Un anno con l’Alfa 159

Normalmente un’Alfa Romeo si sceglie con il cuore, non con la ragione. Questo tema veniva usato anche in una vecchia pubblicità Alfa Romeo. Infatti anche la mia scelta è stata puramente di cuore, se non per qualche punta di razionalità. In pratica la domanda è: perché acquistare un’auto così vecchia e per certi versi inquinante? Una prima mia risposta personale potrebbe essere: perché io cercavo un Alfa Romeo, non un’automobile in genere. Ci sono anche modelli più recenti tipo la Giulietta, ma si trovavano come minimo al doppio del prezzo. Quindi la scelta obbligata era un’Alfa 159.

Il problema è che l’Alfa 159 è un modello che è uscito di produzione nel 2011 ed è stato sostituito dalla Giulia solo nel 2016; quindi le alfa 159 nel mercato dell’usato avranno certamente parecchi chilometri sul groppone. Sempre per motivi economici avrei dovuto scegliere un motore diesel, per via del basso costo del carburante. È vero che i motori multijet montati sulle auto del gruppo Fiat sono praticamente eterni e ne avevo avuto già esperienza con l’Alfa 156 e con la Fiat bravo. Ma acquistare una 159 usata che come minimo avrebbe avuto 13 anni era comunque un bel rischio. Mi sono deciso solo perché ho trovato un annuncio di un alfa 159 in buone condizioni di proprietà di un meccanico, titolare di officina, chiaramente appassionato dell’auto e che per sua dichiarazione l’aveva mantenuta in modo maniacale, avendo fatto una serie di lavori (purtroppo frizione esclusa) che vanno fatti su motori multijet di questo tipo e di questa età. Mi sembrava l’unica occasione a portata di mano per abbassare il più possibile il rischio di un acquisto di un’auto con così tanti anni sulle spalle.
E questo è l’unico motivo in cui rientra un po’ di razionalità nell’acquisto della mia attuale alfa 159.


Per il resto, il motivo principale è semplicemente perché mi piace tantissimo, mi piace e mi è sempre piaciuta la linea estetica di questo modello, disegnato interamente da Giorgetto Giugiaro, che aveva anche ridisegnato il frontale della seconda serie della Alfa 156 che ho avuto in precedenza. Fermo restando che ancora oggi quando vedo una Alfa 156 sport wagon simile a quella che avevo mi pento un po’ di averla data via, l’Alfa 159 è sempre stata un’auto che ha attirato il mio sguardo ad ogni passaggio. In particolare il frontale ha un design accattivante, ancora oggi all’avanguardia, tale da non sfigurare per niente anche se confrontato con l’attuale Alfa Romeo Giulia! L’assetto di guida dell’auto è anch’esso impeccabile, le prestazioni sono estremamente soddisfacenti. La sicurezza è al top nonostante l’età. Sapere che l’auto può impegnare qualunque tipo di curva a velocità anche molto elevate senza scomporsi minimamente non vuol dire che io ci diverta facendo follie per strada, ma semplicemente mi fa sentire molto, mammut sicuro quando sono in viaggio con quest’auto.
Per altri versi, questa era un’auto che non convinceva, agli inizi, neanche sottoscritto: mi sembrava un po’ troppo grande e pesante per essere la sostituta della alfa 156, sembrava più la sostituta della 166. Infatti questa era stata la prima idea del gruppo Fiat quando aveva messo in cantiere questo progetto. L’abbandono del gruppo General Motors e della Saab, che avevano ideato il progetto assieme a Fiat, ha fatto sì che il gruppo italiano dovesse ridurre il progetto a sostituzione del modello più piccolo, quindi della 156. Purtroppo i motori a benzina, prodotti dal gruppo General Motors rimasero parte del progetto. E questo è già bastato a decretare un insuccesso presso gli alfisti. Nel mio caso particolare, il motore è ovviamente un italianissimo multijet che è stato anche il programmato per acquistare più sprint su tutte le marce diminuendo anche i consumi e l’affaticamento. Se uno può lamentarsi delle condizioni e del peso di quest’auto, c’è sempre il fatto che, anche senza le modifiche alla centralina, il rapporto potenza su peso rispetto a quello della mia precedente Alfa 156, considerata più snella e scattante perché è più piccola e leggera, è comunque favorevole all’Alfa 159, le cui prestazioni sono superiori.


Se per molti l’Alfa 159 non è stata una vera alfa, in realtà la sua linea esterna, suoi interni ricordano Alfa Romeo in tutti i particolari. Dovrei dire che urlano Alfa Romeo da ogni angolo! La linea è ripresa da un modello speciale che era stato creato dalla Zagato, chiamato SZ. L’auto è molto aggressiva, con un frontale basso e largo con tre fari per lato accanto al classico scudetto Alfa Romeo. Ha un atteggiamento cattivissimo, nel senso sportivo della parola, ricorda un felino all’attacco. Gli interni, e nel mio caso personale mi fanno sentire davvero a casa, ricalcano le linee classiche Alfa Romeo: volante sportivo a tre razze, quadro comandi con tachimetro e contagiri circolari con le classiche “palpebre“ che esistono in Alfa Romeo degli anni 60. Anche i vari oblò delle bocchette di areazione e degli strumenti di controllo della temperatura dell’acqua e l’orologio, sistemati nella plancia centrale, sono inclinati verso il guidatore come quelli di una volta.
Ero assolutamente soddisfatto della Bravo che ho acquistato subito dopo aver dato via la amatissima Alfa 156. La bravo mi piaceva per tantissimi motivi, mi è sempre piaciuta la sua linea da quando è uscita, la preferisco totalmente a una Volkswagen Golf della sua stessa età (e anche quelle recenti). Sembra una follia, ma in realtà non vedo proprio cosa gli manchi rispetto alla concorrente tedesca. È stata un’auto anch’essa di scarsissimo successo, ma io non riesco proprio a capire il perché.

Detto questo a me mancava il fatto di sedermi alla guida di un Alfa Romeo. Sembra una stupidaggine, ma per qualche motivo le Alfa Romeo mi fanno sentire a casa, mi ricordano in qualche modo i vecchi tempi, tempi in cui il ritmo della vita era completamente diverso, non c’era Internet, non c’erano i computer, non c’erano i cellulari. Anche se non sono assolutamente il tipo che rifiuta la tecnologia, mi manca il ritmo lento di quei tempi, di quando io ero un ragazzo cresciuto con il sogno di imparare a guidare la macchina. A quell’epoca significava diventare grandi, maggiorenni, prendere la patente e essere quindi più autonomi. Saper guidare bene era cosa degna di stima. I giovani d’oggi, lo vedo a partire da mio figlio, non sono così interessanti ad imparare a guidare, sono pronti a farsi portare da auto che si guidano da sole mentre possono tranquillamente continuare a consultare lo schermo del loro dispositivo. Lo schermo è diventato anche parte integrante del quadro comandi delle auto. Le pubblicità recitano addirittura la risoluzione e le dimensioni dello schermo e le capacità di connessione Internet delle automobili. Roba che fa ridere chi è abituato a sentir parlare di prestazioni, tenuta di strada, velocità massima, del tempo impiegato per compiere 100 m, per raggiungere i 100 km/h eccetera. Invece oggi è importante la connettività dell’automobile e la risoluzione dei suoi schermi! Invece io voglio guidare, voglio che la cosa sia un piacere, non mi interessa nulla di connettermi ad Internet col quadro strumenti della mia automobile; ovviamente sono di un’altra generazione, ho compiuto quest’anno sessant’anni ed è un anno che guido di nuovo un’Alfa Romeo e l’Alfa Romeo è stata sempre piacere di guida, prestazioni elevate, tenuta di strada e, per qualche motivo, il suo aspetto, sia all’interno che all’esterno, ricorda le auto, o meglio le Alfa Romeo, che si costruivano in un’epoca in cui la connettività Internet di un’automobile non significava assolutamente nulla, non esisteva proprio. Alfa 159 non è per niente connessa. L’elettronica fa la sua parte, ma semplicemente nella centralina computerizzata che regola le prestazioni del motore; per il resto il precedente proprietario aveva aggiunto il connettore Bluetooth al vecchio lettore CD di serie, così posso connettere il mio telefono cellulare e ascoltare la musica in streaming, sì, da Internet, mentre viaggio – anche se l’auto ha quasi vent’anni…… E non mi serve altro dal punto di vista informatico, anche se l’informatica è il mio lavoro (non sono certo un sessantenne imbranato, anzi!).


Quando sono alla guida di un’Alfa Romeo, a partire dalla mia, provo delle sensazioni completamente diverse che su un’altra auto; anche se molto più nuova non c’è proprio paragone, anche solo a pensare al design degli interni, oltre che all’estetica assolutamente all’avanguardia rispetto alle altre case automobilistiche. Le linee estetiche ricordano le Alfa Romeo che hanno reso famoso questo marchio, che hanno fatto la storia dell’automobilismo. Avere di fronte a me la plancia di un Alfa Romeo, anche di vent’anni, mi fa sentire queste sensazioni, sento di essere a casa, di essere in contatto passato, forse perché il futuro dell’automobilismo non mi piace. Piegandosi al mercato Alfa Romeo sta producendo mini SUV – ok la Stelvio, comunque dicono abbia impostazione così sportiva da essere guidabile quanto una berlina. Ma la Tonale e ancor peggio la Junior non sembrano assolutamente delle Alfa Romeo. Non danno quelle sensazioni che provo quando mi siedo dietro il volante della mia vecchia Alfa 159. Probabilmente le proverei anche in Giulia, ma non è necessario arrivare a spendere tutti quei soldi.

“Orologio”, “Acqua,” sono le etichette della strumentazione di bordo che riportano ai tempi in cui le cose erano fatte in modo diverso. Gli strumenti sono analogici ci sono davvero le lancette che si muovono e indicano velocità e i giri al minuto. Oggi le Alfa moderne hanno dei monitor che ridisegnano l’aspetto circolare dei controlli automobilistici dandogli l’aspetto di quelli di una volta, ma sono riproduzioni digitali. Sembra che la cosa sia inevitabile, chi si metterebbe più a costruire strumentazione analogica con lancette! Probabilmente neanche esistono più. Non credo esistano allestimenti vintage che prevedano l’utilizzo di strumenti analogici a lancetta sulle auto moderne. Anche la Ferrari ha il quadro comandi digitale. Sarà nostalgia di una persona che comincia a essere anziana? Ho sessant’anni e mi piace l’idea di guidare auto di quando ne avevo 40? Può darsi benissimo. E mi sta anche bene così intanto sto perfettamente a mio agio difronte a questa meravigliosa plancia. Addirittura mi fermo a guardare la mia stessa automobile dopo che l’ho parcheggiata, semplicemente per quanto è bella, come un’opera d’arte. Le auto moderne, tutte a forma di SUV monovolume più o meno grandi, non mi danno quell’impressione di sicurezza che può darmi la mia, bassa e incollata al terreno.

Non mi sentirei altrettanto sicuro alla guida di un’auto nuovissima di zecca, ma costruita come piace alla maggior parte delle persone oggi, con la forma di quello che per me è un furgone, così facilmente destabilizzabili, a cui basta poco per cappottare o andare a ruote all’aria. Anche disabilitando i controlli di sicurezza elettronici già disponibili all’epoca della mia Alfa 159, mi sento più sicuro che nei moderni SUV. In teoria dovrebbero impedire al guidatore di perdere il controllo e sbandare. Non ci credo neanche se lo vedo in macchine costruite in quel modo. Non possono superare la sicurezza dell’assetto di una berlina di tipo sportivo.
Sulla 159 del 2006, oltre all’ovvio ABS, erano gia disponibili di serie i controlli della sbandata e la tenuta in curva della stabilità del veicolo. Sono accessori che sono entrati nelle automobili da quegli anni e sono poi diventati obbligatori per motivi di sicurezza. Sull’Alfa 159 sono disabilitabili, ma la macchina continua ad avere degli standard di guidabilità e tenuta stradale assolutamente superiori, grazie ad un telaio rigidissimo e a delle sospensioni di qualità ineccepibile. In poche parole non mi sento meno al sicuro perché guido un’auto più vecchia, anzi…