Lo ripeto, come sognatore in campo automobilistico sono sempre stato con i piedi più terra; mi “accontentavo” di sognare auto assolutamente normali quali la Fiat Ritmo, magari nella versione Super uscita nel 1981. Mi vedevo alla guida di un modello di un azzurro simile a quello della nuova Renault 14 che nel 1980 era stata acquistata da una coppia di giovani zii che prendevo allora un po’ come modello. Immaginavo quindi scampagnate con la mia ragazza in Fiat Ritmo Super, un’auto per l’epoca giovane e frizzante. I più “fichi” allora guidavano la mitica VW Golf, magari GTI. Mi piaceva ma non mi interessava, forse era troppo ovvia. Mi sarebbe bastato poter andare in giro con la più modesta italiana, il progetto Fiat 138, avviato nel 1972, destinato allo sviluppo di un’erede per la 128 (modello ben studiato dalla VW durante la progettazione della prima Golf). L’obiettivo era quello di dare alla media Fiat un aspetto più moderno, in modo da tenere il passo delle protagoniste del segmento fuori dai confini nazionali, in particolare Volkswagen Golf e Renault 14, per l’appunto. Il marketing ebbe un’importanza determinante nella definizione dell’estetica della vettura, “imponendo” la realizzazione di una 2 volumi con portellone posteriore, abitabilità per 5 persone, interni funzionali e “spiccata riconoscibilità rispetto alla concorrenza”. Il centro stile Fiat, guidato da Gianpaolo Boano, realizzò una berlina di dimensioni contenute (meno di 4 metri di lunghezza), con avvolgenti paraurti in plastica (incorporanti anche le luci) e caratterizzata da un forte contrasto fra elementi circolari (fari, maniglie porta) e linee tese (fiancata e coda). Per contenere i costi di produzione, venne elaborato un particolare processo produttivo per la realizzazione dei costosi paraurti sintetici.
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La Fiat Ritmo Super
Anche gli interni, con plancia e pannelli porta, completamente in plastica, stampati in pezzo unico erano improntati alla massima funzionalità ed abitabilità. Un altro tocco di “modernità” al modello era dato dall’assemblaggio automatizzato (attraverso l’uso di robot) di buona parte dell’autovettura. La meccanica invece era (incluso il pianale, allungato nel passo) la stessa della 128: trazione anteriore, sospensioni a ruote indipendenti MacPherson davanti e dietro e impianto frenante di tipo misto. Il cambio manuale poteva essere a 4 o 5 marce.
La Super e la 105 TC uscirono nel 1981. La Super 75 e la Super 85, con, rispettivamente, motore di 1301cc da 75cv e 1498cc da 85cv erano entrambe dotate di carburatore doppio corpo ed albero a camme dalla fasatura più spinta. L’allestimento era decisamente ricco: paraurti neri con bordini cromati su calandra e portatarga posteriore, maniglie porta cromate, profili cromati intorno a parabrezza, lunotto e alla base dei finestrini, diversa presa d’aria sul cofano, ed infine inedite ruote da 165/65 su cerchi specifici da 14 pollici. Gli interni furono totalmente ridisegnati: la plancia in particolare aveva un aspetto più imponente ed era costruita in materiale schiumato simile a quello della Lancia Delta, la strumentazione era totalmente diversa ed includeva contagiri ed orologio digitale, i retrovisori erano regolabili dall’interno ed i sedili maggiormente imbottiti e dotati di serie di poggiatesta regolabili in altezza ed inclinazione. A richiesta erano finalmente disponibili anche gli alzacristalli elettrici anteriori e la chiusura centralizzata. Le Super erano disponibili solo con carrozzeria a 5 porte, ed ebbero un consistente successo.
Nel 1982 la Fiat introdusse un’ulteriore versione sportiva, la Ritmo Abarth 125 TC. Mossa da un bialbero a carburatore doppio corpo di 1995cc da 125cv a 6000 giri, la versione curata dalla Abarth aveva una carrozzeria (solo 3 porte) molto sportiva basata sulla 105 TC, con in più cerchi in lega specifici di produzione Pirelli con gomme P6 da 185/60-R14, strip adesiva laterale Abarth 2000, alettone posteriore in gomma alla base del lunotto, terminale marmitta cromato, sedili sportivi evolante racing. Immancabili ovviamente le targhette con il marchio dello scorpione. Inoltre la ruota di scorta, troppo larga per restare nel vano motore, fu spostata nel bagagliaio ed “imbustata” in un’apposita custodia in finta pelle. Oltre al potente motore, questa versione era dotata di un robusto cambio sportivo prodotto dalla tedesca ZF, freni anteriori a dischi autoventilanti con servofreno maggiorato, e tutta una serie di modifiche all’assetto che includevano diversi fuselli anteriori marcati Abarth che conferivano una diversa geometria all’avantreno. La Ritmo 125 Abarth, con i suoi 190 km/h e uno 0-100 in meno di 9 secondi, destò molto interesse presso la stampa italiana ed estera: famoso all’epoca un servizio pubblicato su Gente Motori in cui il pilota di rally Attilio Bettega si cimentava in un’improbabile gara di accelerazione contro un caccia Fiat G-91delle Frecce Tricolori!
La Fiat Ritmo fu anche la prima auto italiana (in Francia la Renault 5 li aveva dal 1972) ad avere i paraurti integrati nel corpo vettura (e non sporgenti, a se stanti come finora succedeva), questo causò inizialmente alcune difficoltà da parte del pubblico ad accettare la vettura che a quel tempo sembrava priva di paraurti.
Fonte: Wikipedia