Purtroppo apprendo da una email di gruppo che Renato Funiciello, il mio professore di Geologia Strutturale, è venuto a mancare qualche giorno fa. Funiciello, detto affettuosamente “Funìk”, il goliardico e geniale scienziato, era stato il relatore della mia tesi a cavallo tra anni 80 e 90. Purtroppo sono venuto a saperlo troppo tardi per partecipare al funerale. Il mio ultimo ricordo è del giorno in cui, alla fine della mia collaborazione col Dipartimento di Scienze Geologiche dell’Università di Roma Tre, di cui all’epoca era il direttore, andai a salutarlo nel suo ufficio. Mi diede una copia del suo libro The Seven Hills of Rome con una breve dedica che conservo con affetto.
Quando ero studente dei primi anni di geologia all’Università La Sapienza di Roma, giravano voci di un importante professore che aveva avuto un grave incidente stradale ed era in coma, grave. Tempo dopo si seppe che era sopravvissuto dopo una complicata operazione lunghissima. Era proprio Renato Funiciello. In seguito fu pure intervistato per la sua esperienza di pre-morte in cui ha visto dall’esterno al sua operazione.
Funiciello era uno scienziato dalla cultura geologica impressionante. Ha avuto una carriera insolitamente diversificata, partito come petrografo ha insegnato persino Micropaleontologia (considerati settori opposti!), si è occupato di Geochimica per finire poi alla Geologia Strutturale di cui è un precursore in Italia, dove anche ai miei tempi di studente era considerata una “materia nuova”! Negli anni 70 era Principal Investigator della NASA per i progetti Apollo per cui ha analizzato campioni lunari.
Tornò a tenere la sua cattedra di Geologia Strutturale in tempo perché potessi frequentare il suo corso. Era il 4° e ultimo anno di frequenza per il vecchio ordinamento a Geologia. Il corso del professor Funiciello era l’unico che mi interessava visceralmente. L’anno prima i due corsi tenuti dal prof. Maurizio Parotto, grande amico di Funiciello da quando erano studenti, Geologia e Rilevamento Geologico, mi avevano fatto letteralmente innamorare della Geologia. Nel 4° anno erano previsti corsi di Geologia tecnica che non mi dicevano assolutamente nulla. Geologia Strutturale era l’unico a tenere viva per me la fiamma. Temevo di aver sbagliato tutto nel frequentare Geologia, dato che tutti mi dicevano che la parte tecnica (quella legata all’edilizia) era la cosa più importante per un futuro lavoro. A me non interessava per niente. Fu proprio durante il corso di Funiciello che capii: invitò due amici americani, geologi della Chevron, Ron Crane e Chuck Kluth, geologi strutturali di una compagnia petrolifera a fare un seminario per noi. Capii allora dove e come la Geologia Strutturale fosse importante in campo lavorativo. Dopo la laurea scrissi a tutte le compagnie petrolifere che mi venivano in mente. Ottenni un colloquio in ENI che andò benissimo, sarei stato assunto. Ma Mani Pulite bloccò tutti i lavori dato che parecchi dirigenti ENI erano implicati. Ci vollero circa 6 anni perché io riuscissi a trovare un lavoro da geologo serio. Poi nel 2000 il miracolo: riuscii a entrare a Roma Tre con un contratto di ricerca. Mi ritrovai a lavorare nello stesso dipartimento con i miei professori, Funiciello, Parotto ed altri e finalmente conobbi Antonio Praturlon, che con gli altri due costituiva il mitico trio della Geologia dell’Appennino!
Al concorso venni intervistato da Parotto e Funiciello in commissione, sulle mie precedenti esperienze e su perché mi sentissi adatto a quello che mi aspettava. Quei due anni di assegno di ricerca furono i più formativi della mia carriera di geologo. Mi avvicinai persino alla possibilità di andare negli USA per un PhD, ma anche lì il destino ci si mise di mezzo (fui scoraggiato dagli eventi dell’11 settembre 2001 appena successivi).
Funiciello era noto per i suoi scherzi goliardici. A La Sapienza il giardino del dipartimento di Geologia ospitava dei pavoni che con i loro versi ci distraevano spesso dalla lezioni. Si dice che anni prima Funìk li avesse spaventati con dei petardi…. Del resto nelle escursioni sul terreno poteva capitare che se non gli piacesse il tuo lavoro gettasse il tuo blocco note in un fiume o che fingesse di volerti mettere le mani addosso chiedendo agli assistenti di tenerlo “Levatemelo da davanti…!”. A me andò bene: “…Me sembri Raffello Sanzio!” A volte poteva capitare che ironizzasse “Nun me fate ride (o urlare) che m’hanno ricucito il diaframma…” 😉
Continuai a collaborare con Roma Tre con contratti a progetto vari, anche con l’avallo del prof. Funiciello (ogni volta che firmava una mia fattura scherzava: “Tutti sti sòrdi te devo da’? Ma nun so’ troppi?!”… Quando capitava davanti all’ufficio dove lavoravo spesso faceva capolino socchiudendo la porta semplicemente per urlarmi “Robusti’!” O magari un semplice “Buh…!” 😉
Poi nel 2007 riuscii finalmente ad entrare in una piccola compagnia petrolifera canadese a Roma. Il lavoro dei miei sogni, la svolta della mia vita. Ho potuto mettere su famiglia, sta per nascere un bambino, è il periodo più bello professionalmente e sentimentalmente. Questa brutta notizia mi rattrista moltissimo…