Ok, è la domenica dopo ferragosto. Vuoi che ci sia personale al completo nel bar? No. Una sola persona a barcamenarsi tra il servizio e la cassa. Mi andava un cremino dopo pranzo. Attendo in fila alla cassa, avevo due ragazzi davanti e basta. Nel frattempo l’unico rappresentante del personale serviva le persone al banco. Figuriamoci se i proprietari pagano più personale per garantire un servizio fluido. Vabbè, ci sarà gente in ferie, non dimentichiamoci che ieri era ferragosto!
Dopo qualche minuto il tipo si avvicina alla cassa per allontanarsi immediatamente per ritirare in cucina le pizze che i ragazzi avevano ordinato.
A quel punto si materializza una signora con in mano una bottiglia d’acqua e gli spiccioli per pagarla. Ovviamente non dietro di me, ma accanto ai ragazzi. Le faccio notare che esisto. Sembra comprendere e mi tranquillizzo, anche se, come è di moda nel nostro paese, non le passa minimamente per la testa di mettersi dietro di me. Intanto comincio seriamente a preoccuparmi che mi si squagli il gelato….
Come d’incanto appare un ragazzino, avrà avuto 14-15 anni, a 20 cm davanti a me; si, avete capito bene, fra me e i ragazzi che venivano serviti. A quel punto, davvero, la cosa era così assurda, almeno per come la vedo io, che mi è pure venuto il dubbio che il ragazzetto fosse lì da prima e che io non l’avessi notato….
Arriva il mio turno, o almeno il turno che credevo essere mio. La signora, velocissima, si lancia monetine alla mano verso la cassa, dicendo “tanto ho solo questa”, intendendo, faccio subito,
che fastidio darò mai? Il cassiere tenta di giustificarla dicendo che era passata da lui al banco prima. Io sollevo le spalle, lamentando che la gente non sappia proprio come stare in fila, alzando leggermente la voce per farmi sentire meglio (impossibile che non sentisse) dal ragazzino a pochi centimetri davanti a me. Anche lì il cassiere tenta una giustificazione: “è un ragazzino”. Beh? Che c’entra? Non dico lui, ma qualcuno dovrebbe avergli dato l’esempio – evidentemente non è stato così. Il cassiere mi fa cenno con la testa indicando il punto dove erano i genitori. Nessuno di loro si è preoccupato di dire al piccolo di stare in fila, figuriamoci! Secondo me la sensazione del ragazzo era quella di “prima mi sbrigo, meglio faccio” – e mamma e papà pure sono contenti.
Non voglio stare a fare qui il discorso tipico, che in altri paesi la fila è d’obbligo, è una istituzione, tutti si sentono in dovere di rispettarla e se qualcuno tenta di fare il furbo viene rimproverato da tutti.
La prima differenza qui è proprio quest’ultima: nessuno si lamenta davvero. Io stesso mi sono lamentato sottilmente, senza farmi troppo notare. Avrei potuto insistere con la signora e rimbrottare il ragazzino dicendogli di rispettare la fila e mettersi in coda. Tutto molto tipico. Esattamente come quando non ti rilasciano regolare ricevuta e non lamentandoci consentiamo di evadere le tasse che noi paghiamo. Non sto descrivendo nulla di eccezionale, nulla che valga una segnalazione, neanche in questo blog semi-anonimo.
Ma voglio fare una riflessione. La cosa che mi ha fatto pensare è la differenza d’età tra le due persone che questa volta, come tante altre volte, hanno tentato ed ottenuto di passare davanti a chi era da prima in fila, con una sorta di assenso anche da parte del gestore del locale (che già ha abbastanza problemi senza doversi mettere a litigare coi clienti per la fila – fatti loro).
La signora poteva benissimo essere la nonna del ragazzino (intendiamoci, anziana ma non debilitata). Tre generazioni, stesso comportamento maleducato e menefreghista. Tre generazioni ed in questo niente è cambiato. Io ho lavorato al Cairo, in Egitto, per soli tre mesi a fine anni 90. Notavo la totale assenza di sensibilità per la fila. Lì era un uso totalmente sconosciuto. Il più veloce vince, anche agli incroci stradali, il semaforo è decorativo. Nessuno si lamenta. Solo gli occidentali. Persino gli italiani!
La fantascienza in Italia…
Ricordo benissimo come, alla fila per il biglietto della metro, arrivato il mio turno in quella che era una folla più che una fila, mi vedo scendere dall’alto un lungo braccio di uno spilungone che da dietro di me tentava di superarmi infilando per primo i soldi nel finestrino del bigliettaio. L’ho fulminato con lo sguardo ed ho tenuto il mio posto. Avrà pensato di non offendere questo strano ospite occidentale. Entrata ed uscita dai vagoni della metro erano la stessa lotta al più scaltro e rapido. Io notavo la differenza con la mia città, Roma, dove prima di salire sul vagone si lasciava scendere le persone. Al Cairo si doveva irrigidire le spalle e, come in una partita di rugby, farsi largo tra la gente che si precipitava dentro. Oggi è così anche a Roma. L’italiano le file non le ha mai fatte, ma è peggiorato. Non venite a dirmi che con gli immigrati le cose sono peggiorate. Io ho avuto problemi di maleducazione con gli italiani. Se protesti vieni pure preso a parolacce.
E’ come se una semplice regola di convivenza civile fosse in realtà percepita come un insulto, un impedimento, una limitazione della libertà personale. Cosa c’è di strano o difficile nel capire che chi arriva prima in un posto ha diritto a conservare quella posizione? E’ così difficile capire che è meglio far scendere le persone da un bus prima di salire? Gli italiani sono molto scaltri, svelti, l’intelligenza non manca. Quello che manca è il senso civico, la concezione del bene e del vivere comune: vengo prima io, poi forse c’è spazio per gli altri. C’è la fila? Che cosa noiosa! Ma io sono superiore a questo, sono così scaltro che mi invento un modo per passare avanti – così banale come “tanto faccio presto”. Lo stesso vale per la pulizia delle strade: c’è personale adibito a farlo, è colpa loro se le strade sono sporche, mica mi posso tenere le cartacce in tasca io (ho visto gente gettare una cartaccia in direzione di un cestino, non dentro)! Questa noncuranza, questo infischiarsene dell’altro è alla base della maggior parte dei problemi che abbiamo nel nostro paese. Da questi atteggiamenti all’ammirazione di personaggi che appaiono superiori alla legge, che possono fare a meno di seguire le regole, tanto restano impuniti, il passo è breve. Tutti vorrebbero essere così…
Mi direte, siamo fatti così, chi di noi non ha mai tentato di saltare la fila? Dai! Siamo sinceri! Mal comune mezzo gaudio… Beh, vi dirò: Io no!
Siamo tutti uguali? Tutti gli italiani fanno così? No, è impossibile. Non mi piace generalizzare. Il punto è che si parla di comportamenti diffusi, tanto che la nostra fama è nota all’estero ed attraversa generazioni.
Non vedo speranza di miglioramento. L’insegnamento dell’educazione civica nella scuole non sembra interessi a nessuno. Anziani e giovani si comportano nello stesso modo. Chi cerca di comportarsi civilmente appare ridicolo. Che speranza abbiamo di un futuro migliore?
Inutile dire che ho dovuto buttare il gelato, ormai sciolto…