Per circa 30 anni l’Aikido mi ha permesso di evolvere e andare avanti nella vita. All’inizio consideravo la pratica solo come una necessità del corpo, un bisogno fisico, come la pratica della maggior parte degli sport. Non mi sentivo pronto a soddisfare le richieste della pratica individuale, che mettevano il mio corpo in situazioni di grande sofferenza: stare seduto in seiza, le cadute, le immobilizzazioni. Dopo diversi anni di difficoltà e infortuni, il mio corpo si era abituato a rispondere alle diverse sollecitazioni e provava anche piacere nel muoversi con un partner. In quel periodo ho incontrato diversi insegnanti che hanno saputo modellarmi fino a farmi diventare quello che sono ora. Devo ringraziare tutti gli insegnanti che mi hanno aiutato, particolarmente Christian Tissier, che mi ha consigliato nella mia ricerca di una nuova visione della pratica. Così ho avuto la possibilità di andare in Giappone e di comprendere una forma diversa di Aikido. Tuttavia diventò per me molto chiaro che, per capire un insegnante ed apprezzarlo davvero, bisogna incontrarne molti altri. Ho scelto di seguire Christian Tissier, ma per me era molto importante migliorare la mia pratica stando in contatto con altri insegnanti. Dato che non vivevo a Parigi, ero costretto a sforzarmi di memorizzare quello che vedevo durante i corsi.
Aikido
Il primo occidentale da Morihei Ueshiba
Tempo fa Philippe Gouttard mi segnalò un video del primo occidentale a prendere lezioni da Morihei Ueshiba: il francese André Nocquet. La rivista Aikido dell’Aikikai Italia invece afferma che il primo occidentale fu un italiano, un professore di lingua giapponese, Salvatore Mergé. Questo è il racconto di come Mergé conobbe Ueshiba nelle parole dello scomparso Stefano Serpieri:
L'Aikido è un'arte marziale?
Guillaume Erard:
“Ho contattato Harry Ellis via email mentre cercavo corrispondenti per la rivista Aikidoka Magazine. Il signor Ellis è stato di grande aiuto nel compito che mi ero proposto e mi ritengo molto fortunato di aver avuto l’opportunità di interagire con lui. Questo è un suo articolo che ho pubblicato sulla rivista un po’ di tempo fa. Anche se non condivido necessariamente tutte le sue opinioni, penso che quando una persona della sua esperienza dice la sua bisognerebbe ascoltare attentamente cosa ha da dire.”
A giudicare dal titolo di quest’articolo sono certo che molti aikidoisti se la prenderanno pensando che si tratti di un altro attacco alla credibilità dell’Aikido da parte di praticanti di altre arti marziali. In quest’occaisone si sbaglierebbero di grosso. Pratico Aikido dal 1957. A quei tempi avevo cominciato col Judo nel 1956 alla Scuola di Budo di Kenshiro Abbe. Ho studiato Karate con il Maestro Harada e Kendo con il Maestro Tomio O’Tani, quindo col mio background credo di avere qualcosa da contribuire.
L’eredità di cartesio: La necessità del pensiero critico nell’Aikido
Come scienziato, ho spesso incontrato insegnanti di Aikido che considerano l’approccio epistemiologico una aberrazione nello studio di un’arte marziale apiccatamente orientale, a volte anche un insulto verso il loro lavoro o la loro persona. In questo articolo vorrei discutere dei benefici che esistono nelo studio di un’arte marziale giapponese tenendo in mente quello che gli Illuministi ci hanno tramandato.
Intervista a Nobuyoshi Tamura (1984)
Nobuyoshi Tamura Shihan (1933-2010)
La seguente intervista con il Maestro Nobuyoshi Tamura è stata condotta in due parti. La prima sessione è stata tenuta a Marsiglia in Francia il 2 agosto 1983 con Didier Boyet come intervistatore. La parte finale dell’intervista ebbe luogo il 29 agosto 1984 negli uffici di AIKI NEWS a Tokyo e fu condotta dall’editore.
Si dice che lei sia diventato uno degli uchideshi di O-Sensei appena dopo la guerra. Come era l’Hombu Dojo a quel tempo?
Il riscaldamento
Credo sia importante fare alcune riflessioni su questa parte della pratica, che aiuta ad evitare infortuni e frustrazioni. La prima cosa che mi viene in mente è questo: se dovessimo praticare la nostra arte fuori dal dojo, dovremmo muoverci velocmente e con energia, senza ricorrere alla preparazione del nostro corpo all’azione.