Il bello di un giradischi analogico è che è passibile di miglioramenti graduali che ne aumentano le prestazioni in modo tale che per avere qualcosa di paragonabile con un lettore CD bell’e pronto bisogna spendere cifre ben più alte. Ad esempio, il fonorivelatore, detto comunemente testina, è il maggior responsabile della qualità sonora di un giradischi. Il suo stilo, la puntina di lettura, è la parte sottoposta a pesante usura, il cui degrado inficia fortemente il suono (e danneggia pure il supporto). Leggendo una recensione di una puntina di ricambio sulla mia rivista audio di riferimento, mi era venuta un’idea per migliorare forse ancora un po’ le prestazioni del mio giradischi; ma si trattava anche di una possibile strategia per fare in modo che il cambio per usura della puntina non incidesse troppo sulla gestione economica del sistema.
Ho un vecchio giradischi analogico degli anni 70, un Thorens TD-165. Sì, al giorno d’oggi ascolto ancora dischi in vinile. Anzi, direi che ascolto più dischi in vinile che CD da qualche tempo. Non si tratta solo di qualità del suono, che è migliore nel mio caso perché penso che il mio setup analogico sia superiore a quello digitale (poi se un vinile è registrato male c’è poco da fare). Si tratta anche di un procedimento più umano, più naturale: una bella copertina grande, la carta, il dover pulire il disco, far calare giù la testina, ascoltare un solo lato senza poter saltare da un brano all’altro col telecomando, fare una pausa tra un lato e l’altro… tutte cose che suonano strane oggi, ma in realtà sono molto più umane della fretta a cui la tecnologia digitale ci ha abituati, sono gesti più naturali della superficialità con cui ci troviamo a fruire di arte come la Musica, senza prenderci il tempo per rilassarci, seduti davanti ad un buon impianto stereo.
Quando strappai il vecchio piatto del 1973 ad un amico che lo teneva in un soppalco, mi limitai al cambio, appunto, della testina, mossa d’obbligo se non se ne conoscono le condizioni (si rischia di arare la nostra collezione di vinili). Un negozio hifi mi consigliò una testina Goldring di base, modello Elan, meno di 100 mila lire, snobbando il mio “nuovo” piatto con troppa sufficienza. Qualche anno dopo chiesi consiglio sulla rubrica della posta della solita rivista e tra le varie scelte suggeritemi optai per la Grado Prestige Gold, prodotta in USA da una famiglia italo-americana che dal 1953 è molto nota per le sue testine e cuffie hifi fatte a mano nei loro laboratori di Brooklyn. Col tempo imparai ad apprezzare il suono di questo giradischi sempre più, anche perché imparai a metterlo a punto per gradi: sostituii i cavetti vecchi e sottili, anche quello di alimentazione; regolai le sospensioni, cambiai la cinghia di trasmissione, scoprii come livellarlo in modo che fosse su un piano perfettamente orizzontale; allineai la testina correttamente, regolai l’altezza del braccio e la sua orizzontalità; acquistai una bilancia (digitale!) con cui regolare perfettamente il peso di esercizio della testina; smontai e ripulii il giradischi eliminando parti inutili e risonanti, aggiunsi materiale smorzante come un clamp in grafite che “pesa” sui dischi riducendone le vibrazioni mentre girano; sostituii il poggiadisco in gomma con uno in acrilico, anch’esso un materiale che smorza le vibrazioni; sostituii i miseri piedini con dei grossi fermaporta in gomma per meglio isolare il piatto. Ad ognuna di queste modifiche corrispondeva inevitabilmente un miglioramento sonoro ed ancora c’è spazio per miglioramenti! Insomma, grandi soddisfazioni ma anche un certo divertimento nell’imparare tante cose nuove sul funzionamento dei giradischi.
Ma quello che influenza più fortemente il suono di un giradischi, dicevamo, è la testina, seguita dal braccio di lettura (o forse è viceversa). Non che fossi scontento della mia Grado Prestige Gold, ma cominciavo a chiedermi fino a dove quel vecchio Thorens, per altro il modello più economico dei suoi tempi, poteva arrivare. Cosa avrebbe potuto fare con una testina più performante? E con un braccio più raffinato? Sono cose che forse rimarranno a lungo dei dubbi, visto che non è che possa prendermi la libertà di spendere centinaia di euro su un giradischi che suona già bene e che ascolto solo, purtroppo, nei rari casi in cui ho tempo (sempre di più devo dire, però…).
Tornando alla fatidica recensione, si trattava di una nota testina non più in produzione: la americana Shure V15, progetto longevo, risalente agli anni 60, dismessa agli inizi degli anni 2000 (!). Il modello in questione era il più recente, la quinta edizione (V xMR). Il recensore, che aveva acquistato la testina dopo la prova, tanto che gli era piaciuta, nella necessità di sostiruirne lo stilo senza poter spendere troppo, trovò ottima la prestazione di un ricambio da $60 della americana Ed Saunders. Il suo ragionamento era che acquistando un paio di corpi testina Shure V15 usati attorno ai $100 dollari si potrebbero dormire sogni tranquilli per anni, visto che con soli 60 dollari si possono ottenere ottimi ricambi senza inficiare le prestazioni (anzi!) di questa eccezionale testina. Il fatto è che una V15 VxMR usata costa un bel po’ di soldi oggi, magari anche a causa di quella entusiastica recensione. Un buon compromesso è la versione III, da molti ritenuta la migliore del gruppo (al massimo la seconda dopo la V). Perché non tentare anch’io di reperire una V15 III che non costasse troppo e vedere che ne uscisse fuori?
La testina mi costò 76 euro. Il relativo stilo Ed Saunders 56 dollari. Niente di grave. Peccato che suonasse male. Non completamente, ma le sibilanti, quelle ad esempio che si sentono quando suonano i piatti della batteria, venivano spesso distorte insopportabilmente. Su consiglio di Ed Saunders in persona aumentai la pressione di esercizio a 1,5 g e più. Niente da fare…
Alcuni forum in rete riportavano proprio lo stesso identico difetto per questi ricambi (li avessi letti prima…). Il punto era che Ed Saunders si è ritirato da tempo ed una certa Trisha Horn gestisce il tutto ora. Pare che l’abbiano beccata a comprare su eBay stili di ricambio per la Shure da mezzo mondo… I fortunati che si ritrovavano una Ed Saunders vera e propria erano soddisfatti, quelli come me no. Aggiungendomi al coro di protesta sui forum, ho ottenuto ottimi consigli da altri appassionati. La puntina migliore per una V15 III sarebbe una Jico SAS made in Japan – 150-200 euro. No. Non si può fare… Per molti, esiste un ricambio davvero economico che si avvicina di molto alle prestazioni della Jico. Si tratta dello stilo EVG, che negli USA viaggia attorno ai 15 dollari! Purtroppo non lo spediscono in Italia (Francia, Germania, sì – Italia no). C’è chi si è offerto di farsi spedire lo stilo in USA per poi spedirmelo qui. Magari arriverei a 20 dollari o poco più, diciamo 20 euro. Potrei starci. La cosa si spiega perché lo stilo EVG sembrerebbe in tutto e per tutto identico al Jico (compreo un puntino nero sull’asta della puntina). Si sa che è cotruito come lo Jico in Giappone. Probabilmente è la stessa ditta, che vende sotto altro marchio gli stilo che non arrivano alle specifiche Jico ma che non sono poi così male.
Ma, scoprendo che avevo una testina Grado, qualcuno nei forum mi ha suggerito che potrei sostituire il suo di stilo con qualcosa di molto meglio. C’è chi ha abbandonato la combinazione V15 III / Jico per una Grado molto simile alla mia equipaggiata con stilo superiore al suo: il Grado 8MZ. Le testimonianze di queste persone sono tutte di estrema soddisfazione ma soprattutto di sorpresa. In genere, l’aggiunta dello stilo 8MZ rende i bassi più definiti e profondi, aumenta l’mmagine 3D e gli strumenti acquistano “aria” attorno. A detta di alcuni, le prestazioni delle testine Prestige si avvicinano a quelle della serie Reference, distaccandosi di molto dalla pur buona qualità delle normali Black, Silver e Gold. Esiste anche un altro ricambio che può essere utiizzato come upgrade per le Prestige. Lo stilo MCZ, anch’esso prodotto ancora oggi per i vecchi possessori dell’omonima testina Signature, porta un corpo Prestige a livelli quasi paragonabili con la serie Statement (ma non troppo distanti da ciò che si ottiene con uno stilo 8MZ, che risulta comunque essere il salto di qualità più evidente). Il problema è che una testina Gold o Gold1 con stilo MCZ suona un po’ troppo aspra in gamma alta, cosa ovviabile variando il carico sul pre fono o con aggiunta di resistenze in serie ai cavi rca. Lo stilo 8MZ viene venduto a 100 dollari, l’MCZ a 150. Con quest’ultimo bisogna avere un pre fono regolabile o acquistare il materiale necessario per variare a mano il carico. Io posso tranquillamente accontentarmi della 8MZ e magari pensare alla MCZ come eventuale upgrade futuro.
Il dilemma è: tenere il corpo testina Shure V15 III visto il suo valore storico ed il suo apprezzamento nel mondo audiofilo? Potrei spendere poche decine di euro per uno stilo EVG e vedere come funziona rispetto alla mia attuale Grado Gold (considerando sempre che ha uno stilo di 4-5 anni (anche se di uso non proprio intenso). Mi resterebbe sempre il dubbio di come suonerebbe la mia Grado con uno stilo 8MZ. Alcuni dicono sia superiore. Per ascoltarle entrambe dovrei spendere 150-160 dollari e poi semmai rientrare della spesa vendendo la Shure+EVG a circa 100 euro.
Sarei però tentato di restare in “casa” Grado tenendomi la mia Gold e acquistando una 8MZ a 130 dollari spedizione compresa, vendendo prima il corpo Shure tentando di ricavarci una ottantina di euro. Quando si fa un upgrade è di solito consigliabile non discostarsi di troppo dal suono a cui ci si è abituati dopo tanti anni, scegliendo prodotti aggiornati dello stesso marchio.
Sarà, ma a me la famiglia Grado piace (a lato, John Grado e il figlio Jonathan); mi piacciono le loro facce da bonaccioni italo-americani, mi piace che siano di New York, che lavorino a mano nello stesso stabile dove lo zio Joe aveva fondato l’azienda nel 1953; mi piace che a John Grado non interessi aumentare e differenziare la produzione e diventare una multinazionale: sa di avere già quanto basta per vivere agiatamente (all’ultimo piano della Grado Laboratories) con la sua famiglia, quello che per lui conta di più…
Non è così che normalmente si sceglie cosa acquistare in campo audio o in qualunque altro campo, in genere. Si mettono i propri soldi dove si ritiene che ci sia un maggior ritorno in qualità. Anche i fratelli Shure avevano iniziato artigianalmente, ma quando scrissi alla Shure cercando notizie sulla V15 III modello LM non sapevano neanche che esistesse (rispondendo dopo parecchio tempo). Quando ho scritto alla Grado mi hanno risposto immediatamente e familiarmente. Questa umanità per me è invogliante ad acquistare i loro prodotti. Mi sono sempre chiesto perché una ditta debba sempre puntare ad aumentare le vendite ogni anno, sempre di più. Ci sarà un limite? Perché non ci si può accontentare di un risultato che ci fa guadagnare bene? Perché cercare sempre di più? Ho scoperto che John Grado la pensa al contrario. Forse nel commercio c’è ancora qualcuno che si tiene la sua umanità. Quasi quasi gli compro la Signature 8MZ…