Le auto di casa – L’Alfa 156

auto-alfa156Fine 2009. L’arrivo di un bambino rendeva necessario l’utilizzo di un’auto più grande della Punto. Cominciai a pensare a delle station wagon, le cosiddette “familiari”, visto che appunto ormai avevo “messo su famiglia”. Mi dispiaceva moltissimo dar via il gioiellino Fiat che io ritenevo essere la Grande Punto. Mia moglie aveva allora una Punto prima serie del 1999 e avrei davvero desiderato di poter tenere la nuova per lei e dar via la vecchia. Purtroppo non era possibile, ma volevo rimanere con un’auto italiana, sempre nel mercato dell’usato. La gamma Fiat offriva la nuova Croma, ottima per la famiglia, che avevo provato per caso tempo addietro e mi aveva impressionato enormemente, soprattutto per le incredibili prestazioni del Multijet 1.9 da 150 CV a 6 marce. Magari trovarne una abbordabile o magari un’Alfa con lo stesso motore… La vecchia Stilo SW pure non mi dispiaceva nonostante la linea dura, aveva un non so che. Ma con auto datate avevo già dato… La lancia Libra SW, …mmm, no, troppo classica. Chiamai il mio meccanico/fornitore di fiducia (l’ottima SAR di Montefiacone, VT, onesti e competenti) che mi disse che aveva a disposizione un’auto per uno scambio quasi alla pari: Alfa 156 SW 1.9 JTD nera. Destino? Mi si riaccese una lampadina nella testa… Il vecchio pallino stava tornando?

Andai a provare l’Alfa 156 Sportwagon a Natale 2009, quasi convinto che l’avrei messa sotto l’albero…

Strana sensazione: non ne fui impressionatissimo a prima vista, oggi non capisco perché. A mia moglie piacque subito e molto. Mi ci vedeva proprio bene al volante. Si vede che le donne hanno un maggiore senso estetico. Un po’ scettico, anche per gli interni in pelle chiara che una volta non mi piacevano, mi misi al volante per la prova e subito notai la maggiore durezza rispetto alla Grande Punto, anche solo nel toccare il volante. Però, le prestazioni…. Certo, non era un vecchia Alfa a benzina e trazione posteriore, di quelle che ti appiccicano al sedile, ma oggi contenere i consumi è d’obbligo ed il diesel JTD, common rail di progettazione Fiat montato per la prima volta proprio sulla 156, non dispiace affatto.

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L’Alfa 156 Sportwagon il giorno della mia prova,  presso SAR, Montefiascone, VT, 24 dicembre 2009.

L’Alfa 156 è il ritorno di un mito. Dopo la brutta 155, nel 1997 ha rinverdito la passione, mia e di altri, per il marchio italiano. Disegnata da Walter de Silva (ironicamente lo stesso che oggi disegna le nuove Audi che a me piacciono meno delle vecchie) ha eliminato completamente lo stile spigoloso della precedente 155. Vi erano tre disegni competenti. Uno da Pininfarina, uno da Italdesign ed uno del Centro Stile Alfa Romeo (condotto dal de Silva). L’idea era dare alla 156 la personalità che la 155 non aveva. Il disegno della scaletta del Centro Stile Alfa Romeo ha unito tre Alfa storiche: la 1900, la Giulietta e la Giulia. L’Alfa Romeo era in una situazione economica molto difficile e, anche perché si stava pensando alla sostituta della 164, non c’erano abbastanza capitali da investire nei due progetti. La 156 è il risultato di anni di ricerca intensa da parte del Centro Stile: una berlina che sembrava coupé non si era mai vista. Lanciata il 9 ottobre 1997 a Lisbona, è stata eletta Auto dell’anno subito dopo, nel 1998. Nei quattro mesi successivi raggiunse 90.000 ordini e quattro anni più tardi il traguardo del mezzo milione di esemplari venduti in tutto il mondo, innalzando di oltre quattro volte la quota Alfa Romeo nel mercato europeo (da 0,7 % nel 1996 a 3,2 % nel 2001).

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La splendida linea della Alfa 156 Sportwagon disegnata da Giugiaro con la mia ex Skoda Fabia sullo sfondo nel piazzale della SAR di Montefiascone (VT)

L’Alfa 156 fu la prima già dal 1997 a montare un motore turbodiesel a iniezione diretta Common Rail (tecnologia ora impiegata da tutte le case, ma brevettata in origine da Fiat e venduta a Bosch), chiamato JTD (uniJet Turbo Diesel, in contrapposizione alla successiva evoluzione Multijet con 4 iniettori per cilindro).

Nel 2000 fu lanciata la versione station wagon, che in casa Alfa è ribattezzata Sportwagon, vista l’impostazione sportiva per cui il costruttore è sempre stato famoso. Era dagli anni 80 che il nome non era stato più usato, dopo la celebre 33 Sportwagon. Considerata un’auto familiare, la versione station wagon non sembrava entrare facilmente nel cuore degli alfisti. Dal canto mio ho invece sempre preferito l’Alfa 156 Sportwagon alla versione berlina (vale anche per l’erede Alfa 159). Il lancio fu accompagnato da un simpatico spot con protagonista l’attrice gallese Catherine Zeta Jones (“My shoes, please”):

Pubblicità Alfa Romeo 156 Sportwagon – “My shoes, please”

Nel 2003 uscì la seconda serie, di cui la mia fa parte, ridisegnata da Giugiaro (che poi avrebbe firmato anche la successiva Alfa 159), offrendo anche più prestazioni e più sicurezza, grazie anche al VDC (Vehicle Dynamic Control) opzionale e 7 airbag di serie. E’ facile distinguere le due versioni anche se molto simili: la prima serie ha la tipica V frontale col logo Alfa incastonata nel paraurti e nella griglia di aerazione; la seconda serie la ha in linea col profilo del muso ed è anche più grande e curvilinea. Anche i fari anteriori sono diversi. Nel posteriore, i due modelli differiscono solo per due scanalature che nella seconda serie proseguono idealmente verso il centro la base delle luci posteriori.

Pubblicità della Alfa 156 Sportwagon ridisegnata da Giugiaro

Quello che è capitato a me è il motore meno potente disponibile sulla 156 tra il 2001 e il 2005, l’85 kw (115 cv -> 11.8 kg/cv), ma in cambio può durare davvero molto e sicuramente io non devo farci le corse. Comunque non ci sono paragoni con il pari potenza Audi del 96 che avevo posseduto per pochi mesi: se mi serve affondo spinge, eccome se spinge! I grossi lavori come freni e cinghia erano già stati fatti e potei averla, garantita un anno, per 9500 euro, il prezzo a cui secondo il mio meccanico avrei potuto rivendere la Grande Punto. Invece la restituii a lui aggiungendo 1500 euro. Così da gennaio 2010 sono diventato finalmente alfista, il sogno di bambino che avevo dimenticato. A fare il bilancio dalla vendita della Hyundai fino all’Alfa passando per A6 e Punto, ho preso la 156 con poco più di 6000e…

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Una pantera pronta a scattare: il look sportivo, aggressivo e accattivante del frontale della 156 rivisto da Giugiaro nel 2003

L’auto era in buono stato ma faceva un po’ di rumorini che il venditore mi rimise a posto col silicone, provvedendo pure a far sparire i vari graffietti tramite il suo carrozziere. Guidarla emoziona. Lo stile Alfa Romeo è questo. Auto per tutti con la forte impronta sportiva. Non è precisione teutonica ma (appunto per questo) dà emozioni che le teutoniche non possono dare. Il motore ha una progressione che è un piacere, nonostante sia il meno potente della serie (non oso immaginare cosa possano fare le versioni più potenti). Le sospensioni, a quadrilatero alto all’anteriore (derivata dalle corse) e McPherson evoluti al posteriore, sono state copiate all’estero: da brava Alfa, la 156 è incollata al terreno! Davvero difficile farle perdere aderenza. Pare che in una prova effettuata da Quattroruote, che prevede la percorrenza di una curva di tipo autostradale al centro della quale effettuare un evitamento ostacolo con contemporaneo rilascio dell’acceleratore, la massima velocità in ingresso misurata per due 156 Sportwagon era di 114 km/h (cerchi standard 15″) e 115 km/h (pack sport 16″). Solo un’altra auto testata passò più veloce (pare a 117 km/h) …la Ferrari 360 Modena!!!

In quanto a sicurezza la 156 è anche piena di airbag ed ha il cruise control, una goduria in autostrada. Le gomme erano da neve e abbastanza nuove. Con la bella stagione scelsi delle Dunlop Sport SP 01, buon compromesso costo/prestazioni/sicurezza, specie sul bagnato, e spalla rinforzata, utile nelle strade di campagna dove vivevo all’epoca. Poi, dopo circa 43.000 km, ho montato le Pirelli Cinturato P7, scelta di natura “protezionista”: in momenti di crisi, penso, comprare italiano è una buona cosa. E poi i pregiudizi esterofili non hanno senso, l’ho imparato da quando ho avuto auto italiane. E su auto italiana voglio montare gomme italiane! Infatti oggi ho le Pirelli All Season e mi trovo davvero molto bene…

Gli interni all’inizio non mi piacevano molto, essendo purtroppo in pelle chiara, ma oggi ho cambiato totalmente opinione: fanno davvero un ottimo figurone e si mantengono anche più puliti. Ho trovato strano che i tasti dei comandi al volante e il pomello del cambio fossero già così usurati. Ma si possono sostituire facilmente.

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Interni e sedili in pelle chiara dell’allestimeto Distinctive

Si poteva volere di più un po’ di potenza, magari il Multijet 150 cv a 6 marce, magari un po’ meno rumorosità e un po’ di elettronica in più per la stabilità… ma nel complesso penso sia stato un buon affare, specie per la tranquillità dovuta alla garanzia e al fatto che fosse sempre stata gestita dal mio meccanico di fiducia.

Ricordo che quando andai a prenderla da lui a Montefiascone partii tardi da Roma con la Grande Punto da riconsegnare e l’assicurazione, passata all’Alfa, che mi sarebbe scaduta durante il viaggio. Corsi parecchio sull’autostrada preferendo essere stato beccato a 160 km/h dal tutor, piuttosto che essere fermato con l’assicurazione scaduta…

Quando vidi l’Alfa 156 SportWagon nel garage del meccanico, pronta per la consegna, tirata a lucido e illuminata dal neon dell’officina, ne rimasi davvero colpito, quasi intimorito. La linea rivista da Giugiaro è bellissima. Mi sembrò quasi troppo per me, forse un’auto troppo importante e vistosa. Ma ormai era fatta e, che importa, si vive una volta sola! E diciamo pure che me la merito…auto-156giulia Lo so. La pubblicità ci spinge a desiderare cose di cui non abbiamo reale bisogno. Funziona in particolar modo con le auto. L’immagine che si è creata l’Alfa Romeo negli anni è riuscita a fare breccia su di me e molti altri. Siamo vittime del consumismo, ma che dire? Magari se lo sappiamo, se ne siamo consapevoli, è un po’ meno grave. Basta non esagerare e non far diventare queste cose una ragione di vita. Comunque, conscio di tutto questo, mi gustai lentamente il “travaso” degli oggetti dalla Grande Punto alla mia prima Alfa. Poi pagai e mi avviai. La ripresa della 156 mi catturò subito. Il piacere di guida era altissimo, cominciava a prendermi davvero. Al primo distributore feci rifornimento e …l’auto non partì più!

Al ricordo ancora ci ridiamo su col meccanico: avevano semplicemente stretto male i cavi della batteria, che erano stati staccati per tenere ferma l’auto in esposizione. Mi soccorse il meccanico che aveva appena chiuso l’officina, strinse i morsetti e potei ripartire. Mi godetti il rientro a casa per la prima volta al volante di un’Alfa. Ero emozionato come un bambino. Sulla Cassia mi fermarono i Carabinieri, ma per fortuna adesso non avevo problemi…

All’arrivo a casa ero quasi dispiaciuto di dover scendere…

Ad oggi devo dire di essere davvero molto soddisfatto dell’Alfa 156. Anche quando incontro persone che l’hanno già avuta, ho sempre conferma dell’ottima affidabilità. Dopo un paio d’anni dovetti far intervenire il meccanico sull’avantreno: a forza di prendere buche su strade di campagna, un danno alla scatola dello sterzo e ai bracci flessibili mi ha costretto a sostituirli, per fortuna con delle parti trovate presso un demolitore a prezzi irrisori. Purtroppo è un fatto che si è ripetuto negli anni successivi data la penosa condizione delle nostre strade.

E’ incredibile, ma ogni volta che salgo in auto provo ancora il sottile piacere di mettermi alla guida di un’Alfa Romeo. Mi metto al volante è sento la presenza del passato. Alfa 1900, Giulia e Giulietta sono con me, le percepisco nel DNA della 156. E’ come un piacevole tuffo nel passato ma con tutto ciò che è necessario in un’auto moderna. Capisco il successo che ha riscosso questo modello in tutto il mondo. Si sente la presenza del mito Alfa dopo anni di affievolimento.

E’ strano come dai miei sogni di bambino, l’Alfa Romeo Giulia, le successive Alfa, le Audi (nell’intermezzo in cui le italiane erano brutte e spigolose), sia tornato a sognare Alfa e alla fine, quasi per caso, trovarmene a possedere una. La 156 è a tutti gli effetti l’erede della Giulia, o meglio della Giulietta anni 50. La linea ereditaria del segmento D Alfa Romeo è di tutto rispetto. Perde un po’ negli anni della 155, che pure aveva ottime prestazioni, in linea con la tradizione. Dopo la 156 c’è stata la 159, molto bella e ben riuscita, ma a metà col segmento E. Oggi c’è la nuova splendida Giulia, un vero capolavoro. A lungo ho pensato che la 159 sarebbe diventata un giorno l’auto con cui avrei sostituito la mia 156. Ma sembra che i costi di manutenzione siano superiori alla 156 e non posso permettermelo se le condizioni rimarranno queste. Quindi potrei propendere per una bella e più gestibile Giulietta, una splendida due volumi, ancora a trazione anteriore ma sempre una gran bella Alfa Romeo.

Da Giulietta a Giulietta

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Comunque la 156 ha ancora oggi un suo fascino particolare: è nel cuore di molti alfisti perché ha rinnovato le linee del passato, tagliando i ponti con le linee spigolose dei primi tempi in Fiat. E’ anche l’ultima “auto che vince”, slogan coniato per la Giulia, dato che dopo di lei l’Alfa ha smesso di gareggiare. La prossima sarà probabilmente una Giulietta, ma c’è da aspettare che scendano di prezzo. Così non sentirò la mancanza delle maniglie posteriori “nascoste” nel montante delle portiere. Ma per ora va benissimo la bella 156: dato che ho fatto fare lavori importanti quali le bronzine, la frizione, la distribuzione, e per un problema più grave ho dovuto persino cambiare il motore con uno forse anche più giovane. Quindi oggi è tornata a nuova vita ed è un gran bel piacere di guida.

Al momento credo di possedere la più bella macchina che potrei desiderare, tutto considerato. Potrei volere un po’ di cavalli in più, ottenibili da una riprogrammazione della centralina o la trazione Q4 che mi affascina. Per ora sono soddisfattissimo così. Per il futuro, spero lontano, si vedrà. D’accordo, le Alfa di una volta sono tornate, Giulia e Stelvio hanno la trazione posteriore, alcuni modelli hanno l’ottimo Q4, simile ma più avanzato del Quattro della Audi e più sbilanciato verso il retrotreno; comunque sia, difficilmente potrò lasciare il mondo Alfa dopo averne avuta una…

Cuore Sportivo

< Fiat Punto


Fonti

Storia dell’Alfa Romeo 156 su mitoalfaromeo.com
Alfa Romeo 156 su it.wikipedia.org
Alfa Romeo 155 su it.wikipedia.org
Alfa Romeo 159 su it.wikipedia.org
Il Common Rail su it.wikipedia.org

Il MultiJet su it.wikipedia.org
Sospensioni Mc Pherson su it.wikipedia.org

Pneumatici Dunlop SP Sport 01
Pneumatici Pirelli Cinturato P7