Se i miei due lettori e mezzo hanno seguito i miei post sulle testine per giradischi, li avranno trovati piuttosto altalenanti. In uno di essi ho ammesso una totale confusione. Ma dei motivi ci sono. Il primo è che avevo cambiato amplificatore integrato, cavi di potenza e stanza d’ascolto in un breve periodo di tempo. Ho perso il controllo sul mio suono complessivo e quindi non ero sicuro di cosa stesse succedendo. I miei pochi lettori sapranno che sono affezionato alle testine Grado e al modo in cui l’azienda è a conduzione familiare nei vecchi leggendari laboratori di Brooklyn, NY. Ma ho avuto qualche sfortuna con i miei stili Grado e ho rotto i due che avevo proprio quando avevo perso il lavoro e non potevo spendere soldi per materiale Hifi. In quel periodo accadde qualcosa che mi fece pensare due volte alla mia marca preferita di fonorivelatori e causò un po’ di confusione in quelli che credevo fossero i miei gusti: trovai una testina Shure su un giradischi rotto.
Alta Fedeltà
Non ho parole…
Ho speso un po’ di soldi in passato per testine e puntine per giradischi. Niente di esagerato, non è una mia caratteristica, non sono n collezionista seriale e non compre cose solo per il gusto di averlo; lo faccio solo se mi servono. Quindi ho speso quelli che oggi sarebbero circa 200e per la prima testina seria che ho avuto, un Grado Prestige Gold prima serie. Per sostituire lo stilo anni dopo spesi credo un centinaio di euro. Poi lessi delle prestazioni dello stilo di ricambio 8MZ e spesi 150 euro tra costo e spedizione. Mi venne così voglia di provare un corpo Signature Series e trovai un 8MX usato a 100 euro. Di recente ho voluto provare uno stilo Grado Prestige Black 2 sul corpo Gold 0. Circa 50 dollari. Come vedete, niente di trascendentale o impossibile.
Testine moderne o dei bei vecchi tempi?
A volte mi chiedo quanto ci manchino davvero i tempi andati, al punto tale di credere sul serio che si stava meglio prima. Gli anni 70, per esempio, sono tanto di moda oggi. Anch’io provo nostalgia per certe cose e mi manca il senso di libertà che avevamo quando non utilizzavamo cellulari, social network e computer. Non mi mancano gli anni di piombo, però. Quindi qual è il problema? Probabilmente si tende ad affezionarsi al periodo in cui si è stati giovani e più spensierati, quindi i nati negli anni 60 come me hanno nostalgia degli anni 70 e 80. Niente di più semplice…
Non è solo qualità sonora
Il boom del disco in vinile di questi ultimi anni viene spesso spiegato come una riscoperta da parte di appassionati vecchi e nuovi della qualità sonora superiore dell’analogico rispetto al digitale. Molti neanche immaginano come possa suonare bene un disco in vinile, ma ci sarebbe da discutere anche su che tipo di digitale si prenda in considerazione. Il punto è un altro. Il fascino del vinile è completamente diverso. In più la cosa è diventata ormai una moda, sulla scia della voglia di “vintage” che sta prendendo un po’ tutti, quasi come se i tempi moderni non fossero mai belli come quelli andati e gli oggetti che ci ricordano come eravamo appaiono sempre più desiderabili. Ma c’è dell’altro…
Dilemmi “vinilici”
E’ un po’ di tempo ormai che nella rare occasioni che ho di ascoltare musica col mio impianto hifi metto su un disco in vinile sul mio vecchio Thorens TD-165 piuttosto che ascoltare un CD. Non è ormai che tipo di musica ascoltare, ma si tratta proprio di ascoltare un disco in vinile: aprirlo, pulirlo, far scendere la puntina, sono una serie di gesti quasi di altri tempi che fanno parte del processo di rilassamento che ti dà l’uso del giradischi. Sarebbe più sbrigativo mettere su un CD e via, ma sarebbe in linea con la vita frenetica del mondo d’oggi. Io cerco proprio un momento di fuga da questo tipo di stress: andiamo sempre di corsa, quindi se ho il tempo di godere di un po’ di musica approfitto e mi prendo una pausa dalle frenesie. Per preparare l’ascolto di un vinile ci vuole tempo – ed è proprio questo il punto.
Per lo stesso motivo ho pensato ad una attività semicommerciale: ripristinare vecchi giradischi come il mio e godere del lavoro manuale necessario ad eliminare i pochi difetti dovuti all’età del progetto e poi rivendere il prodotto, approfittando del ritorno al vinile degli ultimi anni.
Dov’è il dilemma? Il “mio” Thorens TD-165 mi fu regalato da un amico che non lo usava. Era la base della prduzione degli anni 70, il più economico. Il top all’epoca era il TD-160, che per questo oggi si vende ben più caro ed è ritenuto ancora degno di impianti hifi di alta caratura. Se devo lavorare come “restauratore” di vecchi Thorens, il TD-160 è sicuramente uno dei modelli su cui puntare. Ma come potrei avere dei 160 tra le mani per settimane e poi separarmene senza nemmeno pensare di tenerne uno per me?
I “Grado Labs” e le scelte di cuore in campo HiFi
Quanto è conveniente seguire i sentimenti, fare scelte di cuore quando si cerca un componente HiFi? Ammetto che sia piuttosto pericoloso, l’Alta Fedeltà è una passione piuttosto costosa, anche parecchio in certi casi. Prima di spendere certe somme di denaro che ci siamo guadagnati così duramente sarebbe bene essere cauti, si dovrebbe usare la razionalità scegliendo cosa è meglio per noi. Sempre? Non necessariamente, specie quando la qualità non è certo in dubbio.