Le mani e i piedi sono le parti del nostro corpo che ci permettono di essere in contatto con il tappeto (i piedi) e con il partner (le mani).
E’ importante analizzare il loro comportamento e soprattutto trovare un parallelismo tra il lavoro dei piedi e quello delle mani.
Possiamo dividere la mani in senso longitudinale in due parti.
Il mignolo e l’anulare rappresentano la parte che chiameremo “la mano della forza”, mentre il medio e l’indice saranno “la mano della precisione”.
Va da sé che la mano della precisione deve essere forte e la mano della forza deve essere precisa.
Su katate dori, ad esempio, se voglio mantenere il partner con di me, utilizzo il dito mignolo; questo porterà ad una contrazione del mignolo di uke che gli farà seguire il mio impulso.
Quando uke “attacca” tori con shomen uchi, il contatto avviene con il bordo esterno dell’avambraccio: l’ulna, prolungamento del mignolo, la “mano della forza”.
Non si può in alcuna situazione ricevere un colpo con il bordo interno del braccio: il radio, prolungamento dell’indice e del pollice, la “mano della precisione”.
Questo contatto “forte” dovrà subito divenire “preciso”.
Non solo non dovrà fermare l’attacco ma dovrà inoltre permettere a tori di utilizzare la “mano della precisione” al fine di guidare uke.
Esiste evidentemente una fusione tra le due “mani”.
Una “mano” non può avere la forza e la precisione se la sua azione non si armonizza in ogni istante con l’altra “mano”.
Per i piedi è presente la stessa analogia che per le mani. Si può dividere il piede due parti: il “piede della recezione” (da “recepire” – n.d.t.), le tre dita più piccole, ed il “piede della propulsione” le prime due dita.
Ciò implica che quando saremo fermi avremo il peso sulla linea esterna dei piedi.
Potremo quindi basculare verso la linea interna dei piedi per permettere al corpo di spingersi in avanti.
Quando i praticanti da fermi si ritrovano il peso sull’alluce, non possono più andare avanti e soprattutto hanno un sovraccarico al livello dei legamenti interni del ginocchio, che porterà a problemi articolari.
Ci renderemo conto che la pratica, va al di là di migliorare la “difesa personale”,
soprattutto deve tendere a migliorare la vita, il futuro dei praticanti.
Io penso che dobbiamo, attraverso la tecnica, dare intelligenza al corpo.
E’ in questo che l’aikido è efficace.
Possiamo trovare una similitudine nell’esercizio di “shin kokyu” tra il lavoro delle mani e il lavoro dei piedi.
Un aiuto alla respirazione: gli arti superiori (attraverso le mani) aiutano la respirazione scapolo-toracica, come gli arti inferiori (attraverso i piedi) aiutano la respirazione pelvica.
Quando abbiamo il bordo radiale in contatto con uke, è importante essere in appoggio sul bordo esterno dei piedi al fine di trovare l’armonia “alto-basso” del corpo.
Quando guidiamo uke con la mano della precisione è evidente che saremo sul “piede della propulsione”.
Philippe Gouttard
9 novembre 2006
Traduzione dall’originale in francese di Pasquale Robustini
Revisione di Marco Carboni