Quando ci si prende la responsabilità di un corso di Aikido ci si affeziona molto a chi decide di allenarsi con noi. L’Aikido ha la capacità di mettere in relazione le persone in modo molto speciale. Il risultato è un legame intimo tra praticanti, ad un livello diverso di quello che si sviluppa tra compagni di palestra o di squadra, o tra colleghi di lavoro. Non dico che si diventi tutti amici, ma certamente si è compagni di un percorso molto particolare, intimo direi, di sviluppo del potenziale umano, un percorso in cui il responsabile del corso è solo un po’ più avanti ma è comunque sulla stessa strada.
Per chi organizza il corso però le cose sono un po diverse. Nei confronti di coloro che hanno scelto il suo dojo per praticare Aikido con lui, nasce un legame particolare, un po’ simile a quello che c’è tra padre e figli, con le dovute differenze, ci mancherebbe. Sicuramente subentra una sorta di istinto paterno, per cui se qualcuno dei praticanti lascia il dojo, una piccola quantità di sofferenza è inevitabile.
Quando ero io allievo non mancavo mai di preavvisare il responsabile qualora fossi stato forzato a saltare un allenamento. La considero una forma di rispetto, ma probabilmente già ero lanciato inconsciamente verso un futuro di insegnamento, e mi immedesimavo nel responsabile del corso. Oggi chiedo sempre a chi si allena con me di avvisarmi in caso di assenza. Con la tecnologia comunicativa che abbiamo a disposizione non vedo che problema ci sia, a meno di emergenze dell’ultimo secondo.
Eppure non sono molte le persone che si preoccupano di avvisare.
Non dico che me la prenda ma, specialmente nei casi in cui si prevede una lunga assenza, sarebbe opportuno avvisare. E mi sentirei anche in diritto di avere delle spiegazioni, ma non certo per motivi di rispetto dovuto: se c’è qualcosa che non va nel rapporto con la pratica, con gli altri, con me, con la struttura ospitante, io lo devo sapere. È mio dovere fare il possibile per correre ai ripari. Se ho fatto degli errori devo saperlo, altrimenti come potrei mai correggermi e non riperterli in futuro? Invece spesso accade che qualcuno decida di saltare, che so, un intero mese per validissimi motivi che non sto certo a discutere, ma fa perdere le tracce. Vi assicuro che rimanere nel dubbio che la persona assente stia male, abbia avuto un incidente, si sia infortunata senza avermelo detto, che abbia litigato con qualcuno nel dojo, che la abbia offesa io inavvertitamente, non è una bella cosa.
Anche nel caso in cui chi si assenta lo facesse perché ha scoperto che non gli piace l’Aikido, il dojo, perché si trova male con gli altri o con me, per quale motivo non dovrebbe farmelo sapere? Che male c’è? Mica l’Aikido deve piacere a tutti?
Qualcuno potrebbe dirmi che non sono il suo genitore e non è tenuto ad avvisarmi. E’ vero, ma solo in parte: l’allenamento del giorno dipende molto da chi è presente in quel momento, viene affinato man mano che si svolge in base alle reazioni, agli stimoli, indotti da chi è presente quel giorno. Insomma, non si svolge sempre allo stesso modo, se vi fossero persone diverse, l’allenamento sarebbe diverso – personalmente non preparo mai a tavolino l’allenamento, semmai è possibile che parta con una certa idea; poi mi ispiro alle sensazioni che provo durante la pratica, sicuramente basandomi su chi è presente per iniziare. Quindi, sapere con un leggero anticipo chi ci sarà, in qualche modo aiuta. Ma non è questo il motivo principale. Ammesso e non concesso che possa accadere che nessuno dei praticanti sia presente in un dato giorno, mi sembra ovvio che qualunque responsabile di corso avrebbe piacere di saperlo, organizzandosi la serata di conseguenza, specialmente se si tratta di qualcuno con famiglia, che già ha un bel daffare per tenersi libero le due o tre sere in cui ha l’allenamento.
Ma la cosa più importante è il diritto di chi organizza un corso di sapere se l’assenza è occasionale o motivata da qualche problema più o meno serio. Si vuole smettere di praticare? Bene, qual’è il problema? Basta dirlo! Perché non farlo? Non vi interessa più l’Aikido? Preferite un’altra attività? Perché sparire e basta? Cosa costa un sms, una email, un messaggio su Facebook?
L’importante è che l’organizzatore sappia. Ne ha diritto. Anche se il motivo è l’organizzatore stesso, che magari non vi sarà piaciuto. Anche se avete capito che preferite andare in un altro dojo. Sono tutte scelte legittime, ma vanno comunicate a chi per un periodo seppur breve si è preso cura di voi tentando di trasmettervi come l’Aikido possa farvi davvero bene. Ci possono essere svariate altre motivazioni: una relazione sentimentale che vi prende tutto il tempo, un cambio di orario di lavoro, una trasferta di lavoro, un periodo difficile a scuola o nella vita (anche se questo sarebbe un ottimo motivo per praticare, invece). Problemi economici? Magari è un po’ più difficile comunicare questa pur comprensibile motivazione. Se proprio non volete dire il motivo, avvisate che non verrete più. Non ci rimarrà male nessuno, cosa che invece potrebbe succedere se spariste senza lasciare traccia…