Nel 1967 l’Alfa Romeo decide di iniziare lo studio per la realizzazione del coupé che dovrà sostituite, negli anni settanta il modello “Giulia GT”. Le principali direttive aziendali sono volte alla creazione di una vettura che possa offrire quattro posti comodi (al posto del tradizionale 2+2) con un bagagliaio di buona capienza. Ciò, per combattere la concorrenza delle berline sportive compatte (come la BMW 2002) che offrendo similari prestazioni e maggiore versatilità d’uso, stavano raccogliendo un considerevole successo in tutta Europa.
Partendo dalla base meccanica della “Giulia GT”, nel 1968 viene dato incarico per il nuovo progetto alla “neonata” Italdesign di Giorgetto Giugiaro, in considerazione del fatto che tale progettista aveva seguito la nascita e lo sviluppo della “Giulia GT”, negli anni in cui lavorava alla Bertone. Contemporaneamente, il centro stile Alfa, provvederà alla realizzazione di un progetto parallelo. Il risultato finale fu una carrozzeria con i volumi spostati all’indietro e la coda tronca.
Al momento del lancio nel 1974 la motorizzazione di base era costituita dal bialbero nella cilindrata di 1779 cm³ erogante 122 CV a 5500 giri, già montato anche sull’Alfetta berlina, e che consentiva all’Alfetta GT di raggiungere i 195 km/h. Nel 1976 vengono introdotte la GT 1.6 1570c.c. 109 CV a 5600 giri che sostituisce la 1.8, viene rivista la mascherina, il tappo del serbatoio è a vista nel retro si aggiunge la scritta Alfa Romeo sopra la targa, contemporaneamente nasce la GTV 2.0 (1962 cm³) erogante 122 CV a 5300 giri, si differenzia dalla 1.6 per i rostri ai paraurti, due inserti cromati sulla mascherina e griglie per lo sfogo abitacolo con scritte GTV. Nel 1978 la 2.0 diventa 2.0 L che acquista 8 CV in più raggiungendo i 130 CV a 5400 giri, vengono introdotti le guarnizioni su parabrezza e lunotto (incollati in precedenza). Nel 1979 viene proposta la GTV 2.0 Turbodelta che riprende la meccanica della L ma sovralimentato mediante turbocompressore KKK, arrivando ad erogare 150 CV, si riconosceva per il cofano motore di colore nero e strisce multicolore con scritta Turbodelta sotto gli sportelli con logo Autodelta. Nel 1980 arriva la seconda serie, sparisce la 1.6 e nasce la GTV6, dotata di un 6 cilindri a V di 60° e cilindrata di 2492 cm³, con una potenza di 160 CV a 6000 giri, un albero a camme per bancata ed iniezione elettronica. La nuova versione si riconosce per le plastiche nere usate, il 2.5 si distingue dalla 2.0 per la gobba sul cofano motore e i nuovi cerchi in lega a 5 dadi. Nel 1983 viene presentata l’ultima versione con un lieve lifting.
L’Alfetta GT è stata una vettura molto apprezzata dalla clientela estera, le cui richieste hanno dato origine a molte piccole serie con dotazioni o motorizzazioni particolari.
La versione “America”, monta fin dall’inizio il motore da due litri con iniezione per adeguarsi alle norme USA sulle emissioni. Nel Regno Unito venivano esportate le versioni “GTS” da 1600 cm³ e “GTV Strada” da 2000 cm³, corrispondenti ai modelli di serie, ma completamente accessoriate e con finiture particolarmente curate.
Su richiesta dell’importatore tedesco, nel 1977, la Autodelta realizzò la “GTV 2.6 V8″, in soli 20 esemplari. Dotata del propulsore otto cilindri a V della Montreal, disponeva di 200 CV e poteva raggiungere i 230 km/h, con accelerazioni brucianti (0–100 km/h in 7,5”).
Due anni più tardi, al fine di ottenere l’omologazione al “Gruppo 4” del Campionato Rally, vennero allestite 400 vetture della versione “Turboldelta”, con motorizzazione di due litri alimentata con turbocompressore. Impiegata nelle competizioni anche da piloti privati, non otterrà soddisfacenti risultati a causa della scarsa affidabilità meccanica.
Nel 1981 viene prodotta la versione “Grand Prix” per celebrare il ritorno dell’Alfa Romeo in Formula 1. Vengono modificati gli interni (velluto nero a righe grigie, moquette rossa sul pavimento, targhetta con numero progressivo dell’esemplare sul cruscotto, volante rivestito in pelle) e l’aspetto esteriore (colore carrozzeria esclusivamente rosso con strisce adesive nere all’altezza della linea di cintura e sulla parte bassa della fiancata, paraurti anteriore, paraurti posteriore, alettone anteriore, minigonne e specchio retrovisore esterno in tinta con la carrozzeria, pneumatici maggiorati 195/60 HR15 montati su cerchi in lega neri con bordo argento, quadrifoglio verde sugli sfoghi aria posteriori) ma la motorizzazione resta il due litri strettamente di serie. La versione speciale “Grand Prix” venne allestita in 650 esemplari numerati progressivamente, di cui 250 destinati al mercato italiano, 200 per il mercato francese e 200 per i restanti paesi europei. L’allestimento speciale veniva eseguito dalla Maggiora. Infine nel 1984 vennero eseguiti 200 esemplari della GTV 3.0 V6, destinati unicamente al mercato sudafricano.
Nelle competizioni sportive l’Alfetta GTV partecipò sia alle gare dei Rally, sia alle gare del Campionato Mondiale Sport Prototipi come Gruppo 5, ma ottenne i suoi migliori risultati nel Campionato Europeo Turismo, dove vinse sia nella Divisione 3 riservata alle berline, sia nella classifica assouluta riservata a tutte le auto partecipanti. La vittoria nella Div 3 arrivò nel 1976, nel1977 e nel 1981, mentre le vittorie assolute arrivarono con la nuova Alfetta GTV V6 2500 del 1980, la quale vinse il Campionato Europeo Turismo negli anni 1982, 1983, 1984, 1985, stavolta nella categoria assoluta, dove arrivò a battere avversari aggueriti come Audi, Bmw e Jaguar.Altre vittorie in questa categoria arrivarono nel Campionato Francese Turismo nel 1983 e nel1984, sia nel Campionato Turismo Britannico nel 1983, più altre vittorie minori nel Campionato Europeo Montagna e negli altri campionati, ossia il Campionato Italiano Velocità Montagna ed il Campionato Turismo Svizzero.
La concorrenza italiana e tedesca
Qui l’Alfa Romeo comincia a doversela vedere con concorrenti agguerrite. Non la Fiat, che giocava con la X1, ma Lancia Gamma e soprattutto BMW serie 6 erano ottime auto, in particolare quest’ultima, che cominciava ad essere un riferimento del settore. L’Audi 100 invece non presentava ancora caratteristiche di particolare rilievo.
BMW Serie 6 (E24)
Audi 100 Coupé (C2)
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