Per prima cosa voglio precisare che in questo articolo non voglio insegnare niente a nessuno. Ho semplicemente voglia di mettere per iscritto e condividere alcune cose che ho capito; scrivendole fisso i concetti, li rendo miei e mi chiarisco le idee ulteriormente. In più, riunisco questi concetti in una sola pagina per mia futura memoria. Se poi la condivisione può aiutare qualcun altro, tanto di guadagnato.
Musica
Riflessioni da una foto…
Una foto che mi ritrae attorno ai 20 anni, sorridente come raramente appaio nelle foto dell’epoca, felice nel mio elemento, soddisfatto di me stesso. Non lo ero davvero (ma lo sarò mai?), infatti venivo spesso ritratto col muso lungo, come se fossi arrabbiato o se avessi appena passato un guaio. Ma in questa foto sono in una pausa in una sala prove col gruppo in cui suonavo da studente universitario, con mia sorella al basso e altri due amici a batteria e tastiere. Stringo tra le braccia l’oggetto più prezioso della mia vita. Non perché fosse qualcosa di costoso, anzi. Era la mia prima chitarra elettrica, una copia del modello Fender Stratocaster che ho sempre sognato. Me la regalarono i genitori al mio 16 compleanno. Da allora fummo inseparabili. Ecco perché sto così bene in questa foto che per questo mi ha fatto riflettere.
La mia evoluzione musicale
La Musica è sempre stata fondamentale per me. E’ l’unica forma d’arte che mi prende da dentro e che scuote il mio essere. O almeno è l’unica con cui sono davvero in contatto profondo. Non ho mai creato musica. Forse non mi ritengo all’altezza, forse perché ho sempre l’impressione che quello che verrebbe fuori da me mi piacerebbe comunque meno di quello che ascolto. Suono la chitarra in un gruppo che fa cover di brani rock di vari autori. Fin da bambino cantavo imparando i testi a memoria dalla radio. Il primo che ricordo è Tanto pe’ Canta’ di Nino Manfredi. Non andavo ancora a scuola. Del primo anno di scuola ricordo che mettevo in continuazione il disco Azzurro di Adriano Celentano su una fonovaligia di uno zio. Qualche anno dopo cantavo persino Rumore di Raffaella Carrà. Questo è quanto radio e TV propinavano all’epoca. I miei non erano molto musicali, non ascoltavano niente in particolare. Avevo solo la Hit Parade della radio ed era quasi tutta musica melodica italiana. Quello c’era e quello cantavo. Immediatamente mia sorella, più piccola di due anni, seguì le mie orme.
Il chitarrista della domenica
Chiunque può comprare un chitarra, darsi un po’ da fare (basterebbe Youtube), prendere qualche lezione o consiglio da chi già suona e poi dire “suono la chitarra”. Io ho fatto così. Uno zio ha dato la sua chitarra a me e mie sorella quando avevamo rispettivamente 11 e 9 anni. Abbiamo sperimentato in base ai primi accordi fornitici dallo zio stesso. E siamo andati avanti. Io in particolare mi sono focalizzato sul ruolo di chitarrista, imparando anche degli assoli. Poi quando avevo 16 anni è arrivata la chitarra elettrica ed attorno ai 20 anni avevamo un gruppetto con cui replicare le canzoni dei nostri beniamini nelle sale prova. Quando si dice “io suono la chitarra” non significa molto. Io l’ho sempre detto di me stesso ma che significa davvero? La suono da solo? In un gruppo? Mi esibisco pubblicamente o suono a casa seduto sul divano? Anche un professionista può affermare “io suono la chitarra”. Basta un professionista di piccolissimo calibro ad umiliare uno come me che suona nel tempo libero. Ma esistono anche non professionisti con una tecnica micidiale. La stragrande maggioranza non è diventata famosa, neanche quelli che ci guadagnano qualcosa, neanche quelli che vivono di chitarra.
Le cose cambiano
Le cose cambiano. La vita è un divenire. Quello che succede ha delle conseguenze. E’ naturale. I grossi cambiamenti della vita, quelli che segnano, che causano il maggiore stress e quindi richiedono un maggiore riadattamento delle vita di una persona arrivano prima o poi per tutti: lutti, cambi o perdita di lavoro, trasferimenti, matrimoni e separazioni, nascite di figli. Sono stress sia positivi che negativi. Non si è più gli stessi quando si diventa genitori, né quando si perde una persona cara. Per quello che riguarda la mia vita, lo stress positivo più bello e intenso è stata la nascita di mio figlio: ho scoperto che non si può descrivere come ci si sente, lo capisci solo quando succede ache a te; la sensazione che descrivo a chi me lo chiede è che mi sentivo “completo”. Per ora lo stress negativo peggiore che mi è accaduto è stata la perdita del lavoro.
Due cose hanno reso la cosa più pesante di quanto non fosse normalmente: la strada, le lotte e i sacrifici fatti per arrivare al lavoro che sognavo e l’età critica in cui poi l’ho perso, poco dopo i 50 anni. Come essere nella terra di nessuno, troppo giovane per la pensione, troppo anziano per essere assunto di nuovo.
I miei dischi fondamentali
Sono nato e cresciuto in Italia ed ovviamente sono stato esposto alla cultura musicale nostrana. Ho cominciato a canticchiare le canzoni da prima di andare a scuola. Cantavo anche le parti musicali, per il divertimento dei numerosi zii che mi ronzavano attorno. Poi ho cominciato a mettere le mani su una tastiera giocattolo per approdare infine alla chitarra attorno agli 11 anni. Ovviamente suonavo le canzonette italiane che ascoltavo alla radio. Ma una voce dentro di me mi diceva che avevo bisogno di qualcosa di più…