Philippe Gouttard, 6° dan Aikikai di Tokyo, ha iniziato la pratica nel 1970. Ha cominciato presto a seguire i maestri giapponesi (Tamura, Noro e Kobayashi Sensei) in Francia e all’estero. Durante uno stage del Maestro Noro incontrò il Maestro Asai. Fu un incontro così decisivo che si trasferì in Germania per 7 anni per studiare con lui. Nel 1978 incontrò Christian Tissier che quindi lo mise sulla strada della sua attuale pratica. Da quel giorno ha costantemente studiato col Maestro Tissier progredendo con lui. Philippe ha anche conosciuto il Maestro Yamaguchi, che è andato a trovare regolarmente durante i suoi viaggi in Giappone. E’ stato direttore tecnico per la regione Rhône-Alpes per 15 anni. Oggi tiene regolarmente stage in Francia e nel resto d’Europa. In questa intervista Philippe svela i concetti base della sua sua pratica. Un incontro con un gigante dal cuore d’oro.
Aikido
Intervista a Christian Tissier Shihan (2008)
di Guillaume Erard ed Ivan Bel
Era un po’ che provavo ad intervistare Christian Tissier (Shihan, 7° dan Aikikai), responsabile nazionale della Federazione Francese di Aikido (FFAAA), ma senza molto successo, devo ammettere. Ogni volta i nostri impegni non si coordinavano e durante gli stage non abbiamo mai trovato il tempo di sederci tranquilli per fare un’intervista. Finalmente, grazie alla sua buona volontà e gentilezza, la cosa è diventata possibile.
Dopo una lezione mattutina molto dinamica, siamo andati a pranzo con Christian ed alcuni membri dell’AFA in una bella brasserie di Bruxelles. Abbiamo avuto una conversazione molto informale ed i due shihan del giorno (Christian Tissier aveva appena consegnato quella mattina stessa il titolo a Dany Leclerre per conto del Doshu Moriteru Ueshiba) si sono scambiati diversi aneddoti divertenti su i loro molti anni di pratica.
Biografia di Christian Tissier
Christian Tissier Shihan è di gran lunga uno dei più famosi insegnanti di Aikido al mondo. Ciò può essere dovuto ad una carriera iniziata molto presto, al suo notevole curriculum, al suo carisma e al suo innato senso per la comunicazione. Eppure si sa davvero poco dell’uomo e del suo percorso. In questo articolo cercherò di fare un po’ di luce sui suoi inizi, sperando di poter aiutare a capire un po’ di più l’uomo dietro al “modello” [il titolo onorifico giapponese Shihan (師範)].
Perché i Budo non dovrebbero funzionare in un combattimento reale
Per prima cosa mi scuso per il titolo volontariamente provocatorio, ma penso che possa riassumere quello che potremmo imparare da un po’ di ricerca sulla parola Budo. La parola Budo è diventata quasi d’uso comune nel linguaggio popolare e si può dire con tranquillità che, insieme ai vari sushi, karaoke e manga, sia una delle parole di maggior successo esportate dalla cultura giapponese. Ma si tratta forse di una tra le più fraintese.Cerchiamo quindi di fare un po’ di chiarezza sul significato di questa parola. Cercherò prima di spiegare le origini della parola, per poi discuterne le applicazioni nella pratica odierna.
L’Aikido è efficace? Ma in cosa?
Viviamo in un periodo di grandi incertezze, di tensioni, di paure. La preoccupazione di essere aggrediti, di subire soprusi fisici, rapine, violenza è molto diffusa. A molti viene voglia di imparare a difendersi e spesso può capitare che la richiesta di corsi di difesa personale sia rivolta a chi insegna Aikido.
Proiezioni ed immobilizzazioni
La prima cosa che distingue questi due momenti dell’Aikido è l’aspetto psicologico. Una proiezione sarà percepita da un pubblico non preparato come una sconfitta, un qualcosa di doloroso, che debba fare “molto male”. Per quel che riguarda l’immobilizzazione, chi non ha mai praticato non la conosce, ma la sensazione di dolore è molto diffusa tra i giovani praticanti che non hanno una tecnica abbastanza sviluppata da poter accettare questo “dolore” causato da un amico, un partner più qualificato o un insegnante che rappresenti il loro ideale tecnico.