Giradischi digitale Pioneer PD-S 603

Il mio primo giradischi digitale fu un Philips CD-16 (in basso) acquistato nella seconda metà degli anni 80. Mi fu venduto da un noto negozio di Roma come lettore con convertitore D/A basato sulla allora nuova tecnologia bitstream (detta “a 1 bit”), sempre della Philips, che all’epoca dichiarava di dotare i lettori CD budget di una sonorità di ben altro rango. Invece, come scoprii appena arrivato a casa, era un semplice CD con convertitore D/A a 16 bit, come si poteva facilmente evincere anche dal suo nome. Lo tenni lo stesso, anche perché ragionai che la Philips aveva inventato il CD, che era basato proprio su uno standard digitale a 16 bit. Poi mi piacque la sonorità, dato che da anni non avevo più un giradischi analogico (e quello che avevo sarà stato sempre starato, visto che all’epoca non ne sapevo nulla di regolazioni). E poi ero abituato ai registratori a cassetta come sorgente primaria, figuriamoci se la qualità del CD non sembrasse superiore….

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Philips CD 16

Qualche anno dopo, leggendo le riviste del settore, fui colpito dalla prova di un JVC XL-Z431 (in basso) che utilizzava la tecnologia bitstream per davvero. Il prezzo era estremamente invitante, poco meno di 200.000 lire, e le prestazioni promettevano di far impallidire i rivali. Vendetti il CD Philips e acquistai il nuovo JVC in coppia con l’amplificatore Onkyo A-8200 (in un negozio diverso, ovviamente). Quando a fine 91 aggiornai l’impianto con le casse TDL e l’amplificatore Unison Research, il pur valido ma modesto lettore JVC fece subito notare la sua inferiorità rispetto al resto dell’impianto. Ero neolaureato senza lavoro, sognavo di inserire nella catena lo splendido lettore CD Meridian 506, ma non potevo certo permettermi un altro componente da 1 milione e spiccioli. Rassegnato, cercai quindi tra le rimanenze di magazzino dei modelli appena usciti dal mercato venduti a prezzi decisamente inferiori.

JVC XL-Z431

Incappai in un Pioneer della serie Reference, il PD-8500, niente di eccezionale ma buona meccanica, peso non indifferente, base con struttura a nido d’ape, porta CD molleggiato e gli osannati convertitori D/A Burr-Brown a 24 bit (altro che 1 bit! Dopo qualche anno i convertitori multibit si erano dimostrati superiori, almeno in certi casi). Con 230.000 lire, nel gennaio 1993 andò a migliorare la fonte sonora del mio impianto, rimanendo l’anello debole, ma in misura minore. Potevo finalmente godere di ciò che potevano fare i miei adorati diffusori!

Pioneer PD8500 Reference

Qualche anno dopo, nel 2001, lo permutai (nello stesso negozio che mi aveva venduto il primo Philips) per un Cambridge Audio CD-6 usato, ottima meccanica, suono caldo. Ironia della sorte, montava convertitori Philips bitstream; i suoi successori sarebbero passati al 24 bit Burr-Brown, ma avevo ascoltato il CD6 rispetto a un Marantz di recente produzione e mi era piaciuto di più. Il Cambridge utilizzava tre alimentatori separati per le sezioni digitale, analogica, e ottica e disponeva anche di uscite bilanciate XLR (che non ho mai utilizzato). Me ne ero innamorato durante una permanenza di un mese a Leeds, in Inghilterra. Lo cercai usato al mio rientro e lo trovai nel famoso negozio a €600 (€200 più il Pioneer in permuta – ottima vendetta per il tiro giocatomi anni prima!). Lo splendido Cambridge Audio era il lettore top della gamma, costava 1 milione di listino ai suoi tempi (1996). L’impianto era finalmente bilanciato e mi tolsi molte soddisfazioni. Ma si trattava pur sempre di tecnologia anni 90, cosa che nel rapido progresso tecnologico digitale conta.

 

Cambridge Audio CD6

I modelli economici di oggi suonano decisamente meglio di quelli di 10 anni fa. Figuriamoci quelli di 15 anni fa! Dato che il mio vecchio lettore DVD stava stirando le zampe, cominciai a valutare qualcosa che solo pochi anni prima mi avrebbe fatto orrore: utilizzare un DVD per musica e film! Da qualche anno una casa americana che produce in Cina, la Oppo Digital, faceva parlare molto di sé per dei lettori DVD dalla qualità video eccezionale e costo incredibilmente basso. La stupefacente qualità video si deve a degli ottimi processori digitali che tempo fa esistevano solo come componenti esterni professionali a costi esorbitanti. Gli ultimi modelli sono in grado di interpolare le linee di una immagine DVD standard per riprodurla secondo le specifiche HD (upscaling). Non è la vera HD del formato Blue-Ray ma con uno di questi Oppo il film su DVD dà davvero il massimo. Ed è davvero il massimo, per quel che può importare a me della qualità video. Quel che mi interessa è la parte audio. Dopo qualche tempo qualcuno si accorse che i poco appariscenti lettori che tanto clamore avevano suscitato nel mondo della Home Theatre, capaci di leggere qualunque tipo di disco compreso ovviamente il normale CD audio, suonavano anche dannatamente bene. La realtà è che non è possibile che un lettore DVD da €150 surclassi completamente dal punto di vista sonoro un lettore CD progettato solo per quello e dal costo di €1000-2000. Il problema nell’alta fedeltà è che si tratta di sfumature, specie per quel che riguarda i lettori digitali. Il dettaglio e l’ariosità di un grosso lettore possono non significare nulla per molti, i quali certamente non spenderebbero mai centinaia, figuriamoci migliaia di euro per delle sfumature.

Anni prima ebbi l’occasione di tenere a casa per una settimana il primo lettore CD creato dalla Linn, che fece scalpore proprio perché il grande produttore scozzese è famosissimo per i suoi giradischi analogici e si era rifiutato fino ad allora di convertirsi al digitale. Per tenermelo per sempre avrei dovuto sborsare 5 milioni di lire! Lo confrontai a lungo con il mio Pioneer PD-8500 Reference. Era chiaro che suonasse meglio, ci mancherebbe, ma le sfumature che presentava in più non giustificavano la differenza di prezzo: 230 mila lire spese per il Pioneer (usato) contro 5 milioni per il Linn! E’ chiaro che il resto della mia catena audio, sebbene di tutto rispetto, valeva quasi 1/5 a componente rispetto al Linn, quindi non ero in grado di sentire ciò che il lettore scozzese era davvero in grado di fare, ma non avrei speso neanche 1 milione per avere quelle stesse sfumature in più. Nell’epoca in cui Linn è tornata a produrre giradischi solo analogici, gli Oppo permettonevano un suono incredibilmente di alta qualità a prezzi veramente molto bassi. Non sfiguravano davanti ai giganti proprio perché costavano così tanto meno, annientando completamente la concorrenza nella loro fascia di prezzo e anche molto di più. Ed inoltre permettoevano di riprodurre qualunque supporto digitale, anche Blue-Ray negli ultimi modelli (ma per questi il costo sale abbastanza). Nel 2010 ho trovato il mio Oppo DV-980H usato su eBay per €150 in condizioni eccezionali. Suona molto bene, almeno quanto, se non meglio, del mio Cambridge venduto su eBay per €85 ad un appassionato di vecchi lettori CD (ma me ne sarei pentito in seguito). Per quel che riguarda l’audio, è dotato di convertitore D/A a 192 KHz a 24 bit e può suonare SACD, HDCD e DVD Audio (formati nati morti che non userò mai). Insomma un affare, anche per l’ingombro visto che sostituisce pure il mio vecchio e mediocre DVD. In questo ha delle prestazioni eccezionali, una qualità video assolutamente al di fuori della categoria, grazie al processore video Mediatek che permette al 980H di interpolare le linee di un normale DVD per farle arrivare alle 1080 linee dell’alta definizione (porta i DVD a Full-HD, ma non legge i Blue Ray!). Inserendo un semplice codice si abilita il 980H a leggere DVD da qualsiasi regione del mondo. In più c’è la chicca di una presa USB frontale che mi permette di vedere foto o riprodurre filmati in formato DivX scaricati da internet e modulati dall’Oppo per migliorarne al massimo la qualità. Purtroppo niente musica liquida visto che per qualche assurdo motivo i progettisti ne hanno limitato le possibilità ai soli formati compressi.

Oppo DV-980H

Nel 2018 l’Oppo 980H smise di funzionare e non si accese più. Ho provato a sostituire un paio di condensatori che sembravano rovinati al mio occhio inesperto, ma poi ho notato che anche un chip operazionale sulla scheda di alimentazione era andato: gli mancava proprio un pezzo. Alla Oppo in California suggerivano che se che quel chip era danneggiato sarebbe stato necessario cambiare anche le altre schede. Hanno un’ottima offerta di assistenza sui vecchi lettori, spedizione compresa negli USA. Ma spedirlo andata e ritorno dall’Italia non era assolutamente conveniente.

E poi, ho davvero ancora bisogno di un lettore CD?

La migliore sorgente digitale non è quella, oggi. Suonare file da un computer attraverso un buon DAC dà sicuramente dei risultati migliori. Eppure molte compagnie ancora producono lettori CD. Cambridge Audio ha in listino un’ottima meccanica di lettura separata, la CXC. Potessi permettermela sarebbe per me un gradito ritorno a un lettore Cambridge Audio. Oggi mi pento amaramente di aver dato via per 85 euro il lettore CD6 per comprare l’Oppo. Prima che stirasse le zampe avevo acquistato un DAC, niente di che, un Pro-Ject DacBox E, il minimo della decenza come convertitore. Avevo così provato (anche se piuttosto raramente) anche io a godere della comodità della musica liquida suonando file dal mio MacBook Pro tramite l’applicazione Vox. Ed il CD6, oggi venduto – raramente – a ben più di 100 o addirittura 200 euro sarebbe stato un’ottima meccanica da accostare al DAC.

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Cambridge Audio D500SE

Così mi sono messo a cercare un vecchio lettore Cambridge Audio da usare come meccanica di lettura, giusto per nostalgia del mio vecchio CD6. Oggi come oggi l’ancor più vecchio CD4 è forse il più considerato, essendo stato progettato dal famoso John Westlake, poi passato all’Audiolab. Alla modica cifra che potevo spendere, i CD5 erano disponibili ma sono comunque precedenti al CD6. Poi mi capitò di leggere una ottima recensione di TNT-Audio, la mia rivista di riferimento, del Cambridge Audio D500SE. La Special Edition del D500, che ha seguito di poco l’uscita dell’edizione base, si distacca di molto dal progetto originale, qui pesantemente rivisto in partnership con Sony. Il D500SE è splendidamente costruito, solido all’esterno e ordinatissimo all’interno. Il DAC è centrato su chip Crystal CS4391 della Cirrus Logic ed arriva ad un upsampling di 24 bit/192kHz, davvero notevole per l’epoca (praticamente un DacMagic). Si parla comunque di un progetto del 2002, ere geologiche fa nel campo dell’audio digitale. Di contro se ne trovano a buon prezzo se con qualche difetto da mettere a posto. Se i difetti non sono insormontabili e non riguardano la meccanica di trasporto o il laser, possono tranquillamente fare da lettore in unione con convertitore esterno più moderno e allo stesso tempo ricordarmi il vecchio CD6.

Trovai un D500SE con le uscite analogiche non funzionanti ma con quella digitale a posto a 50 auro. Il cassetto porta CD aveva a volte qualche problema ad aprirsi ma di solito sono cose che si risolvono facilmente. Ho dovuto sostituire il cassetto e la cinghia del D500 con delle parti prese da un D300. Il carrello porta CD aveva la piastra frontale spostata in alto, cosa che ne impediva spesso l’apertura. La cinghia era rigida per l’età. Ho preso carrello e la cinghia dal D300 e li ho montati sul D500. Immediatamente ha ripreso a funzionare anche se solo come meccanica di lettura connessa al Dac esterno. Ma qualcosa non mi ha mai convinto sul reale funzionamento della macchina.

L’interno ottimamente assemblato del D500SE in cui spiccano il trasformatore toroidale e i servo meccanismi progettati da Sony in esclusiva per Cambridge Audio

Anche se la tecnologia digitale in 20 anni ha fatto passi da gigante, poco male, il D500SE sembra essere un ottima meccanica da trasporto Sony con servo meccanismo appositamente progettato. Il lettore è dotato di uscita digitale BNC e Toslink. la prima è considerata la soluzione migliore, superiore anche alla RCA (la ottica è lo standard peggiore, da usare solo se non c’è altra scelta). Ho preso quindi un buon cavo RCA-BNC e ho connesso il D500SE al mio umile ma onesto Pro-Ject DacBox E.

Pioneer PD-S 603

Ma la mancanza di un telecomando, il display debole e povero, i dubbi sullo stat odelel meccaniche mi hanno spinto a cercare ancora. In realtà mi serve solo un lettore, andrebbe bene qualunque moderno Blue Ray con uscita digitale. Ma non mi piacciono. Ripensando ai miei CD passati, la robustezza del Pioneer PD8500 è ancora un bel ricordo. Si trova raramente usato e a prezzi esagerati. Ma ho trovato interessante la serie PD-S degli stessi anni 90: un’idea Pioneer era stata quella di inveritre il sistema di lettura e far ruotare il CD con il lato contenente i dati verso l’alto, rendendolo più stabile e in un certo senso più simile all’idea di un disco. Ho trovato sull’eBay tedesco un PD-S603 in ottimo stato (con telecomando!). Purtroppo non ha una uscita digitale SPDIF ma solo ottica – pazienza, lo connetto via toslink al DacBox E.

Il mio impianto meriterebbe un lettore CD di ben altro lignaggio (o forse solo un DAC superiore). Un lettore Unison sarebbe l’ideale ma Rega Apollo o Meridian, il mio sogno nel cassetto, non sarebebro neinte male.

Possibilità future

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La cruda realtà odierna imporrebbe l’utilizzo del computer come migliore sorgente digitale o di un network player. La Cocktail Audio offre dei modelli ottimi, in grado di fare tutto, dallo streaming da Spotify e simili, all’estrazione e archiviazione automatica dei file dai CD mentre li sta suonando. Sarebbe davvero l’ideale. Il primo modello, X10, è difficile da trovare usato. I successivi costano davvero molto per me ora (X30 in alto). Connesso ad un ottimo convertitore digitale-analogico sarebbe una sorgente comoda e di qualità.

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Insomma, la cosa intelligente da fare è comunque riversare su un grosso hard disk tutta la discografia in alta risoluzione e collegarlo ad un lettore di rete con un buon convertitore D/A (come il Metrum Acoustics DAC Quad qui in alto) a cui collegare all’occasione anche il mio MacBook Pro con cavo ottico toslink.

Certo, rimane il sogno di un lettore CD dedicato di alto lignaggio tra i marchi Unison Research, Astin Trew, Meridian, Audio Analogue, Rega. Dal mio punto di vista, archiviare la discografia su hard disk non sembra una cosa tanto tranquilla: mi preoccuperebbe il guasto informatico imprevisto, l’idea di poter perdere tutto l’archivio in un batter d’occhio. Mi piace il supporto fisico (prediligo il vinile!), anche se mi alletta l’idea di un formato digitale “liquido” superiore al CD, che sembra sia nella fase del tramonto. Si diceva anche del vinile che fosse finito, ma continuo ad ascoltare LP (così come a fare foto su pellicola), quindi cosa ci sarebbe di strano a rimanere legato anche al supporto CD ed aggiornare la mia sorgente digitale con un lettore di alto lignaggio? Forse niente. Ma a quel punto si potrebbe prefigurare di nuovo il Made in Italy: Unison Research Unico CD Primo.

Gode di recensioni a dir poco fantastiche, ha uno stadio di uscita a valvole ed una sonorità che ricorda il vinile. Può essere utilizzato anche come DAC tramite un ingresso digitale coassiale, nel modello più recente (ma meno “raggiungibile”) affiancato persino ad una porta USB. Così potrei sperimentare parallelamente la musica liquida, sebbene alcuni sostengano che la qualità dell’ascolto non sia poi così legata alla densità dell’informazione digitale (insomma, pare che lettori CD di un certo calibro non facciano desiderare i formati HD più di tanto). Per quanto non abbia amato particolarmente lo standard CD, oggi come oggi i dischi in vinile costano una assurdità e comunque ancora non mi dispiacerebbe continuare a cambiare disco nel lettore piuttosto che organizzare playlist col computer.

 


< Il giradischi Thorens TD-160

Il Cambridge Audio D500SE su tnt-udio.com.
Il Cambridge Audio CXC su tnt-audio.com.

Il DV-980H sul sito Oppo Digital
Recensione dell’Oppo DV-980H su steo.it

Geoff Husband confronta i lettori Oppo 980H e 983H su tnt-audio.com
Bebo Moroni confronta i lettori Oppo 970H, 980H e 983H su videohifi.com
Oppo – l’alta definizione a basso prezzo, su lastampa.it
Recensione del 980H su prillaman.net

Il convertitore D/A Metrum Acoustics Octave su tnt-audio.com