Per me e l’Aikido è stato amore a prima vista. Mi ha fulminato nel 2001 e da allora non ho più smesso, arrivando addirittura ad insegnare ad un piccolo gruppo dal 2010. Aikido per me significa benessere, mi ha sempre fatto sentire meglio, sia da praticante che da insegnante. E’ una disciplina meravigliosa, per cui sarò sempre grato sia a chi l’ha creata che a chi per primo me l’ha svelata. Ma non è tutto rose e fiori…
Author: Pasquale Robustini
Ma che Katsu di nome è?
Quattro gatti sul tatami (ma spesso due…)
Chi ha iniziato da poco ad insegnare Aikido come me, sa benissimo che spesso, molto più di quanto si sia disposti ad accettare, il nostro corso sarà molto poco “popolato”. Quando ho iniziato sognavo di allenare 3-4 persone. Il sogno è realizzato! Sono al terzo anno di corso ed ho avuto anche picchi di 10-15 persone sul tatami. Raro, ma è successo. Ed è del tutto normale. A volte ai giovani corsi capita di essere deserti per un bel po’.
Nel mio caso sono fortunato ad insegnare in una struttura che non si preoccupi dei numeri (=soldi) e non mi faccia il solito discorso: “caro mio, con la hyper pop aero dance ci metto 20 persone in quella sala, vedete un po’ che dovete fare voi tre in gonnella…”.
Quindi quando mi ritrovo ad insegnare ai famosi 4 gatti non mi sorprendo più di tanto, né me la prendo.
A volte però mi chiedo: chi me lo fa fare a macinare km (non ho il dojo sotto casa), a tenermi aggiornato frequentando stage, a causare tensioni in famiglia perché me ne vado in giro a fare Aikido col bimbo piccolo a casa? Spesso questo mi succede quando mi ritrovo con l’unico allievo che viene sempre, c’è sempre, non manca mai, manca meno di me!
Ed allora perché non premiare questa dedizione? Oggi è successo e glio ho fatto il giusto regalo: l’esame kyu inconsapevole. Ho preso a chiedere tecniche varie, anche con le armi. Ho fatto io da uke. Poi è arrivato un altro praticante e mi sono messo un po’ in disparte ad osservare. Ero contento di ciò che vedevo e solo alla fine, al saluto, ho rivelato che per quel che mi riguardava era appena avvenuto un passaggio di grado kyu. Con estrema sorpresa del candidato!
Sono stufo di stabilire sessioni di esame, programmi ferrei e ammontare di ore necessarie. Se una persona se lo merita, se vedo i progressi, l’interesse e la dedizione, la passione, la partecipazione, cosa devo aspettare?
E poi ci deve essere una differenza tra chi c’è sempre e chi viene quando può. Fermo restando che chi viene quando può ha spessissimo delle ragioni ottime. Lo vedo io stesso su di me che ho molte difficoltà a togliere tempo alla famiglia per andare ad allenare. Immagino che se dovessi andare ad allenarmi (se non avessi quindi la responsabilità di un corso) avrei anch’io i miei bei problemi ad essere assiduo…
Comprendo benissimo. Ma sono convinto che il merito vada premiato.