Il mio giradischi attuale è un bel Thorens TD-160 degli anni 70 che acquistai ad un prezzo eccezionale nel 2015 a sostituire il mio storico TD-165. Dapprima ho solo coibentato il pannello inferiore con fogli bituminosi adesivi ed installato dei piedini più larghi. Ho sostituito il poggiadischi iniziale con il Funk Firm Achromat ed installato la testina Shure M97 Era IV. Ho sostituito i cavi con dei Van Damme OFC a bassa capacità, rivedendo i collegamenti a massa. Poi sono tornato ai piedini ed ai cavi originali sostituendo solo connettori RCA.
Il Thorens TD160 non teme molti confronti. Una volta ben regolato può arrivare a prestazioni eccellenti confrontabili con molti giradischi moderni. In altre parole è difficile che si faccia battere da un Rega Planar 3 (è più una questione di “presentazione” diversa) ma anche il Linn Sondek LP12 non sempre l’ha vinta contro il vecchio Thorens. Insomma, per fare decisamente meglio di un TD160 bisogna spendere un bel po’ di soldi. Ma è un tipo di giradischi che richiede attenzioni particolari.
Il mio ritorno ai dischi in vinile
A metà degli anni 80, la mia sorgente analogica era ormai limitata a un registratore a cassette, prima il vecchio Technics M7, poi un Aiwa, poi un Teac V1050, per niente eccezionale ma di tutta dignità. Il giradischi analogico aveva qualche problema di età. Non avevo buttato gli LP ma non li suonavo più. Alla fine anch’io arrivai ad acquistare un lettore CD di base e cominciai a creare la mia collezione digitale. Come molti fui incredulo quando cominciai a sentir dire e leggere di quale inganno avessero perpetrato le case discografiche e i produttori di CD ai nostri danni, convincendoci della superiorità del digitale solo per rinnovare il mercato. Ma accade in ogni campo.
Lo stesso amico che aveva acquistato il mio giradischi digitale JVC e l’amplificatore Onkyo aveva un vecchio giradischi analogico che era stato del padre. Pronto ad abbracciare qualunque nuova tecnologia, il mio amico aveva da tempo relegato a soprammobile il vecchio Thorens TD-165, un progetto del 1972, e da tempo gli chiedevo di farmi un prezzo. Quando un giorno vidi il povero Thorens buttato in un soppalco, non resistetti e gli dissi che se proprio lo doveva tenere così era meglio se lo usavo io. Quindi, per la prima volta nella vita, ottenni un po’ di Alta Fedeltà gratis. Molti anni dopo, avendo imparato molto su questo storico giradischi, pensai di provare ad acquistarne altri da riparare, mettere a punto e rivendere. Nel maggio 2015 incappai in una ottima occasione e cedetti alla tentazione: acquistai un TD-160 in ottime condizioni…
Breve storia di Thorens
La Thorens esiste da poco dopo che Edison inventasse il primo fonografo. Herman Thorens fondò nel 1883 l’azienda a St. Croix in Svizzera, fabbricando “scatole musicali” e “movimenti sonori”. Nel 1928 avevano 1200 dipendenti, calati a 800 con la crisi dell’anno dopo, e cominciarono a fabbricare motori elettrici per grammofoni. Le macchine per incisione di dischi iniziarono nel 1940 ed il primo cambiadischi arrivò nel 1943. Nel 1957 nacque il primo mitico giradischi, il Thorens TD-124. Aveva un telaio pesante e rigido ed un piatto in metallo molto massiccio. La qualità di costruzione era superba – lo stato dell’arte dell’epoca. Fu un successo. Già da quegli anni la Thorens produceva anche giradischi più economici del suo mostro sacro. Poco dopo, nel 1959, arrivò la stereofonia e tutti i modelli Thorens furono preparati a poter suonare dischi stereo. Nel 1963 la produzione fu spostata in Germania, a Lahr, nel bel mezzo della Foresta Nera, e Nel 1965 la Thorens produsse il primo giradischi a contelaio flottante e trazione a cinghia, il TD-150. La Thorens comincio così una intensa collaborazione con la vicina EMT, che fabbricava giradischi professionali. Il frutto fu l’evoluzione del TD-124, il Thorens TD-125 del 1968, con controllo elettronico del motore anziché magnetico e sempre a controtelaio flottante e trazione a cinghia. Questa tecnologia consentiva un ottimo isolamento acustico e meccanico e permetteva l’uso di basi meno complicate ed ingombranti, favorendo il successo di massa e permettendo ai giradischi Thorens, capitanati dal rivoluzionario TD-150, di entrare più diffusamente nelle case, grazie alla loro facilità di posizionamento nell’arredo medio. Il TD -150 MKII vide quindi la luce nel 1969 e nel 1973 uscirono il TD-160 ed il TD-165 come base gamma, il TD-125 MKII poco dopo.
Comparazione fra Thorens TD-160 e TD-165 – caratteristiche tecniche dei piatti Thorens dell’epoca
Confronto tra i due Thorens che ho avuto: TD-165 e TD-160 (in inglese)
Tipici giradischi a controtelaio flottante, i Thorens usano un sistema di sospensione su tre molle per isolare il telaio dalle vibrazioni ambientali ma soprattutto dal ronzio del motore. I principali concorrenti dell’epoca erano Linn, ERA, Garrard e AR. Il Thorens TD-165 era equipaggiato con braccio TP-11 e montatestina TP-60. Appena più evoluto era il TD-160, che aveva un controtelaio metallico con perno da 10 mm (il TD-165 lo ha normalmente in resina con perno da 7 mm, ma molti, come quello che avevo io, lo avevano da 10 mm) ed un braccio TP-16, a detta di alcuni più avanzato, ma per altri più problematico perché più complesso; il TP-16 aveva un contrappeso diverso ma in particolare era dotato di sistema anti-skating magnetico, mentre sul TP-11 in dotazione del TD-165 c’era un elegante sistema basato su un pesetto fissato ad un filo di nylon; per il resto sono identici.
La finitura estetica del 160 presentava una banda nera sul lato dei comandi, rendendolo immediatamente riconoscibile. Le manopole erano metalliche, mentre sul 165 erano di plastica nera. Il motore del TD-160 aveva la puleggia in plastica con frizione, cioè un sistema che frenava la rotazione del piatto una volta spento; sul TD-165 la puleggia è in plastica ma non c’è frizione, il piatto ruota fino a fermarsi per attrito o va fermato a mano. Il maggior peso del contropiatto (circa 500 g in più) metallico del TD-160 necessitava forse (?) molle più resistenti per le sospensioni. Per il resto i due giradischi si equivalgono e sono molto belli da vedere. Secondo alcuni il TD-160 è nettamente superiore dal punto di vista sonoro, secondo altri le differenze sono minime, percepibili ma non fondamentali, come il maggior senso del ritmo e il controllo sui bassi. Si ritiene che i migliori Thorens dell’epoca fossero il TD-124/125 e proprio il TD-160, che aveva una base semplificata e meno elettronica rispetto al TD-125, ma stesso piatto, braccio e motore. Il TD-160 ed il TD-165 sono direttamente derivati dal TD-150. Nel 1976 il TD-165 fu sostituito dal TD-166 solo per aggiungere la frizione al motore ed il TD-160 vide la sua prima rivisitazione nel TD-160 MKII.
Le testine che uso ed ho usato
Un Thorens anni 70 è forse il primo passo nel mondo della vera Hi-Fi che si può fare con il vinile. Se regolati bene suonano tutti una meraviglia. Il Thorens TD-165, l’entry level della ditta svizzera a metà degli anni 70, In Italia costava circa 95.000 lire. Il TD-165 fa della semplicità la sua forza: poche cose ma fatte bene. Il TD-160 è universalmente riconosciuto come un giradischi che può stare a pieno merito ancora oggi in impianti di alta caratura.
Quando rilevai il TD-165 dal mio amico, la prima cosa che feci fu acquistare una nuova testina a magnete mobile (MM). Chiesi consiglio in un negozio Hi-Fi che mi vendette una Goldring Elan per 80.000 lire, dichiarando che più di tanto era inutile spendere per quel “piatto”. In seguito sostituii i ridicoli cavetti di segnale con dei semplici cavi microfonici coassiali a bassa capacità e mi liberai anche del vecchio cavo di alimentazione.
Qualche anno dopo, sulla rete, scoprii che ben più poteva meritare un “piatto” simile. Nel 2005, ancora su consiglio del sempre disponibile Lucio Cadeddu di TNT-Audio, acquistai un fonorivelatore Grado Prestige Gold che montava – come scoprii solo 14 anni dopo – un’eccellente stilo 8MZ-V montatogli per sbaglio in fabbrica! Avendolo danneggiato e usurato senza sapere cosa fosse, nel 2010 lo sostituii con uno stilo di ricambio della Gold1, ignorando assolutamente di aver fatto un downgrade; nel 2015 acquistai – stavolta consapevolmente – lo stilo Grado 8MZ Signature ed ottenni un incredibile aumento di qualità sonora (all’epoca della Gold non ero in grado di regolare opportunamente un giradischi), paragonabile a detta di molti al suono delle testine Grado di classe superiore quali la Sonata! E con soli 100 euro! Purtroppo mi è caduto mentre lo spostavo da un corpo testina ad un altro ed il danno ne ha causato solo una brusca diminuzione di livello sonoro. Ed ora il prezzo di acquisto rasenterebbe i 160 euro… Provvederò a far riparare almeno uno dei due stili 8MZ, che meritano davvero.
Nel 2016 acquistai usto dagli USA un corpo testina Grado Signature 8MX del 1986 che montai su una headshell TP60 aggiuntiva. Al momento lo sto usando con lo stilo Grado Gold1 e con risultati eccellenti sul TD-160 in funzione nel mio impianto dal 2015, a cui ho aggiunto cavi Van Damme Silver Plated OFC con connettori Neutrik placcati oro connessi ad un eccellente pre fono Lehman Black Cube Statement, nonché un ottimo poggiadisco Funk Firm Achromat (al momento sono tornato al poggiadisco in gomma originale Thorens dopo che l’Achromat si è incrinato). Ad ognuno di questi upgrade, nell’ordine ho potuto notare chiaramente un aumento netto delle prestazioni del Thorens TD-160.
Nel 2018 sono incappato in un vecchio giradischi da buttare, non funzionante ma con una testina Shure con l’ago spezzato. Si tratta di una Me97HE, la riedizione messicana anni 80 della M97HE, testina venerata nella sua edizione più recente, la “Era IV”, appena sotto alla V15 IV nel catalogo Shure anni 70. La desinenza HE sta per iperellittico (il taglio del diamante di lettura), in contrasto a quello ellittico designato come ED in casa Shure. La versione “alleggerita”, detta Encore, è ritenuta identica alla M97, ma in realtà ha le stesse misure elettriche della M97xE e quindi una simile attenuazione progettuale delle alte frequenze. Pur con l’economico stilo Nagaoka N97ED sono rimasto comunque a bocca aperta quando l’ho sentita sul mio Thorens TD-160, in funzione dopo mesi e mesi in un cassetto! Questa serie di testine Shure (M97, V15IV, V15IV) è ritenuta da molti un riferimento per la risposta estremamente piatta tra i 20 e i 20k Hz. Alla fine mi sono convinto ed ho trovato un’ottima M97HE Era IV.
Miglioramenti futuri
La Grado 8MX è ancora migliorabile con stilo 8MZ che però al momento è danneggiato e funziona col segnale più basso. Un sicuro upgrade sarebbe uno stilo MCZ (che però va caricato diversamente tramite opportuno pre fono o con una serie di resistenze). Ad oggi la mitica Shure M97HE è la testina numero uno sul mio giradischi, con la sua risposta piatta ed il suono coproso, deciso e realistico che la contraddistingue. Non è escluso che un giorno non provi qualcosa di più moderno come la Audiotechnica AT-VM95ML.
Per molti il TD160 meriterebbe un braccio adeguato alla sua classe. Altri ritengono invece il TP16 di serie sul Thorens TD-160/145 un braccio di ottimo livello. Un classico braccio sostitutivo SME 3009 in versione versione II “Improved” ma era utilizzato a quei tempi, quando le testine avevano alta cedevolezza, al contrario di quelle odierne.
Anche i Rega RB200 o 300 non vanno male ma il problema sembra sia che, avendo una base troppo alta, sia necessaria una modifica permanente al piatto Thorens (“limare” un po’ di legno per montare il braccio Rega all’altezza giusta). Alternative si potrebbero trovare in bracci Grace o Mayware. Al momento i prezzi dell’audio analogico, compresi purtroppo gli stessi dischi, sono così esageratamente alti che non credo convenga investire ulteriormente. E diverse testimonianze a favore del TP16 anche rispetto a molti dei bracci alternativi scoraggiano il lavoro della sostituzione.
Frequenza di risonanza del sistema braccio-testina
Bisognerebbe tenere conto dell’abbinamento braccio-testina calcolando la frequenza di risonanza del cantilever, il braccetto a cui è attaccata la puntina, considerando la massa effettiva del braccio (Me), il peso della testina (Mc) e la sua cedevolezza (C = “Compliance”, indice della resistenza al peso imposto), e anche il peso delle viti, spessori, ecc. utilizzati (Mf), da inserire in questa formula:
Si ottiene così il valore in hertz di tale frequenza, che deve ricadere nell’intervallo 8 – 15 (8 – 12 per alcuni) per essere ottimale, ossia lontano dalle tipiche risonanze del piatto rotante (attorno a 4 hz) ma anche dal limite inferiore della gamma udibile (20 hz); insomma, l’ideale è attorno ai 10 hz. Nella mia situazione attuale ho il TP-16 MKI che ha massa effettiva dichiarata di 16.5 g; l’ho alleggerito di circa mezzo grammo eliminando la piastrina col logo sullo shell ed un’altra in plastica. La mia Grado Gold pesa 5.5 g (anche se è dichiarata a 6 g) ed ha una cedevolezza di 20 x10^6 cm/dyne. Considerando circa 0.7 g di viti e spessori, ottengo una frequenza di risonanza di circa 7.5 hz, purtroppo fuori dal range consigliato sebbene non presenti problemi di sorta. In effetti, ho poi acquistato il disco test di HiFi news HFN 003: la traccia di controllo della frequenza di risonanza mi dà un valore di circa 13 Hz – molto meglio! Alcuni ritengono che il disco di HiFi news abbia le frequenze sballate; in pratica significherebbe che il mio risultato sarebbe in realtà 11 Hz – perfetto! Ancora di più perché anche la famigerata traccia 9, la tortura delle testine, che le butta impietosamente fuori dai solchi, è stata tracciata senza grossi problemi! Sono davvero molto soddisfatto. Anche il corpo testina Grado 8MX attualmente in uso ha dato risultati soddisfacenti con disco test: la frequenza di risonanza misurata sembrerebbe attorno ai 9-10 Hz, quindi in realtà circa 8 Hz, al limite inferiore di quella consigliata, forse perché è montata sulla shell non alleggerita.
Dovrei cercare una testina con cedevolezza ancora minore secondo la matematica? Pare che la formula sia poco affidabile, ma c’è anche chi ritiene che gli stili della Grado abbiano una cedevolezza molto inferiore a quella dichiarata: facendo un calcolo per una Grado Gold, con una frequenza di risonanza di 11 Hz, la cedevolezza C verrebbe da 9,5 a fronte dei 20 x10^6 cm/dyne dichiarati! Potrei montare un braccio meno pesante come lo SME 3009 II Improved da 6.5 g (o alleggerire in qualche modo il mio), ma a quanto pare le Grado su trovano meglio del previsto nei bracci Thorens. Un braccio migliore il mio Thorens potrebbe anche meritarlo un giorno, ma dovrà battersela con questi lusinghieri risultati del TP-16 MKI…
Parlando di bassa cedevolezza, normalmente una testina Shure non sarebbe adatta a bracci come quelli dei Thorens anni 70 (eppure se ne trovano spesso abbinate). Oggi ho una Shure M97 Era IV con stilo Nagaoka. Il sistema di smorzamento tramite spazzolino della Shure era pensato anche per poterla accoppiare a bracci più pesanti di quelli Thorens. Con lo spazzolino smorzante abbassato, la Shure spazza via tutte le ottime prestazioni di cui sopra, esibendo un comportamento esemplare su qualunque traccia test gli si proponga! Un vero capolavoro…
Manuale del Thorens TD-160 su theanalogdept.com
Manuale del Thorens TD-165 su theanalogdept.com
Come riconoscere i vari bracci SME 3009 su analogue-classics.com
Braccio Rega modificato Audiomods su tnt-audio.com
Braccio Rega Modificato da Origin Live su tnt-audio.com
La Grado Prestige Gold1 su tnt-audio.com
La Grado Prestige Gold su needledoctor.com, su HiFi Choice e su stereophile.com
Intervista a John Grado su head-fi.org
La Goldring G 1042 MM su tnt-audio.com
La Denon DL-103 su tnt-audio.com