Le basi:
1 – I diffusori vanno posizionati lungo la stessa parete della stanza ad una certa distanza da essa, anche più da quelle laterali (non negli angoli!).
2 – E’ bene arredare la stanza con mobili assorbenti (divani, poltrone, cuscini, mobili in legno non vuoti, libri, quadri senza vetro, tende che coprano le finestre, tappeti davanti ai diffusori)
3 – I tweeter devono essere all’altezza delle orecchie dell’ascoltatore (i diffusori devono stare in piedi, non coricati!).
4 – Tra i diffusori e l’ascoltatore non ci devono essere ostacoli al suono. meglio se anche lo spazio tra i diffusori è libero.
Questo è il minimo! Altrimenti è inutile proseguire la lettura…
Il principale responsabile del suono di un impianto HiFi (dopo la stanza d’ascolto) è la coppia (= 2 -> DUE!) di diffusori. E’ bene cominciare da essi per assemblare un nuovo impianto: si scelgono i diffusori che ci interessano di più o che meglio si adattano alla nostra situazione, alla stanza, al portafogli, ecc., e poi si accoppiano all’amplificatore che meglio si adatta loro. Se li abbiamo già in casa è bene capire al più presto se è il caso di tenerli e costruire intorno ad essi il nuovo impianto (o migliorare quello esistente), o se rivenderli finché si è in tempo e prendere qualcosa che ci aggrada di più. E’ anche bene concentrare la maggior parte del budget disponibile sull’acquisto dei diffusori, tale è il loro impatto sulla qualità finale dell’impianto.
Come sono fatti
Universalmente noti come “casse”, i diffusori consistono in un sistema di altoparlanti atto a riprodurre buona parte delle frequenze udibili dall’orecchio umano. Dico buona parte perché non è facile trovarne di capaci a riprodurre le frequenze più basse dell’udibile. L’orecchio umano è sensibile a frequenze che vanno dai 20 ai 20000 Hz (cicli al secondo) ma questi due estremi non sono davvero udibili da tutti. Con l’età la capacità di rilevare certe frequenze, specie le più alte, si attenua lentamente. Va detto, per la precisione, che poche sono le incisioni che contengono i 20-40 Hz (così come gli strumenti musicali capaci di raggiungerli). Per “scendere” davvero alle frequenze più basse udibili, un diffusore deve di solito essere piuttosto ingombrante dato che il suo mobile deve fare da cassa di risonanza agli altoparlanti, in particolare al woofer, quello appunto che riproduce i suoni più “cupi”.
Gli altri altoparlanti potrebbero anche fare a meno della cassa, ma in genere vi vengono montati lo stesso. Nei sistemi più semplici troviamo solo due altoparlanti per diffusore: il woofer ed il tweeter, quello dedicato alle frequenze medio-alte. Un circuito di “crossover” fa da filtro e distribuisce le frequenze medio-alte al tweeter e quelle medio-basse al woofer. C’è stato un tempo in cui andava molto di moda il midrange, un altoparlante dedicato alle frequenze medie, ma ciò complicava di più la progettazione, in particolar modo del filtro, e col tempo è stato quasi abbandonato nei sistemi economici (non in alcuni di fattura eccelsa come le italiane Sonus Faber Domus Gran Piano nella foto in alto, con doppio woofer, bass reflex e midrange). Per la scelta delle casse del nostro ipotetico primo impianto è bene però rimanere su diffusori a due vie anziché tre, per pura semplicità nella ricerca di componenti per muovere i primi passi nell’esperienza HiFi.
Usato sicuro? Si…
Essendo i diffusori pressoché indistruttibili se non maltrattati, il mercato dell’usato offre ottime occasioni. Tenete presente che diffusori moderni presentano normalmente una buona profondità, per meglio caricare il woofer, in genere superiore alla larghezza, che tende ad essere la minima possibile allo scopo di minimizzare le interferenze della superficie anteriore con l’onda emessa dagli altoparlanti. Occhio alla membrana degli altoparlanti che può essere soggetta a crepe o alterazione col tempo e con l’esposizione all’umidità. Il woofer deve avere il cono integro e deve essere capace di muoversi liberamente senza attriti o strani rumori. Basta sincerarsene muovendolo con un dito. Se il modello è ancora in produzione o la casa costruttrice offre ancora assistenza, può valere la pena sostituire gli altoparlanti difettosi. In altri casi si può ricorrere a riparatori professionali quali Canini Altoparlanti o Vittorio Franchi. Come marchi, l’italiana Indiana Line offre diffusori di ottimo livello a prezzi irrisori anche nel nuovo, altrimenti Opera (in basso, le Quinta), Aliante, Chario solo per far nomi ancora italiani (vi sorprenderà ma in Italia ci sappiamo fare in quanto ad HiFi – e benissimo!).
Bisogna fare attenzione all’abbinamento con l’amplificatore: diffusori dal temperamento “caldo” andranno bene con amplificatori dal suono più chiaro, dettagliato. Mettere insieme ampli e casse con lo stesso temperamento rischierebbe di esagerare; meglio abbinare caratteri opposti per ottenere un suono più equilibrato.
I diffusori poi si distinguono per le diverse impedenze e sensibilità; un’impedenza bassa (4-6 Ohm) costringerà l’amplificatore ad erogare molta corrente e bisogna sapere se ne è in grado. La sensibilità, o efficienza, di un sistema di altoparlanti, misurata in decibel (dB), esprime la capacità di volume sonoro a 1 Watt a 1 m di distanza. Casse a bassa sensibilità (85-88 dB) necessitano di più Watt; casse ad alta sensibilità, maggiore di 90 dB, non ne hanno bisogno. Le casse non hanno potenza, non amplificano il segnale, lo trasducono soltanto, ossia da elettrico lo fanno diventare sonoro. L’indicazione di potenza sulla loro etichetta sta a suggerire quella massima consigliata degli amplificatori ad esse abbinabili. La potenza in Watt delle casse è una grandezza priva di senso…
Torri o mini (= da pavimento o … orrore… libreria)?
Di solito si decide il modello di diffusori in base al budget e allo spazio disponibile. Tipicamente ci troveremo a scegliere tra diffusori da pavimento o da libreria. I primi, le cosiddette “torri”, sono decisamente i migliori in quanto a ricostruzione della scena musicale ed estensione in gamma bassa.
Il posizionamento in libreria di diffusori più piccoli comporta una serie di problemi dovuti più che altro alle risonanze che si generano appoggiando o avvicinando troppo i diffusori alle pareti della stanza o a quelle della libreria ed alla mancanza di “aria libera” attorno ad essi (oltre che alla poca rigidità nei ripiani delle librerie). Un diffusore deve “respirare”, ha bisogno di spazio e questo pone qualche problema, diciamo così, di arredamento…
Le casse da libreria, chiamate “bookshelf” in inglese (ad esempio le splendide Sonus Faber Electa Amator in alto), sono in realtà progettate per essere poggiate su appositi piedistalli, meglio se disegnati proprio per quella coppia di casse. L’ideale è posizionare i diffusori ad una altezza tale che i tweeter siano al livello delle orecchie dell’ascoltatore seduto (in genere non è previsto che l’ascolto HiFi serio si svolga camminando per la stanza). I diffusori da pavimento sono più semplici da posizionare dato che non necessitano di piedistalli, sono già “all’altezza”. Il loro ingombro può creare problemi dato che, come qualunque altro tipo di casse, vanno posizionati ad una certa distanza dalla parete di fondo, diversa da quella dalle pareti laterali, e senza niente tra i diffusori stessi. Capite bene che in libreria questo non avviene e quindi, visto che per il miglior uso di diffusori “bookshelf” andrebbero utilizzati i piedistalli, le differenze di ingombro con quelli da pavimento si annullano. A un certo punto ci si potrebbe chiedere perché rinunciare a diffusori da pavimento, ma spesso si è costretti per non alterare troppo l’arredamento di casa. Ricordiamo però che la scena sonora e la qualità generale di un diffusore a torre è sempre superiore…
Ma quanti “bassi”?
La più grande differenza acustica tra i due tipi di diffusori è la risposta in frequenza nella parte inferiore dello spettro udibile, ossia la capacità di riprodurre le frequenze più basse, dove i diffusori da pavimento eccellono. Ma la maggior parte dei diffusori bookshelf utilizza un sistema di esaltazioni dei bassi piuttosto efficace, detto “bass reflex” che li aiuta a superare i loro limiti fisici. In pratica l’onda che il woofer emette all’interno della cassa viene incanalata in un tubo che ne fa uscire l’aria all’esterno in perfetta sincronia con l’onda che il woofer emette frontalmente, esaltandone l’ampiezza. In questo modo diffusori di piccole dimensioni, con woofer molto piccoli, possono permettersi di scendere a frequenze impossibili rispetto a casse di pari dimensioni completamente chiuse, dette a sospensione pneumatica. Nei diffusori un po’ più grandi la funzione del tubo di accordo reflex può essere ottenuta anche da un altoparlante passivo, un woofer identico a quello attivo ma senza l’elettronica, che vibra in sincronia con quello attivo. In alcuni diffusori da pavimento questa tecnica è a volte sostituita da un complicato labirinto interno al mobile che ottiene lo stesso l’effetto di sincronizzare l’onda posteriore con quella anteriore ma con risultati decisamente superiori.
Il sistema è detto a “linea di trasmissione” (come le inglesi TDL Studio 4 in alto a destra) e può pero essere piuttosto costoso rispetto a un progetto a bass reflex, ma è meno ingombrante a parità di frequenze basse riproducibili; di solito si tratta di sistemi a bassa sensibilità, quindi necessitano di un amplificatore ben “dotato”, ma la qualità della loro gamma bassa è notoriamente più elevata. L’inglese IPL fornisce diffusori a linea di trasmissione in kit, con un risparmio davvero notevole sui costi. Un’altra soluzione può essere quella di un sistema subwoofer+satelliti: una cassa mono un po’ più grande per le frequenze più basse, nascondibile (entro certi limiti) in un angolo o dietro un mobile, e una coppia di mini diffusori deputati solo alla gamma medio-alta. È sicuramente la scelta a più basso impatto ambientale sull’arredamento di casa, ma la meno felice rispetto ai canoni dell’Alta Fedelta, anche per le difficoltà di accoppiamento di sub+satelliti dovute alla scelta delle frequenza di incrocio.
Quindi, per un buon suono una buona coppia di diffusori bookshelf usati è sicuramente un primo passo accettabile, ma sono personalmente dell’avviso che un vero sistema HiFi debba essere in grado di riprodurre al meglio l’intera gamma di frequenze udibili. I teorici delle piccole casse sostengono che una gamma bassa troppo estesa impedisca di fruire soddisfacentemente della gamma medio alta. Questo può forse essere vero se si è costretti in ambienti molto risonanti o a spese molto contenute sui diffusori, ma se questi sono delle torri fatte bene non vedo perché i bassi dovrebbero disturbare gli alti. Se lo fanno vuol dire che le casse non sono poi così buone o non sono state posizionate bene, magari in una stanza arredata male… Teniamo anche presente che i diffusori a torre (da pavimento), magari italiani come le ottime Sonus Faber Toy Tower (a lato), offrono tutt’altra scena sonora grazie proprio alle loro dimensioni.
Diffusori di ottima fattura si possono trovare a prezzi invitanti e possono riprodurre un suono davvero godibile anche se sono piuttosto datati. Cerchiamo di posizionarli bene (meglio se sono da pavimento), di tenerli a debita distanza dalle pareti e in modo che tra di essi ci sia solo aria…
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