Dilemmi chitarristici

28676532732_6694d6b7e2_oFarsi un Stratocaster? E se sì, come?

L’uso del verbo fare non è una scelta casuale. L’opzione di costruire una Stratocaster è da prendere in seria considerazione. Parlo di assemblarla con parti già pronte, non esageriamo, non avrei le conoscenze di base per costruire un corpo e un manico da zero. Certo, comprarne una fatta dalla Fender negli Stati Uniti sarebbe bello ma non è poi necessariamente la scelta qualitativa migliore. La Fender Stratocaster era la chitarra dei miei sogni di ragazzo. Oggi che ho ripreso a suonare “in tarda età” in un gruppo, ho finalmente coronato il sogno di possedere una Stratocaster.

Uno dei miei ricordi adolescenziali più intensi è ancora oggi il giorno in cui i miei genitori mi regalarono la mia prima chitarra elettrica. Mi aspettavo una chitarra meno spettacolare, quelle “hollow body” che molti musicisti blues e jazz utilizzavano, dal look piuttosto classico. La vedevo utilizzare anche da ragazzi un po’ più grandi che già ne avevano una e mi aspettavo qualcosa del genere anche io. Conoscevo di fama la Fender Stratocaster e sapevo che costava cifre inavvicinabili. Tutto mi aspettavo tranne che una perfetta imitazione (dal punto di vista estetico) di una Stratocaster. Quando capii che la mia nuova chitarra sarebbe stata così, mi si fermò quasi il cuore dall’emozione. Non potevo crederci. La mia prima chitarra elettrica era una meraviglia, una imitazione delle Stratocaster degli anni 70, quindi con paletta grande e doppio abbassacorde, corpo in pesante frassino naturale (non ricordo se il manico era installato con 3 viti anziché le normali 4). Sul battipanni c’era un adesivo con su scritto “Di Marzio Powered” e per anni ho creduto che quella fosse la marca. Invece si trattava degli ottimi pick up Di Marzio Super Distortion, probabilmente responsabili del costo totale dello strumento, che era certamente made in Italy, forse da parte della Melody.

28124240654_3e67fb5dd5_oOggi che ho ripreso le attività chitarristiche in modo ben più serio di allora, imbraccio il mito Fender Stratocaster anch’io alla mia veneranda (pare) età. L’opportunità di comprare una Stratocaster vera la ebbi già nell’ormai lontano 1994, quando lavoravo in un noto negozio di strumenti musicali di Roma. Ero praticamente alla fine della mia prima esperienza lavorativa e volevo festeggiare rinnovando la chitarra con qualcosa di davvero buono, visto che avevo lavorato nel settore, anche se per pochi mesi (ehi, sono laureato in geologia, volevo altro dalla vita). Il negozio era all’epoca importatore della Paul Reed Smith e tutti mi consigliavano di prenderne una invece che la Stratocaster, di vecchia concezione. Mi feci convincere ma provai almeno una Stratocaster prima: all’epoca due dei miei chitarristi preferiti, David Gilmour ed Eric Clapton, utilizzavano Stratocatser con pick up Lace Sensor. Ne provai una così, rossa, con ponte Floyd Rose e meccaniche autobloccanti. La sensazione che mi dava il manico era così tanto peggio di quella di una Paul Reed Smith base che rimasi molto male e alla fine non presi la Fender. Ho ancora oggi la Paul Reed Smith EG4 “bolt-on”, una ottima chitarra ispirata alla Stratocaster, con due single coil Seymour Duncan SSL-2 al manico e al centro, ed un humbacker PRS al ponte; ottime meccaniche Schaller, tremolo PRS, manico in acero con tastiera 21 tasti “jumbo” in palissandro, precisa e confortevole come tutte le PRS (manico però ispirato a Gibson dato che un suo progettista ancora oggi collabora con Paul Reed Smith). All’epoca mi sembrò la scelta migliore, quasi una versatile via di mezzo tra Stratocaster e Les Paul. Cosa volevo di più? E ad un prezzo molto conveniente?

28124224464_913dcee0ba_oCosì per circa 25 anni sono stato un soddisfatto possessore di una PRS made in USA di ispirazione Stratocaster. Paul Reed Smith ha ripreso di recente a produrre chitarre simili, con manico avvitato (bolt-on) e mascherina battipenna. La mia ex chitarra ha più che triplicato il valore, essendo oggi valutabile tra i 1000 ed i 1300 dollari. Niente male. In effetti l’ho potuta vendere bene ed il vecchio sogno del passato è stato realizzato.

La storia della Fender Stratocaster è ormai nel mito. Leo Fender, che si chiamava come mio figlio ed era nato lo stesso mio giorno – ma avrebbe l’età di mio nonno – era un progettista dotato, abile in meccanica, in elettronica e nel realizzare idee. Da riparatore di amplificatori, passò a costruirne di sua progettazione; poi qualcuno gli chiese di fare una chitarra elettrica. Leo Fender non sapeva suonare ma era geniale. Il primo modello di grande successo fu la Fender Telecaster. Ma alcuni musicisti gli chiedevano qualcosa di diverso, con 3 o 4 pickup tra cui scegliere e un corpo più comodo al contatto. Nel 1954 vide la luce il primo modello di Stratocaster. Il nome iniziale della Telecaster era stato Broadcaster. All’epoca la modernità tecnologica era rappresentata dalla novità del momento, la televisione. “Broadcast” in inglese significa “trasmettere” (nell’etere) e alla Fender pensarono di battezzare così la loro prima chitarra elettrica. Poi scoprirono che un’altra ditta utilizzava lo stesso unknownnome per una batteria e dovettero cambiare, scegliendo il suffisso “tele” per rimanere in tema. Quando poi idearono la nuova chitarra, che non sostituiva ma si aggiungeva alla Telecaster, pensarono di chiamarla Stratocaster, per dare l’idea di qualcosa di “stratosferico” (anche i viaggi nello spazio erano il simbolo del progresso dell’epoca). E lo era davvero stratosferica rispetto alle chitarre di quei tempi. I chitarristi rimanevano a bocca aperta a vedere quella chitarra così strana, così moderna, sinuosa e diversa da tutte le altre.

A metà anni 60, Leo Fender dovette vendere la sua azienda al gruppo CBS per motivi di salute. Quando si rimise entrò nel consiglio di amministrazione della Fender del gruppo CBS ed influenzò parecchie scelte. Ma non durò a lungo. Oggi le Fender del periodo CBS non sono ritenute all’altezza delle precedenti e nemmeno di quelle che sarebbero venute dopo, a metà degli anni 80, quando la Fender si staccò dalla CBS e in mano ad alcuni intelligenti imprenditori riprese a costruire le chitarre in America, nello stabilimento di Corona in California. Fu allora che nacquero le serie attuali quali la American Standard, che utilizza tecnologie più aggiornate (ad esempio il tremolo fissato con 2 viti anziché 6) per costruire Stratocaster più attuali ma rigorosamente made in USA; la serie American Vintage invece riproduce con materiali moderni le tecnologie del periodo pre-CBS. Esistono anche delle American Vintage che riproducono le caratteristiche del periodo CBS, dato che ormai gli anni 70 fanno parte dell’epoca vintage che tanto va di moda oggigiorno.

tumblr_oav00tykwc1vpv2xso1_400Quale Stratocaster ho scelto? Ovviamente ho scartato in partenza la possibilità di acquistarne una d’epoca, del periodo d’oro “pre-CBS” tra gli anni 50-60: meglio investire quelle cifre per una automobile nuova! La “logica” avrebbe voluto che acquistassi una American Vintage del periodo CBS, con corpo in frassino come quella che avevo. Sarebbe stata la versione “vera”, made in USA, della imitazione che avevo da ragazzo. Scelta semplice e logica. Ma le specifiche anni 70, che comprendono la paletta grande, le serigrafie grosse e le 3 viti anziché 4 per montare il manico sul corpo, non godono di grande appeal neanche da parte mia.

Un’altra idea sarebbe stata quella di prendere una riproduzione American Vintage dell’anno in cui sono nato io, il 1964. Era proprio l’anno di transizione: dopo la metà del 64 la produzione era passata alla catena di montaggio CBS. La serie American Vintage anni 60 riproduce le caratteristiche di quelle della prima metà degli anni 60, ossia una tastiera in palissandro ed una mascherina a tre strati anziché uno, e con 11 viti di fissaggio anziché 8 (tra le altre cose). Anche il logo Fender era cambiato in quello che gli americani chiamano “spaghetti logo” (invece che essere a colore pieno, nero, la scritta Fender era bordata di nero e dorata all’interno, tranne che in alcuni modelli di transizione). Ero molto contento della tastiera in palissandro della mia ex PRS, ma la “mia” Stratocaster la “vedo” in acero…

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Quindi avrei dovuto cercare modelli American Vintage che siano riproduzioni degli anni 50. Per motivi economici avrei cercato nel mondo dell’usato, perciò avrei dovuto accontentarmi del colore che avessi trovato. In questo ambito, potendo scegliere, sarei stato indeciso tra il classico “Sunburst” dei primi modelli (per avere una Stratocaster con il look delle prime uscite) ed altri bei colori che la Fender offriva, utilizzando le vernici dell’industria automobilistica americana dell’epoca. Avrei scelto “surf green” o “foam green” se non un “sonic blue” che tanto fanno anni 50. Il corpo in legno naturale come il frassino della mia vecchia imitazione Strato è piuttosto raro ed oggi si trova, oltre che in alcune riedizioni anni 70, su alcune American Standard anni 2000 o alcune serie Classic Player, cioè le omologhe delle americane ma costruite in Messico e vendute a prezzi decisamente più abbordabili. In realtà il mio sogno di avere una Fender Stratocaster riguardava proprio una che fosse costruita negli USA, non per motivi qualitativi ma semplicemente …per il sogno.ash_strat

Uno dei vari dilemmi a riguardo era: vendo la mia Paul Reed Smith per comprare una Stratocaster, o metto da parte i soldi e me la tengo assieme alla PRS?

Diciamoci la verità: al mio livello, che non è male ma non è certo professionale, per quello di cui ho bisogno, la PRS EG4 sarebbe stata più che sufficiente. Averla venduta per acquistare una Fender Stratocaster, anche quesato basta …ed avanza. Avrei fatto bene a tenermi l’ottima PRSA made in USA? Ma stiamo parlando di passione non di ragione. Si tratta di musica, no? Che ci faccio con la razionalità qui? Diciamo che al momento non godo di capacità economiche tali per cui possa permettermi di investire un migliaio di euro in una chitarra nuova che non mi serve. Quindi la scelta “sana di mente” è stata senz’altro quella di vendere la PRS EG4 americana e trovare una degna Stratocaster per sostituirla, guadagnando anche un po’ nel cambio.

Inoltre c’è un’altra mia caratteristica che poco ha di razionale ma ha a che fare con la mia ammirazione per persone che nonostante ricoprano un ruolo di rilevanza, una posizione importante ed influente, non ne approfittino e non si “perdano”, rimanendo umane e rispettose degli esseri umani che le circondano. Una di queste persone era certamente Leo Fender (e già lo si può evincere dalla faccia “pacioccona”). Gli aneddoti si sprecano: vestiva in modo assolutamente semplice, tanto che andava in giro per i suoi laboratori senza che tutti lo riconoscessero. Magari capitava che qualcuno lamentasse delle scelte tecnologiche riguardanti un lavoro che stava portando avanti e Leo Fender si metteva tranquillamente a discorrere del problema con l’interessato, senza imporre la sua identità; era sempre perso nelle sue idee, appassionato di meccanica e progettazione, poteva inginocchiarsi carponi per strada per osservare le meccaniche della parte inferiore di una automobile; se qualcuno faceva un grosso errore che portava a costi notevoli per l’azienda, Leo Fender sottolineava che anche lui ne aveva fatti di errori simili nella sua vita! Ma ve lo immaginate? Oggi un “mega-direttore-galattico” come lui si mangerebbe vivo un malcapitato dipendente che con un suo errore causasse perdite economiche all’azienda! Altri tempi, altri uomini…

Potrei comprare strumenti Fender anche solo per questi motivi. Certo oggi i miei soldi non andrebbero a quel geniale, semplice e mite signore californiano dalla faccia simpatica ed i cuore grande. Ma mi accontenterei del fatto di utilizzare uno strumento uscito dalla sua mente per fare quello che oggi mi piace fare più di ogni altra cosa. Che la acquistassi di marca o la assemblassi, una Stratocaster ancora oggi è essenzialmente quella ideata negli anni 50 da Leo – ci aveva “preso”, per dirla in gergo, e la utilizzerei in suo onore.

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Anni fa ero convinto della superiorità qualitativa della PRS sulla Fender. Sembra che il controllo qualità della prima sia molto più severo della seconda. Paul Reed Smith è sempre stato, e resta, una garanzia di qualità a qualunque livello. La cosa non è sempre vera per Fender. Io però faccio anche un altro discorso, sempre di tipo passionale, non razionale: al mio livello, la supposta inferiore qualità Fender non potrebbe neanche lontanamente incidere sulla prestazione finale. E’ vero, nel 94 provai la Stratocaster e ci rimasi male in confronto alla mia PRS. Perché oggi tornare sui miei passi dopo 25 anni e venderla per una Fender? Perché ho riprovato una Stratocaster di recente (e credetemi, ci capisco molto di più ora che 20 anni fa) e non mi sono trovato affatto male. In particolare mi è capitato di provare il manico di una Stratocaster Eric Clapton Signature del 1989 ed è stata una piacevolissima sorpresa. Una incredibile sensazione di comodità e morbidezza del tutto superiori a quelle che dà il pur ottimo manico della mia PRS!

Quindi un modello Eric Clapton sarebbe stato la scelta ideale, anche se si parla della riproduzione della sua famosa “Blackie”, cioè una Strato dal corpo nero, non molto avvenente diciamo, che in alcune incarnazioni utilizza i Lace Sensor che oggi proprio non vorrei più utilizzare.

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Visto il ricordo indelebile che mi è rimasto della piacevolezza di quel manico, dovrei cercare di rimanere a modelli che ne adottino uno il più possibile simile. Si trattava essenzialmente di una riedizione della Stratocaster del 1957, con un manico a 22 tasti con profilo a “V morbida” ma raggio di curvatura più moderno, da 9,5 pollici anziché 7,25. La mia PRS aveva un raggio di curvatura di 10 pollici. Il maggiore raggio di curvatura significa tastiera più piatta e bending più facili. Oggi si arriva anche a 12 o 14 pollici di curvatura! Ma forse la ragione principale della comodità del braccio del 57 era più che la regolazione fatta ad arte. Mi restava però da vedere come mi sarei trovato ad eseguire bending su un manico davvero vintage, con basso raggio di curvatura (le corde possono andare a bloccarsi contro al curvatura delal tastiera, smettendo di suonare).

Per questo ed altri motivi, l’opzione di assemblare una Stratocaster scegliendo opportunamente ogni parte può avere davvero senso. La Blackie di Clapton fu notoriamente assemblata usando manico e corpo da due di alcune Stratocaster che il fortunato “Slowhand” acquistò per due soldi negli anni 60 in America, quasi fossero roba vecchia. Da due di esse creò Blackie, e le altre le regalò in giro ad amici del calibro di Steve Winwood e George Harrison. Vi lascio immaginare quanto valgano oggi, dato che la Blackie a fine vita fu messa all’asta e “sganciò” quasi un milione di dollari! Tranquilli, tutti in beneficienza per il centro Crossroads per la riabilitazione di alcolisti e tossicodipendenti creato da Clapton ad Antigua.

Un’altra considerazione da fare è che la Fender di oggi è una grande azienda che è lì per fare profitto. Assemblare una chitarra non richiede molto tempo ed impegno, ma la sua regolazione precisa, la perfetta linearità della tastiera, la precisa limatura dei tasti, la giusta curvatura del manico, la corretta altezza di ogni singola corda per ottenere nell’insieme la perfetta intonazione, sono cose che richiedono molto tempo, un tempo che una grande azienda che utilizza più operai in catena di montaggio non si può certo permettere. Quindi è certo che una Stratocaster nuova o una usata mai messa a punto, abbia certamente bisogno di regolazione opportuna.

Una perfetta regolazione e limatura dei tasti è quello che fa la differenza fra uno strumento fantastico da suonare ed una …ciofeca (se mi consentite il “romanismo”). E’ anche ovvio che Fender deve farci pagare anche il marchio, il suo nome. Quindi tra il non poter perdere tempo in regolazioni di estrema precisione per ogni strumento ed il nome Fender che si paga, il prezzo di una Stratocaster di fabbrica è molto gonfiato. Utilizzare parti di costruttori che le realizzano su licenza Fender a costi ben più bassi è un’ottima idea, a patto che poi si sappia poi assemblare la chitarra in modo opportuno o che lo si faccia fare da un liutaio capace – operazione da aggiungere ai costi.

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Riassumendo, è facile che una Stratocaster assemblata con parti fatte su licenza sia meno costosa e molto meglio realizzata di una Fender originale (per non parlare della totale personalizzazione possibile); rimane il fatto che una Stratocaster uscita di fabbrica mantiene bene il suo valore in denaro (non si può saperlo ora, ma potrebbe pure aumentare) e può benissimo essere regolata in seguito da persona perfettamente capace, portandola ai livelli desiderati di qualità (ma sostenendo un maggior costo d’acquisto di una chitarra marchiata Fender non personalizzabile, più la regolazione immancabilmente necessaria da pagare a parte se non la si sa fare).

Esistono siti specializzati in cui è possibile reperire parti di Stratocaster moderne che vengono opportunamente disassemblate e rivendute singolarmente a puro scopo di realizzo. Si possono fare ottimi affari se non fosse che il costo di spedizione dagli USA più le tasse di importazione rendono molto meno conveniente la cosa.

Lo stesso discorso vale per i costruttori di ottime parti di ricambio sotto licenza Fender, tra tutti la Warmoth, la Allparts e la USACG (creata da ex dipendenti Warmoth). Tutti utilizzano lo stesso file che usa la Fender in California per pilotare la macchina computerizzata (CNC) che realizza automaticamente le forme “ufficiali” di corpi e manici Stratocaster. La qualità delle realizzazioni di queste aziende è tale che si dice che molti grandi artisti, pagati per suonare con strumenti Fender o Gibson, utilizzino in realtà parti realizzate da questi costruttori che possono eseguire lavori su specifiche richieste (esiste anche il Fender Custom Shop che fa queste cose col marchio blasonato = oltre 4000 dollari a chitarra…).

Chiunque può farsi realizzare da un costruttore di ricambi il manico dei propri sogni, richiedendo le specifiche esatte. Peccato che tasse e spedizione dagli USA rendano la cosa poco praticabile. Ho calcolato che una Stratocaster assemblata da parti Warmoth può arrivare a costare oltre 900 euro, quanto una buona occasione American Vintage. Ha senso quindi? Beh, se la si confronta con una Custom Shop, sì…

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Esistono importatori italiani di parti Warmoth e Allparts ma anche loro hanno pagato i dazi, quindi il prezzo non è sempre invitante. Un’alternativa sarebbe quella di fidarsi di aziende europee che utilizzano anche loro il sistema CNC per realizzare le parti. Che l’operatore sia assunto da Fender od operi in Italia o in Korea, il risultato finale non cambia, a parità di scelta dei legni: è i computer ad intagliare e un pezzo di legno è un pezzo di legno. Ne esistono un paio in Inghilterra ed una in Spagna. Si possono trovare prezzi molto interessanti. Il prezzo finale di una Strato assemblata in questo modo scenderebbe attorno a 600 euro – e già si ragiona (ma c’è da a ggiungere la regolazione, per chi non fosse in grado di eseguirla da solo).

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Che fare quindi? Il problema principale con le assemblate è che una Stratocaster Allparts, ad esempio, ha un valore di mercato difficilmente superiore al costo delle parti per assemblarla (spesso anche inferiore). Utilizzare parti originali Fender? Può diventare un’opzione interessante a patto di trovare buone occasioni in Italia o al limite in Europa. Negli USA c’è tutto quello che si può desiderare ma i prezzi renderebbero il progetto costoso, circa 1000 euro se va bene.

Ci sarebbe un “trucco”: pare che i vecchi macchinari per la costruzione di chitarre della Fender di Corona in California siano stati spostati attraverso il confine negli stabilimenti di Ensenada in Messico. In California si produrrebbero manici e corpi con sistemi computerizzati (CNC). Alcune voci dicono che le Stratocaster made in Mexico siano qualitativamente inferiori a quelle made in USA per via di parti utilizzate meno ricercate ed assemblaggio poco “attento”, ma utilizzare un corpo ed un manico da chitarre Classic Player (la serie migliore vintage pre-CBS fatta in Messico) e parti originali Fender per tutto il resto, potrebbe essere un’ottima idea per avere una Stratocaster che sarebbe a tutti gli effetti made in USA e ufficialmente marchiata dalla Fender.

american-neck-plateLe parti di ricambio ufficiali come la mascherina, la placca metallica per il manico con su inciso “Fender – Corona, California”, ponte e meccaniche sono tutte facilmente reperibili anche in Italia. Lo stesso vale per i pickup e le elettroniche interne. In teoria il costo potrebbe mantenersi sotto i 6-700 euro e magari il valore di una ipotetica rivendita futura potrebbe essere simile.

Alla fine è success oche mi sono miracolosamente imbattuto ina una splendida Classic Series made in Mexico del 2006 di colore surf green, proprio quello che avrei scelto io. Era in vendita da un liutaio romano, già ben regolata e con i tasti limati professionalemte. Avrei potuto certamente assemblarne una. Avrei potuto partire da corpo e manico (sempre messicani, ma non è facile trovare le occasioni giuste). Ma quando ho visto l’annuncio ho sentito come una vocina dentro di me. Comprando usato ci si deve accontentare del colore che capita, come quando si compra un’auto usata. Se invece avessi scelto di fidarmi di costruttori di parti di ricambio europei avrei potuto scegliere io un corpo in Surf Green, Foam Green o magari anche in frassino naturale come la mia prima chitarra elettrica. Niente mi avrebbe impedito di acquistare dei pick up Di Marzio e rinverdire l’emozione di quei giorni della mia adolescenza quando non poteva interessarmi di meno del raggio di curvatura della tastiera, dello spessore dei tasti, della qualità dei legni. A quei tempi in nessun modo avrei mai potuto permettermi una Stratocaster vera. Quindi la replica che avevo era la più bella del mondo – per forza. Suonavo tutti i giorni e l’ho fatto fino a consumarla …e mi sono divertito da morire (Grazie, mamma e papà)!

Ma ora mi trovavo davanti una occasione dal prezzo perfettamente praticabile, del colore che, potendo, avrei scelto; un modello che era la replica di quella degli anni 50, i mitici inizi del mito Stratocaster. In particolare del 1956, dato che porta il “badge” del 60° anniversario di quel modello. Che volevo di più? Che fosse stata made in USA? Beh, negli anni 50 e 60 chissà quanti messicani hanno lavorato su quelle mitiche Stratocaster… Sono andato a prendermela senza provarne altre. Era lei. E mi sono fatto accompagnare dai miei genitori, in ricordo del bel regalo che mi fecero da ragazzo.

Forse un giorno assemblerò una mia seconda Stratocaster. Ci penso spesso e oggi, dopo aver “smanettato un po’ con la mia, so di poterlo fare. Ma sono molto contento della riuscita della mia nuova Stratocaster messicana. Vintage anni 50, gli anni della nascita di una modello di chitarra che ha fatto la storia della musica moderna.