I Re del Blues

Tratto dal periodico Axe n.86, Marzo 2004 © Edizioni Palomino

Riley B. King, Albert King e Freddy King: è facile accomunarli, pensando al blues, a causa della condivisione di un nome che, in realtà, non è affatto casuale.Tutto, a questo proposito, nasce da Riley, l’unico il cui cognome sia davvero King e il primo ad avere successo con le sue incisioni, cosa che ha ispirato Freddy Christian e Albert Nelson a spingere la loro ammirazione al punto di assumere come artisti, l’uno senza sapere dell’altro, il cognome del loro eroe. A saldare insieme in un vero triumvirato del blues i tre chitarristi, contribuiscono, poi, le dichiarazioni e le evidenze…

Tratto dal periodico Axe n.86, Marzo 2004 – Riproduzione vietata © Edizioni Palomino

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La Genesi delle Catene Montuose

geo-IpsograficaLa superficie del nostro pianeta presenta notevoli variazioni di quota. In effetti circa i ¾ sono ricoperti dall’acqua dei mari il cui livello medio è stato convenzionalmente scelto come riferimento per le quote della superficie. L’analisi statistica delle elevazioni della superficie terrestre ci fa notare qualcosa di interessante: la percentuale maggiore delle quote si attesta intorno a due valori particolari che sono il livello medio dei fondali oceanici (circa –3790) e quello medio delle terre emerse (intorno agli 840 m).

Sul relativo grafico di distribuzione percentuale delle aree rispetto alle quote, detto “curva ipsografica”, si può notare che le porzioni di superficie che raggiungono le quote minime ( i circa –11000 m della Fossa delle Marianne) e quelle massime (gli 8850 m del Monte Everest) sono una frazione molto piccola del totale.

In poche parole le catene montuose sono quasi un’eccezione, così come le fosse oceaniche, sulla superficie della Terra. Esse si presentano in cosiddette fasce, notevolmente più sviluppate in una direzione che nell’altra. Ma cos’è che le tiene in piedi a quote così eccezionali rispetto alla maggior parte delle terre emerse?

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Vi spiego i terremoti…

Titolo un po’ altisonante. Vi spiego i terremoti. Ma chi credo di essere? Beh…. sono un geologo, conosco il problema. Se volete sapere di infarti chiedete a un cardiologo, no? Se vi perde il rubinetto chiamate l’idraulico, non il cardiologo. O sbaglio? Il geologo sa di terremoti. Deve. Per forza. Anche se non se ne occuperà in carriera, deve conoscere bene il fenomeno, fa parte di una parte consistente dei suoi studi universitari. Quindi, per formazione accademica sa benissimo che si tratta di un fenomeno del tutto naturale su cui l’uomo non ha la benché minima influenza. E’ dovuto al fatto che la litosfera terrestre (l’involucro roccioso più superficiale del pianeta) è suddiviso in una serie di placche e microplacche; lungo i loro margini è distribuita la maggior parte dei terremoti perché le placche si muovono una rispetto all’altra. Ed enormi blocchi di roccia che “si strofinano” l’un l’altro fanno un bel casino. Il “casino” sono i terremoti: roccia che si spacca e l’energia rilasciata al momento della rottura si propaga in tutte le direzioni sotto forma di onde sismiche, oscillazioni del corpo roccioso che coinvolgono pure la superficie su cui noi viviamo. Sono onde del tutto simili a quelle generate da un sasso gettato in acqua (ma non sono solo quelle – è solo per rendere l’idea).

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Terremoti a Roma

Roma è stata colpita in passato da terremoti. Ci sono le prove anche sui monumenti, a partire dal Colosseo, oltre che testimonianze d’epoca. A livello generale, non mi preoccuperei molto del “se”. L’Italia è una zona sismica, c’è poco da fare. E i terremoti sono un fenomeno naturale, inevitabile. Sono diventato geologo con una tesi su delle strutture geologiche nelle immediate adiacenze di Roma. L’idea del relatore partiva da lineamenti morfologici (delle “incisioni” lineari visibili da satellite – non c’era Google Earth ad aiutarci) che in direzione nord sud sembravano poter interessare l’area della capitale. La domanda era: corrispondono a strutture sismogenetiche, cioè in grado di generare terremoti? Così ci mettemmo a cercare tracce di eventuali faglie simili sul terreno …e le trovammo.

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Le passioni servono poi a qualcosa…

Come è evidente da questo sito, sono sempre stato una persona dai molteplici interessi. Non mi sono mai focalizzato su un solo oggetto. Ho bisogno di variare, spaziare. Per me fare sempre la stessa cosa è un po’ come essere in prigione. Chiaramente, chi concentra tutte le energie su un solo argomento ha molte possibilità di avere successo in quel campo. Io mi sono sempre autocriticato per aver disperso le mie energie su tante cose senza farne mai una davvero al meglio. Poi qualcuno mi ha fatto notare che esistono anche e pentatleti e decatleti. E’ una caratteristica personale. E al giorno d’oggi devo dire che è stata la mia fortuna…

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Riflessioni sotto quarantena

In questo momento storico siamo tutti più uniti. Un microscopico virus ci ha fatto dimenticare, anche giustamente, tanti problemi della nostra nazione (e del mondo) che da questa prospettiva di emergenza ci sembrano molto meno importanti. Prima la salute, si è soliti dire. Certamente ci sono cose più importanti di quelle di cui ci lamentiamo tipicamente per quel che riguarda l’amministrazione del nostro bel Paese. Io lamento per prima cosa la soffocante burocrazia che rallenta o blocca qualunque iniziativa, gli stipendi troppo bassi che rendono il costo della vita troppo alto, la pressione fiscale sulle aziende che dovrebbero dare lavoro con più semplicità. E chi più ne ha più ne metta…

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