Tratto dall’omonimo libro di John Stevens edito da Edizioni Mediterranee.
Come ogni sistema filosofico, l’aikido è definito da un insieme di principi fondamentali. Innanzi tutto, esso sottolinea l’importanza delle “quattro gratitudini”.
1. Gratitudine verso l’universo
È la gratitudine per il dono della vita, uno stato dell’essere estremamente prezioso e assai difficile da raggiungere. Secondo la dottrina buddhista, l’anima che trasmigra ha le stesse probabilità di reincarnarsi in forma umana quante ne ha una tartaruga cieca che emerge una volta ogni cento anni di infilare la testa nel foro di un tronco che galleggia nel grande oceano.
L’Aikido è duro lavoro – Seigo Yamaguchi
A volte un incontro può cambiarti tutta la vita. Lascia dentro di te un’impressione indelebile fino alla fine. Per me un tale evento straordinario fu l’incontro con il maestro Seigo Yamaguchi (1924-1996). Ho partecipato solo a due stage da lui condotti, di cui a quel tempo capii molto poco. Ma la sua facilità di esecuzione e la non cumune bellezza di quei movimenti accesero dentro di me un irresistibile desiderio di seguire lo stesso percorso, anche se non sarei andato poi molto lontano. Ad oggi ancora non so bene che tipo di proposito sia mai questo, ma sento dentro di me la profonda mancanza di questo insolito fenomeno che era l’Aikido di Seigo Yamaguchi.
Maestri ed Allievi
All’Aikido ci si arriva per caso. In effetti, il fatto stesso che ci si iscriva ad un dojo piuttosto che ad un altro è spesso frutto del caso e dipende principalmente dal luogo in cui esso si trova. E’ così anche per gli orari e le tariffe più convenienti. Siamo quindi ben consci di quali siano i fattori che ci portano a calcare un tatami per la prima volta. Più avanti, ogni volta che torniamo sul tappeto, le motivazioni possono essere differenti, ovvero: l’ambiente, la volontà di progredire, l’amicizia, il vedere l’affetto di un partner.
Leonardo sensei
Il giorno prima di scrivere questo articolo ho ricevuto una grande lezione di Aikido dal mio maestro.
Chi mi conosce sarà sorpreso da questa mia affermazione. Non uso il titolo di maestro, non voglio essere chiamato così e, come ho già scritto in precedenza, ritengo che una persona, per essere nostro maestro, debba avere almeno l’età per essere nostro genitore. Quindi sono nella situazione di non avere, in questo senso, maestri di Aikido, visto che chi seguo non potrebbe essere mio padre. Però, qualche anno fa ho avuto modo di scoprire che il concetto può anche essere invertito: si può e si deve imparare molto anche da chi ha l’età per poter essere nostro figlio, specie se proprio di nostro figlio si tratta.
Ukemi
Ukemi. Un gesto che in italiano potrebbe essere tradotto come rotolata. Un gesto non facile per un adulto: deve andare a terra dopo che ha passato una vita a raddrizzarsi e ad evolversi in una posizione verticale. Per un bambino, cadere fa parte dell’apprendimento, non si sente in colpa quando cade. All’inizio della sua vita sta più a terra che in piedi. Poi crescendo guadagna altezza e abilità, non cade più tanto, ma quando lo fa, il dolore aumenta con l’età e con la maggiore attività. La coscienza del dolore gli mostra che non bisogna più cadere, fa male, e dopo una caduta potrebbe perdere la sua libertà di movimento.
Intervista a Minoru Inaba (2000)
Minoru Inaba è il maggiore esponente odierno del Kashima Shin Ryu Kenjutsu, lo stile di spada giapponese studiato da molti allievi di Morihei Ueshiba, tra cui Seigo Yamaguchi. Tramite i grandi maestri francesi il Kashima è studiato molto in alcune scuole di Aikido anche in Italia, anche se appositamente adattato allo studio dell’Aikido. Il maestro Inaba studiò Aikido da Seigo Yamaguchi e lo insegna oggi affianco al Kenjutsu ai suoi allievi. Un’intervista che aiuta a capire il legame tra le due discipline e perché l’Aikiken di Christian Tissier sia una diretta derivazione del Kashima Shin Ryu (ndr).