Quanto è conveniente seguire i sentimenti, fare scelte di cuore quando si cerca un componente HiFi? Ammetto che sia piuttosto pericoloso, l’Alta Fedeltà è una passione piuttosto costosa, anche parecchio in certi casi. Prima di spendere certe somme di denaro che ci siamo guadagnati così duramente sarebbe bene essere cauti, si dovrebbe usare la razionalità scegliendo cosa è meglio per noi. Sempre? Non necessariamente, specie quando la qualità non è certo in dubbio.
Mi piace ascoltare musica su vinile molto più che su CD o da file suonati da un PC. Ciò non ha niente a che fare con la razionalità. La razionalità dovrebbe spingermi a cercare il migliore convertitore digitale/analogico che mi possa permettere, estrarre tutti i miei CD sul mio MacBook ed utilizzarlo come ottima sorgente sonora. Ma mi perderei tutte quelle sensazioni che normalmente mi avvolgono quando mi preparo ad ascoltare musica: scegliere un disco, aprirlo, pulirlo, metterlo sul giradischi, far scendere lentamente la testina, godere della musica…
Il digitale può anche suonare meglio, se ne può discutere, ma porta via il fattore umano dall’esperienza musicale. Ho sempre trovato l’attuale mondo digitale troppo veloce per poter davvero apprezzare qualcosa. Viviamo nella fretta, scattiamo foto in fretta, ascoltiamo musica mentre facciamo altro, non abbiamo il tempo di fermarci ad ascoltare veramente. Anch’io vivo in questo mondo, è per questo che sento il bisogno di riprendermi la mia umanità alla “maniera analogica”. L’analogico è più naturale per gli esseri umani. Tutto qui. Non è razionale? E chi se ne importa…
Il mio giradischi è vecchio, è un Thorens TD-160 degli anni 70. Prima avevo la versione “entry-level” dei tempi, il TD-165. Quando avevo il TD-165 la razionalità avrebbe dovuto portarmi a spendere i miei soldi su un piatto più moderno come quelli della Rega o della Project. Ma non mi piacciono. Certo, magari avrebbero suonato davvero meglio del mio vecchio TD-165, sebbene non trovi molte differenze sonore con il tanto acclamato TD-160 che uso oggi. Non riuscivo a liberarmi del TD-165, non ci potevo far nulla. Non lo avevo pagato, lo avevo preso ad un amico che non lo utilizzava più. L’avevo messo a punto accuratamente e mi piace come suonava. E poteva ancora essere perfezionato e migliorato, così come il mio attuale TD-160. Il suo braccio di lettura non aveva la fama di essere un gran che. Avrei potuto montarne uno più moderno, come anche sul TD-160, ma la razionalità avrebbe dovuto invece suggerirmi di spendere i miei soldi su un intero giradischi più moderno. Non lo so…
Molti anni fa acquistai una testina Grado Prestige Gold per il mio Thorens. Mi era stato consigliato di scegliere tra diversi marchi e modelli ma optai per la Grado perché avevo già una delle loro cuffie, la SR-200, di cui ero molto soddisfatto. E lo sono anche della Prestige Gold.
Vedendo il suono migliorare ad ogni singolo piccolo accorgimento che prendevo sul mio Thorens, cominciai a chiedermi come avrebbe suonato una testina più avanzata. In qualche modo mi convinsi a comprare una Shure V15 III usata, una testina della stessa epoca del mio giradischi, ma nota ancora oggi come un oggetto davvero ben suonante. Ebbi alcuni problemi con lo stilo di ricambio e così mi ritrovai col dilemma di spendere ancora altri soldi su uno stilo per la Shure o tenermi la Grado o rinnovarla. Quale testina avrebbe suonato meglio sul mio Thorens?
Poi mi capitò di leggere della storia dei famosi Grado Laboratories di Brooklyn, New York. Joseph Grado (1925-2015), figlio di immigranti siciliani, cantante lirico ed uno dei due mastri orologiai americani dell’epoca, incontrò Saul Marantz ed entrò nel mondo delle apparecchiature audio. Nel 1953 cominciò a progettare fonorivelatori sul tavolo della cucina, dove nacquero i Laboratori Grado. Nel 1958 li spostò in quello che una volta era il negozio di frutta del padre. I Grado Labs sono ancora lì a Brooklyn. La ditta è stata poi presa in mano dal nipote John, ma il tavolo da orologiaio dello zio Joe è ancora utilizzato durante l’assemblaggio delle testine. Ancora utilizzano i macchinari degli inizi per fabbricare in casa tutte le parti in plastica per le loro cuffie e i loro fonorilevatori. Non credono che dei moderni strumenti robotici possano fare di meglio. I loro 17 impiegati sono come parte della famiglia. John Grado vive all’ultimo piano del laboratori con moglie e figli. John ancora lavora, assieme al figlio Jonathan, nello stesso posto dove lavorava suo padre e dove suo zio inventò le testine MC.
Quando ho visto il filmato sul loro sito web mi sono commosso. Oggi, negli Stati Uniti, c’è ancora qualcuno che ama fare le cose a ritmi umani. John Grado potrebbe diventare davvero ricco se usasse degli strumenti più moderni, se si aggiornasse al marketing aggressivo, aumentando la produzione con macchine più moderne, vendendo molto di più e facendo magari della Grado una grossa multinazionale. Ma a John tutto questo non serve. Lui ama il suo lavoro ed ama anche stare con la sua famiglia, la cosa più importante della sua vita.
Macchinari degli anni 60 ancora in uso presso i Grado Labs – da fastcodesign.com (foto di James Chororos)
All’improvviso non mi importava più di quanto potesse suonare bene una Shure V15 con uno stilo migliore. Non mi importava di una Ortofon, di una Goldring o simili. John Grado mi è piaciuto moltissimo ed anche suo figlio Jonathan sembra essere un gran bravo ragazzo. Saranno probabilmente le origini italiane della famiglia Grado a farmeli sentire così vicini? Sono stato a New York diverse volte, ho dei parenti laggiù e ci ho pure lavorato per qualche mese. Quando ho visto John Grado che parlava di cosa fanno nei loro laboratori e di come i dipendenti fossero per loro come membri della famiglia, ho avuto la sensazione di conoscerlo personalmente, lo sentivo familiare. Quando lo guardo o lo ascolto, non posso fare a meno di pensare ai miei parenti italo-americani. Non posso fare a meno di sentirmi vicino a lui. Se ho bisogno di un fonorivelatore o di un paio di cuffie non ho dubbi, comprerò i suoi prodotti.
A questo punto non c’era più bisogno di leggere specifiche tecniche o prove: sono certo che i prodotti Grado sono comunque ottimi. Altri marchi potrebbero andare meglio? Potrei spendere meglio il mio denaro altrove? Chi se ne importa? La famiglia Grado mi piace e mi piace l’idea di usare i loro prodotti fatti a mano a Brooklyn come più di 60 anni fa.
Così mi terrò stretta la Grado Prestige Gold dato che mi sono procurato un stilo più performante: il Grado Signature 8MZ. Ed ora che ci penso, tempo fa dovetti rivendere le mie cuffie Grado SR-200; cercherò di ricompramene un paio appena posso. So che dovrei fare comparazioni, ascoltare modelli diversi per fare una scelta oculata, ma stavolta sceglierò con il cuore. Oggi abbiamo bisogno di riscoprire la nostra umanità.
Qualunque sarà il braccio di lettura che utilizzerò, qualunque sarà il mio giradischi, avranno sempre in dotazione una testina Grado. E semmai tornerò ad usare delle cuffie dovranno essere delle Grado.