Credo sia importante fare alcune riflessioni su questa parte della pratica, che aiuta ad evitare infortuni e frustrazioni. La prima cosa che mi viene in mente è questo: se dovessimo praticare la nostra arte fuori dal dojo, dovremmo muoverci velocmente e con energia, senza ricorrere alla preparazione del nostro corpo all’azione.
Ed ecco un’altra storia sul riscaldamento che credo sia importante capire. E’ successo nella metropolitana di Lione. Un ragazzo di 25 anni si trova difronte a uno di quei giovani a cui piace provocare gli altri di tanto in tanto. Il primo ha esperienza di Karate, ma viene picchiato dal teppista. Quando gli hanno chiesto come fosse stato possibile ha risposto: “Aspettavo che facesse il saluto”.
Per me il riscaldamento significa: “Essere pronti a qualunque cosa: vivere, morire, vincere e perdere”. “Preparare il mio corpo ad essere all’unisono col mio spirito”. Il tempo del riscaldamento non deve essere solo il tempo per preparare il nostro corpo all’azione, ma anche il tempo che ci permette di adattarci ad una nuova situazione e di metterci in armonia con quello che siamo venuti a fare in questo posto. Il riscaldamento ci permette di diventare coscienti di noi stessi ed è ovvio che più diventiamo esperti, meno diventa importante il riscaldamento muscolare.
Il riscaldamento mi permette di mettere coscienza nel mio corpo. Ogni volta che mi muovo, scansiono il mio corpo per sentire come reagisce ogni singola parte, così posso allenarmi per essere pronto quando l’azione offusca la mia percezione di pericolo. Di solito mi infortuno quando il mio cervello non assimila il messaggio di pericolo e non riesce a trasferire ai tessuti la giusta informazione, permettendomi di trovare la reazione giusta; questi tessuti formano i miei muscoli, le mie articolazioni. Nella nostra pratica, è raro fare un movimento che vada oltre le previsioni, ma è molto frequente fare un movimento che vada oltre l’accettabile. Il riscaldamento ci permette di portare i nostri sensi a un livello che non pensavamo di poter raggiungere.
Spesso succede anche che eseguiamo il riscaldamento insieme ad un partner e la pratica è lenta e gentile. Il nostro dilemma quando pratichiamo Aikido è questo: ci alleniamo sempre in un modo che dipende da come ci sentiamo al momento, non dall’obbiettivo di vincere una gara di combattimento. La cosa ci permette di adattare il riscaldamento a seconda della situazione. Penso che il riscaldamento individuale di oggi dovrebbe essere il più duro possibile. Bisogna passare lentamente di esercizio in esercizio tra quelli che ci richiedono il maggior impegno, in modo da poter preparare il corpo ad uno sforzo imprevisto.
Infatti, a volte, decido di non eseguire affatto il riscaldamento proprio per mettere il mio corpo nell’incertezza, per cercare di capire se il mio allenamento quotidiano davvero mi permetta di essere pronto a qualunque sollecitazione esterna.
Nella nostra pratica, il riscaldamento ci mette in armonia col nostro prossimo partner. Siamo insieme ed eseguiamo semplici esercizi, accessibili a chiunque. Quindi è di grande importanza che non li si eseguano meccanicamente, perché un giorno il nostro corpo potrebbe dover pagare il prezzo di questa carenza di attenzione. Dobbiamo tenere in mente che tutti gli esercizi eseguiti durante il riscaldamento sono altrettanto importanti di quelli eseguiti con un partner. Se durante il riscaldamento non sono perfetti, quando praticheremo con il partner potrebbero diventare pericolosi per entrambi.
Per poter controllare il corpo del mio partner, è imperativo che io sappia controllare il mio senza errori. Per tutte queste ragioni, è di grande importanza passare per un riscaldamento perfetto e non eseguirlo come una routine, mettendo così in pericolo l’essenza delle arti marziali.
Traduzione dall’inglese a cura di Pasquale Robustini
Articolo di Philippe Gouttard pubblicato in inglese su GuillaumeErard.com