Il Natale da bambino lo sentivo moltissimo. Non parlo della felicità di ricevere regali e delle frasi fatte tipo “siamo tutti più buoni”. Già allora sentivo che c’era qualcosa di speciale, qualcosa che ancora oggi mi piace. Mio figlio ormai ripete che Babbo Natale non esiste e che siamo noi a mettere i regali sotto l’albero. Ci ha “sgamati” da un po’, è normale. Ma mia moglie insiste con la storia di Babbo Natale, vuole conservare in lui ancora un po’ di magia. Ed io mi trovo d’accordo, anche perché la “magia” del Natale esiste da sempre e nonostante il consumismo e le frasi fatte, continua ad esserci.
Molti di voi sapranno già che gli antichi Romani festeggiavano il Natalis Solis, la rinascita del Sole: a qualche giorno dal solstizio invernale del 21 dicembre (o 22 come per quest’anno) si comincia a notare che le giornate hanno smesso di accorciarsi e riprendono ad allungarsi. Il solstizio è festeggiato dagli esseri umani sin dalla preistoria. La “magia” sta nel fatto che il lungo periodo di buio è finito e, anche se comincia l’inverno, ci sarà più luce su cui contare durante la giornata e la cosa in passato contava parecchio, era degna di festeggiamenti! Non è un caso che dopo qualche giorno ancora inizi un nuovo anno ed i pieni festeggiamenti esplodano nel Carnevale (che come la Pasqua è legato all’equinozio di primavera, il risveglio della natura dopo la fine del grande freddo: altro motivo di festeggiamenti). Quando ho imparato questo ho capito perché forse ho sempre percepito un che di magico in questo periodo: ho cominciato a vedere che il Natale è per tutti, non solo per i Cristiani, lo è sempre stato; il Cristianesimo si è aggiunto di recente. Qualunque siano le motivazioni, trovo comunque bello che ci si mandi gli auguri, ci si scambino regali e ci si ritrovi con le famiglie attorno alla tavola per celebrare. Poi ognuno può celebrare quello che vuole, nessuno ha l’esclusiva, è una festa per tutta l’umanità.
Ma Babbo Natale dove lo mettiamo? Anche qui esiste un riferimento storico, Sankt Nikolaus, il vescovo di Myra, nella penisola anatolica, vissuto nel I secolo, noto per prendersi cura dei bambini poveri a cui portava doni e per averne anche guariti alcuni da malattie, se non addirittura resuscitati – da qui la beatificazione per la Chiesa (San Nicola, il famoso patrono di Bari e altro) ma forse anche diventato Saint Nicholas, patrono dei bambini = Santa Klaus. In nord Europa, in particolare in Olanda, si festeggiava Sinterklaas il 5 dicembre, la vigilia del giorno di San Nicola (o Niccolò), giorno della morte del santo, donando regali ai bambini; in seguito la riforma protestante spostò la data alla vigilia di Natale e inizialmente Gesù Bambino divenne il portatore di regali. Probabilmente San Nicola è diventato Santa Klaus, Babbo Natale in nord America, quando a New York, in origine New Amsterdam, una colonia olandese, si prese a festeggiare la tradizione di Sinterklaas, ancora viva lungo le sponde dell’Hudson.
Il significato di Babbo Natale che esaudisce i desideri dei bambini che gli scrivono la letterina ha secondo me un significato più profondo a cui anche noi adulti dovremmo pensare più spesso. I bambini sono capaci di desiderare. Noi adulti abbiamo perso questa capacità. Ho letto da qualche parte che i desideri sono in realtà premonizioni, si tratterebbe poi di riuscire a leggere i segni che ci indicano la strada da seguire per realizzarli – spesso, molto spesso non lo facciamo ed è solo per quello che non si realizzano. Succede anche perché non sappiamo desiderare e dovremmo imparare dai bambini, che dalla nascita tentano di spiegarci che possiamo desiderare qualunque cosa. Forse sarebbe bene precisare che “qualunque cosa” è una affermazione realistica solo se si tratta di nostri desideri veri e profondi (non influenzati dalla cultura, dal prossimo, dalle mode, ecc.). Ed anche qui non è facile capirlo, atrofizzati come siamo dalla vita di tutti i giorni. Per fare un esempio, magari ci capita che un giorno perdiamo il lavoro che crediamo di aver sempre sognato ma inconsciamente “sapevamo” che non era per noi, non era quello che volevamo essere veramente e il nostro autentico desiderio profondo, quello vero, non quello che ci faceva sentire fighi facendo quel lavoro, si è realizzato: abbiamo perso il lavoro e siamo disperati, ma in realtà lo abbiamo desiderato inconsciamente (inconsciamente significa che non possiamo saperlo ma è un desiderio potentissimo proprio perché non influenzabile dal nostro pensiero cosciente).
Spingere i piccoli a credere a Babbo Natale dovrebbe ricordarci questo, possiamo realizzare i nostri desideri, si può fare, basterebbe crederci per davvero ed essere davvero autentici. Ma, ripeto, non è facile. La realizzazione dei nostri desideri dovrebbe essere una nostra normale capacità, una sorta di scopo della nostra vita. Pare che il significato originale della parola “peccato” sia proprio il fallimento nel realizzarsi. Infatti il messaggio originale di ogni religione (lasciamo perdere quello che sono oggi come istituzioni o come siano sempre state usate dai potenti per controllare i popoli) era mirato al bene dell’umanità e conteneva tra l’altro anche dei chiari (all’origine) riferimenti a questi aspetti: “chiedete e vi sarà dato” è un esempio; ma bisogna saper chiedere bene e soprattutto poi capire i segnali per seguire la strada giusta.
Avete presente la barzelletta del tipo che si rifugia su un tetto dopo un’alluvione e prega il Signore per salvarlo? Passa di tutto, zattera, barca, gommone, elicottero ma lui rifiuta convinto che il Signore esaudirà le sue preghiere e lo salverà. Ma poi muore annegato, perché non era stato capace di leggere i numerosi segnali che “il Signore” gli aveva immediatamente mandato: zattera, barca, gommone, elicottero… ecco, noi siamo un po’ tutti così e i bambini ci dovrebbero ricordare come si fa quando credendo a Babbo Natale scrivono la letterina e puntualmente il desiderio si avvera. Voglio vincere alla lotteria ma il desiderio non si avvera – di che stiamo parlando? Ecco, questo è un esempio di desiderio sbagliato, non è profondo, non è autentico, è influenzato dai problemi di tutti i giorni che ci sembrerebbero sparire se da un tratto avessimo un sacco di soldi. Ma i soldi non portano la felicità; come dico sempre, riducono solo di molto lo stress…
Non sto qui a darvi la soluzione, ma se desideriamo qualcosa in modo puro, come sanno fare i bambini prima che gli togliamo la magia di Babbo Natale, le cose possono realizzarsi, basta saper prendere il treno quando passa. A me è successo diverse volte, ma tante altre chissà che ho combinato. Questo spiegherò a mio figlio che insiste a dire che Babbo Natale non esiste. Invece sì, bello mio…