Questo quadretto carino è da sempre nella nostra casa – intendo da quando vivo con mia moglie (2005). Lei lo aveva già da diversi anni prima e ci tiene molto. E’ una vecchia illustrazione di inizio novecento, realizzata per la ditta francese F-L Cailler, produttori di cioccolato. Ne abbiamo una stampa su lastra metallica appesa ad una parete in cucina. Che c’è di strano?
Qualche giorno prima di scrivere questo post, avevamo un amico a cena. Ad un tratto il nostro ospite nota qualcosa che noi in 10-15 anni non avevamo mai notato…
In questo quadretto di inizio ‘900 c’è il simbolo del bluetooth! Potete vederlo a sinistra dei piedi della ragazzina vestita di rosso. Non so se ero più meravigliato del fatto che il simbolo fosse lì o che non l’avessimo mai notato prima.
Io ho la scusa di essere miope dall’età di 6 anni, ma certo è strano che non ce ne fossimo mai accorti. Ed è anche chiaro che non è stato aggiunto: qualunque immagine di questa illustrazione troviate su internet presenta il simbolo bluetooth, così come la stampa nella nostra cucina. Il bluetooth non esisteva certo all’epoca della illustrazione, che dovrebbe risalire all’incirca al 1928. Una rapida ricerca Google per immagini ed il nostro ospite rintraccia immediatamente l’autore, il livornese Leonetto Cappiello (1875-1942), uno dei padri del moderno cartellonismo pubblicitario italiano e il più innovativo del periodo, tanto da essere ritenuto l’inventore del poster. Si è traferito a Parigi all’inizio del ‘900 ed è rimasto in Francia tutta la vita. Ha fatto diverse illustrazioni anche per Campari e Fernet Branca. A quanto si riesce a vedere via internet, il simbolo bluetooth appare solo nel cartellone per la cioccolata al latte Cailler… Perché?
Dal canto mio, ho ripreso un po’ di dignità riconoscendo nello stile del simbolo bluetooth quello delle antiche rune, un alfabeto usato dalle antiche popolazioni germaniche (Vichinghi, Angli, Juti e Goti). In Italia le uniche iscrizioni runiche risalgono al tempo dei normanni e si trovano nel sud della penisola. Le rune probabilmente derivano da una scrittura appartenente al gruppo delle cinque principali varietà di alfabeto italico, derivato dall’alfabeto etrusco. La vera origine delle rune risale alla colonizzazione greca dell’Italia meridionale in particolare alla città di Cuma, luogo di incontro tra greci ed etruschi, dove questi ultimi appresero l’alfabeto. La tradizione scandinava attribuisce a Odino il dominio delle rune, quali sorgenti magiche di ogni potere e sapienza (Wikipedia).
In particolare, il simbolo del bluetooth è composto da due segni runici combinati che, nel nostro alfabeto, corrispondono alle lettere H (Hagalaz) e B (Berkana). Infatti il nome bluetooth è ispirato a Harald Blåtand (Harold Bluetooth in inglese), re Aroldo I di Danimarca (901 – 985 o 986), abile diplomatico che unì gli scandinavi introducendo nella regione il cristianesimo. Era anche un noto mangiatore di mirtilli e per questo aveva sempre i denti blu (blue tooth). Gli inventori della tecnologia (presso la svedese Ericsson) devono aver ritenuto che fosse un nome adatto per un protocollo capace di mettere in comunicazione dispositivi diversi: così come il re unì i popoli della penisola scandinava con la religione, la Ericsson riuscì a metter d’accordo Nokia, IBM, Toshiba ed Intel allo scopo di sviluppare un unico standard di scambio dati wireless. Del resto sembra che il primo dispositivo bluetooth fosse anche blu ed a forma di dente…
Ok. Quindi la svedese Ericsson, che ha inventato il bluetooth, ha pensato bene di utilizzare il soprannome di un mito scandinavo capace di mettere in comunicazione i popoli e come simbolo ha usato le sue iniziali in alfabeto runico. Ma che ne sapeva Leonetto Cappiello agli inizi del 20° secolo che quello che oggi concosciamo come simbolo del bluetooth erano le iniziali di un re nordico del 10° secolo? E perché le ha inserite in una sua illustrazione che era la pubblicità di una cioccolata al latte? La cioccolata unisce i popoli? Mangiando cioccolata ci facciamo i denti marroni come Harold se li faceva blu coi mirtilli? Effettivamente, nell’immagine, il bimbo (bimba?) a destra imbocca col cioccolato la bimba a sinistra; il bimbo ha dietro di sé un pallone e la bimba, che per la sua golosità si sporcherà i denti di cioccolato come il re danese se li sporcava di mirtilli, ha dietro di sé le iniziali di Harold “denti blu”. Mah…
Francamente mi sfugge la “connessione”…
Forse la spiegazione più (im)probabile è che qualche burlone abbia alterato il file di stampa inserendo il simboletto ed oggi, tutte le stampe successive, tutte le immagini che troviamo su internet, vengono da quel file. Il bluetooth è stato lanciato agli inizi degli anni 2000 e forse la nostra stampa è posteriore, così come tutti i file dell’illustrazione di Cappiello che si trovano oggi su internet? O è l’originale di Cappiello a contenere il simbolo runico? E come mai Cappiello, che non necessariamente doveva conoscere la storia di Aroldo I di Danimarca, nel 1928 ha avuto la stessa idea della Ericsson nel 2000 di unire i simboli runici corrispondenti ad H e B? Magari era un appassionato di rune ed esoterismo…
Dal sito Runemal.org si evince che la runa H (Hagalaz) è simbolo di pulizia, epurazione, spazio per la crescita, accettazione, coraggio, eventi passati, lasciar andare, inconscio, sperimentazione, esami, analisi, prove. Una amica che si diletta con le rune mi dice che nel terzo Reich era usata dal capo delle SS Himmler, noto esoterista, come simbolo di fede; ma è anche una runa che gli alchimisti chiamavano “collante”, qualcosa che lega tutti gli elementi (“stranamente” proprio l’idea base del bluetooth). Nell’illustrazione di Cappiello la troviamo con la B (Berkana), simbolo di bontà, fertilità, donna, amore, nascita, riproduzione, crescita, guarigione, recupero, ringiovanimento, bambini, nuovi inizi. Insieme potrebbero indicare una cioccolata sublime e l’autore, magari esoterista, le avrebbe inserite di proposito per dare una forza subliminale alla pubblicità. O più banalmente ha inserito un pallone per farci capire che quello a destra è il maschietto, e più cripticamente la runa Berkana, simbolo di amore, donna, riproduzione, per indicare che quella a sinistra è la femminuccia…
Ma c’è altro: i significati esoterici di Hagalaz (unione) e Berkana (vita, energia) mi ricodano tanto quelli di Ai e Ki. Sia io che mia moglie, nonché l’amico ospite a cena e l’amica che conosce le rune, siamo praticanti di Aikido, disciplina giapponese che persegue l’unione con l’energia vitale dell’universo, creata da un grande marzialista, filosofo e certamente anche esoterista. Nulla è a caso…
Ma rimane anche un altro mistero. Cercando su Google eventuali relazioni fra bluetooth, le rune, Leonetto Cappiello, si arriva alla Ginco 3000, una azienda romana che si occupa di mobile marketing e bluetooth marketing; tra i suoi partner vi è la Bluegiga Technologies Ltd., azienda finlandese specializzata in comunicazione bluetooth.
La Ginco 3000 la potete trovare in viale Leonetto Cappiello 26, Roma…
Un brivido nella schiena – poi il web corre in aiuto: poco dopo la pubblicazione di questo articolo, un altro aikidoka ci tranquillizza. C’è stato un errore nella prima ricerca per immagini di Google. Ci fanno notare che l’autore del cartellone pubblicitario non è Cappiello, ma lo svizzero Karl Bickel (1886-1982, a lato) le cui iniziali in stile runico appaiono come sua sigla nelle opere. Tutto più semplice ora. Il simbolo bluetooth, pensato come iniziali di Harold Bluetooth in simboli runici, è identico alla firma di Karl Bickel, che evidentemente doveva conoscere le rune anche lui…