Sono un geologo e come può un geologo non amare Amatrice ed i monti circostanti? I monti della Laga sono famosi tra i geologi dell’Appennino, hanno un significato preciso nella sua dinamica. E sono bellissimi, verdi, con piccoli paesi armoniosamente arroccati sui versanti a partire dai 1000 m di quota, in un’area che comprende Lazio, Marche, Umbria ed Abruzzo lungo la valle del fiume Tronto.
Amatrice è famosa nel mondo per aver donato alla cucina tradizionale romana un gustoso piatto, la pasta all’amatriciana (dire o scrivere in italiano “alla matriciana” è un errore, dato che Matrice è in provincia di Campobasso e non so se ha una pasta tipica tradizionale). Si tratta di un saporito sugo a base di guanciale completato da pecorino e parmigiano. Il paese vicino, Grisciano, ha dato il nome alla variante “in bianco”, la pasta alla Gricia. La Carbonara, forse più prettamente romana, è preparata con uovo sbattuto e pepe nero, niente sugo. Insomma, ottima cucina, bella gente (gay compresi), bel paesaggio e bella geologia. Ma la geologia del posto (che non è influenzata dalla cucina, ve lo giuro) prevede pure che sia parte della zona più sismica di tutta la catena appenninica.
Quella notte del 24 agosto 2016, io e mia moglie, nelle campagne a nord di Roma, siamo stati svegliati da una scossa di terremoto verso le 3,40. La mia mente è andata subito all’Appennino centrale, di solito responsabile delle scosse che raggiungono l’area di Roma. Ed ho cominciato a preoccuparmi: avevamo passato il Ferragosto ad Amatrice con degli amici ed i loro bimbi, molto legati a nostro figlio, erano rimasti lì con i nonni.
Quando ho visto la prima mappa apparire su internet dopo le 4 con un grosso cerchio centrato proprio in quell’area, mi si è accapponata la pelle. Le prime stime di magnitudo Richter che ho raccolto erano di 6,3 (alla fine corrette a 6,0 per la scossa principale). Ed ho capito che c’era stato un disastro. I piccoletti dormivano nella casa dei nonni, costruita fuori del paese dopo i terremoto del ’79, quindi doveva essere antisismica. Ripetevo a me stesso ed a mia moglie che dovevano stare bene. Non sapevamo se avvisare i loro genitori, nostri amici, che abitano a Roma: leggendo che la scossa era stata sentita bene anche in città, pensavamo che anche loro fossero svegli ed avessero letto, e stessero cercando di contattare la famiglia ad Amatrice. Anche noi ci abbiamo provato ma i cellulari non prendevano.
Quando poi ho letto del povero sindaco di Amatrice che dichiarava che il suo paese non c’era più, ho deciso di chiamare. Ho svegliato i nostri amici che non si erano accorti di nulla e immediatamente si sono messi in contatto con i familiari. Ci hanno fatto sapere a breve giro che stavano tutti bene, evacuati, ma bene. Ed Amatrice praticamente non c’era più davvero. Avevamo pianificato di tornare lì il venerdì successivo per passare il weekend godendo dello spettacolo dei nostri bimbi che giocano liberi nella natura e dell’ottima cucina della famiglia dei nostri amici (lui è uno chef in un ristorante del centro di Roma che ha lavorato 20 anni negli USA, dove ha preso moglie).
Se ci sono stati dei terremoti in passato ci saranno anche in futuro. Il rischio è stabilito in base all’intensità dei terremoti del passato, che si suppone siano tipici di ogni area
Un geologo non si meraviglia quasi mai quando c’è un terremoto. Perché? Semplicemente perché si sa quali sono le zone sismiche del mondo, ed ogni nazione a rischio, in particolare quelle sviluppate come l’Italia, il Giappone e la California, dispongono di mappe della zonazione sismica che evidenziano con colori diversi i diversi valori di rischio sismico e di pericolosità sismica del territorio. Questa è quella dell’Italia – notate il colore dell’area di Amatrice, tra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo?
Significa che la zona ha subito in passato anche terremoti più forti. In pratica si tratta di dire: se ci sono stati dei terremoti in passato ci saranno anche in futuro. Il rischio è stabilito in base all’intensità dei terremoti del passato, che si suppone siano tipici di ogni area. In più c’è la conoscenza della geologia del territorio, sempre più approfondita negli anni, che mira a individuare e caratterizzare le cosiddette “strutture sismogenetiche”, ossia le superfici di faglia che sono ancora attive e possono quindi generare terremoti in futuro (in caso qualcuno si chiedesse ancora a cosa servano i geologi…).
Queste sono le strutture sismogenetiche dell’Appennino centrale:
Ecco perché un geologo non si meraviglia mai difronte ad un terremoto. Il problema è che prevedere quando accadrà non è possibile. Conoscere sempre meglio queste strutture invece si può e la ricerca va avanti. Quindi i geologi, i geofisici, i sismologi in Italia sono importanti, al contrario di come qualche giovane “nuovo politico” nostrano tempo fa si era permesso di dichiarare.
Immaginate le strutture sismogenetiche come grosse molle che pian piano si caricano. Ad un certo punto dovranno scattare e liberare l’energia accumulata.
Immaginate le strutture sismogenetiche come grosse molle che pian piano si caricano. Ad un certo punto dovranno scattare e liberare l’energia accumulata. Le faglie sono delle grosse superfici molto irregolari che separano blocchi di roccia che scorrono l’uno rispetto all’altro. In realtà non scorrono, lo fanno solo improvvisamente ed in alcune zone della superficie di faglia nel momento del terremoto. Le asperità della stessa superficie rocciosa impediscono uno scorrimento continuo ed uniforme bloccando il movimento; così l’energia si accumula negli anni, nei decenni, nei secoli, nei millenni, a seconda delle caratteristiche della faglia e delle rocce che essa taglia. Quando in un certo punto della faglia la resistenza della roccia viene superata dall’accumulo di energia, la molla scatta, i due blocchi si muovono improvvisamente uno rispetto all’altro e l’energia si propaga come un’onda dentro la roccia – e la terra trema.
E’ un fenomeno naturale. Inutile cercare cause assurde come il karma carnivoro della pasta all’amatriciana o dare la colpa ai gay (???) o chiedersi perché accada sempre di notte. E non venite a chiedermi se può essere colpa dello sfruttamento del sottosuolo, basta con queste esagerazioni!
Le conoscenze di cui sopra dovrebbero bastare per evitare i disastri: costruire strutture che possano resistere ai terremoti previsti in ogni area è possibile tecnicamente. Ma che fare dei centri storici di ogni paese italiano, ben più antichi di qualunque conoscenza sismologica e geologica? In certi casi ci si meraviglia di come costruzioni così antiche abbiamo resistito a così tanti terremoti del passato; ma spesso accade, come ad Amatrice e frazioni, che poco resiste all’intensità dei terremoti che le nostre montagne possono scatenare. E nessuno si è mai preoccupato di impedire alla popolazione di abitare i centri storici. Renderli antisismici deve essere una spesa immane. Ma non si dovrebbe avere questa come priorità? La vicina Norcia non ha subito molti danni – può darsi che dopo i terremoto del 1979 abbiano lavorato bene?
E’ un fenomeno naturale. Inutile cercare cause assurde o chiedersi perché accada sempre di notte. E non venite a chiedermi se può essere colpa dello sfruttamento del sottosuolo, basta con queste esagerazioni.
L’Italia si trova in una condizione poco invidiabile: l’Europa e l’Africa spingono una verso l’altra e l’Italia è in mezzo. Dove due continenti collidono si formano le catene montuose; Alpi ed Appennini si sono formati per questo. E’ un processo che si chiama orogenesi ed è stato lo stesso anche per le Dinaridi dei Balcani, l’Anatolia, i monti Zagros in Iran e l’Himalaya. Il confine tra i due continenti corre nel bel mezzo delle Alpi. Quasi tutto il territorio italiano è geologicamente sul continente africano (mi spiace per i leghisti, anche “Bozen” è in Africa). Una volta i due continenti erano separati da un oceano che chiamiamo Tetide. La crosta oceanica dell’Europa è stata inghiottita (in realtà si dice subdotta) sotto il continente africano. I sedimenti del margine europeo sono stati accatastati a formare il grosso delle Alpi. Poi è toccato alla crosta oceanica africana, che è sottoscorsa sotto i continente europeo, creando la catena sudalpina (Dolomiti e affini) e gli Appennini impilando i sedimenti del margine africano.
Quando la litosfera oceanica si immerge sotto un continente durante una collisione tettonica di questo tipo, il suo inarcarsi per sprofondare nella astenosfera, genera in superficie una fossa oceanica, come la famosa fossa delle Marianne. Tutti i sedimenti che la crosta oceanica trascina con se restano impilati nella fossa, assieme a innumerevoli frane sottomarine che provengono dalla piattaforma continentale che si sta avvicinando. I Monti della Laga erano lì, nella fossa che si riempiva mentre i sedimenti marini venivano accatastati a formare l’Appennino. Il territorio di Amatrice, oggi oltre i 1000 m sul livello del mare, si è formato nelle profondità di una fossa oceanica. Ora è al fronte della catena Appenninica che si accatasta (si “accavalla”) verso est perché la placca oceanica si immerge sotto di essa verso ovest. Per questo è ancora tormentata dai terremoti.
Qui sopra vediamo un modello “analogico” che simula la deformazione per compressione di un pacco di sedimenti stratificato orizzontalmente. E’ questo che accade nelle fosse di subduzione durante l’orogenesi. Questo è accaduto durante la formazione dell’Appennino e alcuni movimenti ancora continuano, anche di tipo diverso: il terremoto di Amatrice, come quello dell’Aquila e molti altri, è avvenuto lungo una faglia distensiva, non compressiva come quelle che vedete generarsi nel video sopra (che hanno scatenato il terremoto dell’Emilia) – accade alle catene montuose di “stiracchiarsi” alle spalle delle zone di massima compressione…
E’ la natura che lo fa, una natura ben più grande di noi, che possiamo solo studiare per conoscere e costruire di conseguenza in modo che le tragedie non accadano più.
Ogni piccolo movimento di questo che sembra un cataclisma geologico, è un terremoto. Tutto si muove ma a pochi cm l’anno, come un’unghia che cresce.
Quello di cui noi esseri umani ci rendiamo conto sono solo i terremoti. E’ tutto normale, non c’è niente di strano sotto, l’uomo non può provocare tutto ciò, è la natura che lo fa. Una natura ben più grande di noi, che possiamo solo studiare per conoscere e costruire, di conseguenza, in modo che le tragedie non accadano più.