E’ un po’ di tempo ormai che nella rare occasioni che ho di ascoltare musica col mio impianto hifi metto su un disco in vinile sul mio vecchio Thorens TD-165 piuttosto che ascoltare un CD. Non è ormai che tipo di musica ascoltare, ma si tratta proprio di ascoltare un disco in vinile: aprirlo, pulirlo, far scendere la puntina, sono una serie di gesti quasi di altri tempi che fanno parte del processo di rilassamento che ti dà l’uso del giradischi. Sarebbe più sbrigativo mettere su un CD e via, ma sarebbe in linea con la vita frenetica del mondo d’oggi. Io cerco proprio un momento di fuga da questo tipo di stress: andiamo sempre di corsa, quindi se ho il tempo di godere di un po’ di musica approfitto e mi prendo una pausa dalle frenesie. Per preparare l’ascolto di un vinile ci vuole tempo – ed è proprio questo il punto.
Per lo stesso motivo ho pensato ad una attività semicommerciale: ripristinare vecchi giradischi come il mio e godere del lavoro manuale necessario ad eliminare i pochi difetti dovuti all’età del progetto e poi rivendere il prodotto, approfittando del ritorno al vinile degli ultimi anni.
Dov’è il dilemma? Il “mio” Thorens TD-165 mi fu regalato da un amico che non lo usava. Era la base della prduzione degli anni 70, il più economico. Il top all’epoca era il TD-160, che per questo oggi si vende ben più caro ed è ritenuto ancora degno di impianti hifi di alta caratura. Se devo lavorare come “restauratore” di vecchi Thorens, il TD-160 è sicuramente uno dei modelli su cui puntare. Ma come potrei avere dei 160 tra le mani per settimane e poi separarmene senza nemmeno pensare di tenerne uno per me?
La maggior parte del dilemma è dovuto al fatto che il TD-165 che ho al momento era del padre di un amico. Quando suo padre morì agli inizi degli anni 80, il mio amico era restio ad usare le sue cose. Il Thorens era una di quelle di cui era geloso. Ci volle un po’ di tempo prima che lo vedessi suonare alle feste. Poi, con l’avvento del digitale, l’amico comprò il suo primo lettore CD e piano piano il giradischi analogico fu messo da parte. Gli chiesi di farmi un prezzo per un bel po’ di tempo. Poi un giorno lo vidi buttato su un soppalco e gli dissi che se doveva essere trattato così era meglio se lo usavo io. Quindi oggi, dopo le modifiche e gli aggiustamenti che ho fatto, dopo tutto quello che ho imparato sui giradischi a controtelaio sospeso, me lo rivendo per comprare un modello superiore? Non sono certo nelle condizioni economiche (ma nenache di spazio disponibile in casa) da potermi permettere l’acquisto di un TD-160 senza rivendere il mio per limitare la spesa. E poi l’occasione che ho trovato sempra irripetibile. un TD-160 vicino casa (la spedizione di questi piatti è un affare delicato), a buon prezzo e condizioni estremamente buone. Come lasciarselo sfuggire?
La mia morale, diciamo così, però mi frena: un po’ perché non sarebbe il caso di spendere soldi per un piatto visto che ce ne ho già uno che, con le modifiche effettuate, va già molto bene (e alcuni ritengono che le differenze soniche tra i due modelli siano non eclatanti); un po’ perché le rarissime volte che il mio amico viene a casa, dà un’occhiata al vecchio Thorens di suo padre, contento che funzoni ancora così bene (ma che lui assolutamente non troverebbe opportuno utilizzare). Con che cuore la prossima volta gli dico che l’ho venduto per un altro?
In verità, ci sono grosse possibilità che non se ne accorga. Le differenze estetiche sono minime. Ma il punto è che lo so io. Sto esagerando? Troppe contorsioni mentali? Del resto il mio amico potrebbe davvero infischiarsene di un vecchio giradischi. Il valore di un TD-160 in ottimo stato è oggi ben più alto di un 165. Aggiungere valore all’impianto potrebbe essere una buona idea.
I due piatti differiscono per poco, tuttavia: il TD-165 utilizza un contropiatto in resine plastiche (a destra a lato), il TD-160 lo ha in lega metallica. È credenza diffusa che il perno attorno al quale gira sia di 7 mm di diametro nel 165, 10 mm bel 160. Invece alcuni rari TD-165 hanno il contropiatto in resina ma il perno da 10 mm – come nel mio! Questa è la maggiore differenza tra i due modelli. Per alcuni sembra essere fondamentale nel risultato finale, dato che lo spessore del perno influenzerebbe la qualità è la stabilità della rotazione, migliorando wow e flutter nel caso del perno da 10 mm.
Anche il motore del 160 (a destra) è più avanzato: puleggia con frizione per aiutare lo start-stop (a destra) anziché in semplice plastica (a sinistra). Il mobile è identico (forse lo chassis è in generale più resistente nel TD-160 ed il mobile è legno vero, non rivestito in tela vinilica), tutto il resto lo è. E’ un po’ difficile capire perché si ritengano così superiori le prestazioni del TD-160 rispetto al 165. La mia rivista online di riferimento, TNT-Audio, ritiene, nella persona del suo direttore, il TD-160 degno di impianti hifi di grande livello, mentre per il 165 non varrebbe la pena sforzarsi troppo come ho fatto io per portarlo a prestazioni maggiori. Altri ritengono che le differenze soniche ci siano ma non sarebbero eclatanti. Altri esperti di Thorens (Vinyl Nirvana, Stefano Pasini) non ritengono che io abbia oggi un sistema analogico tanto male. Quindi, che fare?
Ero convinto che per montare un contropiatto preso da un TD-160 avrei dovuto sostituire anche il controtelaio (a sinistra), avendo il perno da 10 mm anziché 7, un bel lavoro, ma fattibilissimo. Solo che ho scoperto che alcuni TD-165 come il mio hanno il perno da 10 mm. Basta acquistare un contropiatto in metallo ed avrei un TD-160 dentro che esteticamente rimarrebbe il 165 del mio amico. La puleggia del motore, se non il motore intero, si può cambiare in un secondo momento. In realtà ci ho provato, ma le molle del TD-165 non reggevano il peso aggiuntivo di un contropiatto in zinco (nel mio caso, i blocchi in legno del sistema di fissaggio per il trasporto impedivano al controtelaio di scendere troppo in basso (in altro modelli privi di tale sistema, ciò è possibile).
L’altra differenza che salta all’occhio è il braccio: il TP-11 in dotazione al Thorens TD-165 utilizza un sistema antiskating con un pesetto legato ad un filo (in basso a sinistra); sul TD-160, il braccio TP-16 usa un sistema a magneti (in basso a destra).
Probabilmente il più avanzato TP-16 è il migliore, consentendo una regolazione dinamica del peso della testina, cosa impossibile con il TP-11; per il resto i bracci sono identici, fatta eccezione del contropeso. Entrambi non sono ritenuti grandi bracci, niente male, ma se sostituiti è meglio. Qundi non è questo il punto…
Sulla carta le differenze meccaniche tra i due piatti non giustificherebbero la differenza di prezzo tra i due giradischi: 100-200 euro al massimo per il TD-165 contro i 250-400 (e più!) euro che a volte ci si vede chiedere per un TD-160 (parlo di piatti non modificati secondo ciò che si ritiene comunemente siano i loro difetti al giorno d’oggi).
Quindi, che fare? Sono molto tentato di rivendere il TD-160 per realizzare un introito maggiore. Ma la passione per il vinile e in particolare per questi giradischi Thorens, quelli dei primi anni 70 (non i vari MKII, ecc.) mi spingerebbe a tenermi il bellissimo TD-160 infischiandomene dei sentimentalismi. Al momento non ho ancora deciso. Probabilmente proverò a venderli entrambi e se il TD-160 non dovesse vendere bene lo terrò io. Altrimenti non credo perderei moltissimo a tenere il TD-165 che, con le giuste modifiche, potrebbe tranquillamente, nel tempo, pareggiare i conti…
Per ora godetevi questo simpatico filmato ad opera del grande Dave Archambault di Vinyl Nirvana che mette in comparazione i due storici giradischi: