portammo a casa un piccolo amplificatore e un basso Melody ad imitazione del Gibson L9S Ripper. La mia Stratocaster invece era una imitazione made in Italy (probabilmente anch’essa della Melody) di quelle prodotte dalla Fender nel periodo CBS, esattamente nel 1972-74 e nel 77; il modello del 79 era del tutto simile ma montava dei pickup Di Marzio neri. Da come me li ricordo io, la mia montava dei Di Marzio DSD (Super Distortion) color crema: davvero degli ottimi pickup in ceramica, se erano proprio quelli. Insomma, ero il 15enne più felice del mondo. Avevo una chitarra da sogno, non vedevo l’ora di provarla!
Invece tutto questo accadde mentre eravamo in partenza per una settimana di vacanze al mare, dove mi annoiavo a morte regolarmente ogni anno, e passammo per casa solo per lasciare i nuovi strumenti e via. Non ebbi il tempo neanche di collegarla. Passai la più brutta settimana di mare della mia vita: già mi annoiavo in spiaggia e a passeggio la sera, poi aggiungiamo che il mio nuovo “amore” mi attendeva a casa…
Quando rientrammo, ironia della sorte, facemmo molto tardi, era quasi mezzanotte, non si poteva certo suonare! Vi lascio immaginare come fu la mattina dopo (e come dormii). Da quel giorno non mi staccai più dalla chitarra elettrica per anni. Suonavo ogni giorno diverse ore, cercando di imitare i miei idoli. Non era facile, non c’era certo Internet, oggi fonte inesauribile di risorse per imparare. C’era qualche rarissimo video che passava la TV ed i consigli degli amici più grandi. Presto comprai un pedale con distorsione e volume/wah. Dopo qualche anno facemmo amicizia con un batterista e cominciammo ad affittare sale prova per registrarci mentre suonavamo. Avevo poco più di 20 anni ed ero studente universitario. Non facemmo mai niente di più di questo. Ci restano i ricordi registrati in cassetta negli anni 80. La bella simil-Strato è stata consumata: aveva i tasti consumati e diverse imperfezioni del manico, tipiche in una chitarra economica. Era impossibile regolarla, il manico non permetteva più di tanto ed aveva anche una frattura lungo il dorso, dovuta a diverse cadute. Mi dissero che non valeva la pena spendere soldi su una chitarra di così poco valore. Mi spiegarono che i pick-up Di Marzio erano molto buoni, aveva un bel suono infatti, ma era sempre scordata… Molto più avanti scoprii che anche le vere Stratocaster erano famose per i difetti del loro manico.
Dopo la laurea ebbi l’occasione di lavorare in un grosso negozio di strumenti musicali di Roma che era anche importatore, a quel tempo, di un marchio a me sconosciuto (era relativamente nuovo): Paul Reed Smith. Producevano chitarre di qualità elevatissima che andavano attorno ai 4-5 milioni. Era la chitarra di Santana. Impossibile…
Ma c’erano anche le PRS ispirate alle Stratocaster: due single-coil Seymour Duncan ed un humbacker al ponte al posto del classico single-coil inclinato, meccaniche Schaller e tremolo PRS, oggi leggendario. Il suo manico e la sua tastiera erano di fattura impeccabile a detta di tutti. Un esemplare giaceva nei magazzini del negozio di strumenti musicali dove lavoravo. Il negozio aveva subito anni prima un allagamento e la PRS in questione aveva il corpo con delle venature leggermente visibili: i legni dovevano essersi “mossi” per l’umidità. Non è una bella cosa da sapere di una chitarra che pensi di acquistare.
Ma il prezzo era molto invitante, davvero meno degli oltre 2 milioni necessari per comprarla al negozio, ma chi l’avrebbe mai presa a quel prezzo con quelle venature? Io però avevo la possibilità di tenerla a casa in “visione” per due settimane e lo feci. Nel frattempo valutai pure la Fender Stratocaster, che potevo acquistare internamente a prezzi molto vantaggiosi. Ero in “fissa” all’epoca per quella rossa con pick-up Lace Sensors e ponte Floyd Rose. La provai in negozio pensando di portarla a casa per confrontarla con la piccola PRS. Non lo feci: rimasi malissimo della pessima sensazione che dava il manico rispetto alla PRS a cui mi stavo ormai abituando. A malincuore abbandonai il sogno di gioventù e acquistai la ormai mitica PRS EG4 Bolt-on rosso ciliegia per sole 780 mila lire dopo aver verificato presso un liutaio che non mi avrebbe dato problemi e che i danni non erano seri!
Ero felicissimo della mia Paul Reed Smith. Fu un grosso affare, un ottimo rapporto qualità/prezzo. I suoni sono una via di mezzo tra Stratocaster e Les Paul. Un purista lamenterebbe che non è né l’una, né l’altra, ma è proprio la versatilità che serve a me, che non posso certo permettermi una chitarra diversa a seconda del brano che suono!
Ma nei miei ricordi la vecchia strat in frassino resterà sempre indelebile. Ho deciso che, appena potrò, cercherò una Fender Stratocaster vera, made in USA, in ricordo della mia prima chitarra; il corpo in frassino sarà difficile. Il manico dovrà essere in acero. La Fender offriva nella serie American Standard dei primi anni 2000 un modello in frassino molto simile. Ma forse io opterei per la serie American Vintage degli anni 50, che ha manico in acero ma come corpo offre il più classico Sunburst in ontano o il Sienna Burst un po’ più simile alla imitazione che avevo io. La mia chitarra elettrica è un ricordo fondamentale della mia gioventù: mi rappresentava, mi caratterizzava, mi proteggeva, era un rifugio, un’ancora.
Negli ultimi anni ho cercato di rivalutare il mio passato, che una volta giudicavo noioso ed insignificante. Nella “ricerca del bambino perduto” nel profondo di me stesso ho cercato di riprendere contatto con certi ricordi allo scopo di valorizzarli come all’epoca non facevo (gran parte d questo sito serve allo scopo). La bella imitazione Stratocaster è senz’altro uno di quelli più importanti.
Si scordava sempre, anzi, non era accordabile, ma non la scorderò mai…