Avevo fatto un sogno, non so bene quanto prima. L’immagine che me ne era rimasta era di un cancello di una villa in campagna, di notte, illuminato dai fari di un’auto ferma, in attesa che il cancello si aprisse per rientrare. Sapeva di ritorno a casa, di calore familiare, di focolare domestico; davvero una bella sensazione. Il frontale dell’auto era Oo=V=oO, chiaramente un’Alfa Romeo. L’ho capito tanti anni dopo, ma quella visione divenne realtà nel gennaio 2010, quando acquistai la mia prima Alfa Romeo mentre abitavamo in una piccola ma splendida casa di campagna a cui si accedeva tramite un cancello automatico. A fine 2009 ero diventato padre e a gennaio 2010 acquistai una station wagon usata per la mia nuova, splendida famiglia: l’Alfa 156 che, appunto ribattezzai “Papalfa”. Tantissime volte ho quindi reso reale, nei tre anni e più vissuti in quella splendida casetta, l’immagine di quel sogno, rientrando a casa con mia moglie ed il nostro piccoletto addormentato, illuminando il cancello con i fari della Papalfa.
L’arrivo di un bambino aveva reso necessario l’utilizzo di un’auto più grande della Punto. Cominciai a pensare a delle station wagon, le cosiddette “familiari”, visto che appunto ormai avevo “messo su famiglia”. Mi dispiaceva moltissimo dar via il gioiellino Fiat che io ritenevo essere la Grande Punto. Mia moglie aveva allora una Punto prima serie del 1999 e avrei davvero desiderato di poter tenere la nuova per lei e dar via la vecchia. Purtroppo non era possibile, ma volevo rimanere con un’auto italiana, sempre nel mercato dell’usato. La gamma Fiat offriva la nuova Croma, ottima per la famiglia, che avevo provato per caso tempo addietro e mi aveva impressionato enormemente, soprattutto per le incredibili prestazioni del Multijet 1.9 da 150 CV a 6 marce. Magari trovarne una abbordabile o magari un’Alfa con lo stesso motore… La vecchia Stilo SW pure non mi dispiaceva nonostante la linea dura, aveva un non so che. Ma con auto troppo datate avevo già dato… La lancia Libra SW, …mmm, no, troppo classica. Chiamai il mio meccanico/fornitore di fiducia (l’ottima SAR di Montefiacone, VT, onesti e competenti) che mi disse che aveva a disposizione un’auto per uno scambio quasi alla pari: Alfa 156 SW 1.9 JTD nera. Destino? Mi si riaccese una lampadina nella testa… Il vecchio pallino stava tornando?
Andai a provare l’Alfa 156 Sportwagon a Natale 2009, quasi convinto che l’avrei messa sotto l’albero…
Strana sensazione: non ne fui molto impressionato a prima vista, oggi non capisco perché; forse ero disabituato al “sogno Alfa”. A mia moglie, che sicuramente apprezza un bell’oggetto di design, piacque invece subito …e molto. Mi ci vedeva proprio bene al volante. Un po’ scettico, anche per gli interni in pelle chiara che una volta non mi piacevano, mi misi al volante per la prova e subito notai la maggiore durezza rispetto alla Grande Punto, anche solo nel toccare il volante. Però, le prestazioni e le sensazioni…. Certo, non era un vecchia Alfa a benzina e trazione posteriore, di quelle che ti appiccicano al sedile, ma oggi contenere i consumi è d’obbligo ed il diesel JTD, common rail di progettazione Fiat montato per la prima volta proprio sulla 156, non dispiace affatto.
L’Alfa 156 Sportwagon il giorno della mia prova, presso SAR, Montefiascone, VT, 24 dicembre 2009.
L’Alfa 156 è il ritorno di un mito. Dopo la brutta 155, nel 1997 ha rinverdito la passione, mia e di altri, per il marchio italiano. Disegnata dal brasiliano Walter de’ Silva (ironicamente lo stesso che oggi disegna le nuove Audi che a me piacciono meno delle vecchie) ha eliminato completamente lo stile spigoloso della precedente 155. Vi erano tre disegni competenti. Uno da Pininfarina, uno da Italdesign ed uno del Centro Stle Alfa Romeo (condotto dal de’ Silva). L’idea era dare alla 156 la personalità che la 155 non aveva. Il disegno della scaletta del Centro Stle Alfa Romeo ha unito tre Alfa storiche: la 1900, la Giulietta e la Giulia. L’Alfa Romeo era in una situazione economica molto difficile e, anche perché si stava pensando alla sostituta della 164, non c’erano abbastanza capitali da investire nei due progetti. La 156 è il risultato di anni di ricerca intensa da parte del Centro Stile: una berlina che sembrava coupé non si era mai vista. Lanciata il 9 ottobre 1997 a Lisbona, è stata eletta Auto dell’anno subito dopo, nel 1998. Nei quattro mesi successivi raggiunse 90.000 ordini e quattro anni più tardi il traguardo del mezzo milione di esemplari venduti in tutto il mondo, innalzando di oltre quattro volte la quota Alfa Romeo nel mercato europeo (da 0,7 % nel 1996 a 3,2 % nel 2001).
La splendida linea della Alfa 156 Sportwagon disegnata da Giugiaro con la mia ex Skoda Fabia sullo sfondo nel piazzale della SAR di Montefiascone (VT)
L’Alfa 156 fu la prima già dal 1997 a montare un motore turbodiesel a iniezione diretta Common Rail (tecnologia ora impiegata da tutte le case, ma brevettata in origine da Fiat e venduta a Bosch), chiamato JTD (uniJet Turbo Diesel, in contrapposizione alla successiva evoluzione Multijet con 4 iniettori per cilindro).
Nel 2000 fu lanciata la versione station wagon, che in casa Alfa è ribattezzata Sportwagon, vista l’impostazione sportiva per cui il costruttore è sempre stato famoso. Era dagli anni 80 che il nome non era stato più usato, dopo la celebre 33 Sportwagon. Considerata un’auto familiare, la versione station wagon non sembrava entrare facilmente nel cuore degli alfisti. Dal canto mio ho invece sempre preferito l’Alfa 156 Sportwagon alla versione berlina (vale anche per l’erede Alfa 159). Il lancio fu accompagnato da un simpatico spot con protagonista l’attrice gallese Catherine Zeta Jones (“My shoes, please”):
Pubblicità Alfa Romeo 156 Sportwagon – “My shoes, please”
Nel 2003 uscì la seconda serie, di cui la mia fa parte, ridisegnata da Giugiaro (che poi avrebbe firmato anche la successiva Alfa 159), offrendo anche più prestazioni e più sicurezza, grazie anche al VDC (Vehicle Dynamic Control) opzionale e 7 airbag di serie. E’ facile distinguere le due versioni anche se molto simili: la prima serie ha la tipica V frontale col logo Alfa incastonata nel paraurti e nella griglia di aerazione; la seconda serie la ha in linea col profilo del muso ed è anche più grande e curvilinea. Anche i fari anteriori sono diversi. Nel posteriore, i due modelli differiscono solo per due scanalature che nella seconda serie proseguono idealmente verso il centro la base delle luci posteriori.
Pubblicità della Alfa 156 Sportwagon ridisegnata da Giugiaro
Quello che è capitato a me è il motore meno potente disponibile sulla 156 tra il 2001 e il 2005, l’85 kw (115 cv -> 11.8 kg/cv), ma in cambio può durare davvero molto e sicuramente io non devo farci le corse. Comunque non ci sono paragoni con il pari potenza Audi del 96 che avevo posseduto per pochi mesi: se mi serve affondo spinge, eccome se spinge! I grossi lavori come freni e cinghia erano già stati fatti e potei averla, garantita un anno, per 9500 euro, il prezzo a cui secondo il mio meccanico avrei potuto rivendere la Grande Punto. Invece la restituii a lui aggiungendo 1500 euro. Così da gennaio 2010 sono diventato finalmente alfista, il sogno di bambino che avevo dimenticato. A fare il bilancio dalla vendita della Hyundai fino all’Alfa passando per A6 e Punto, ho preso la 156 con poco più di 6000e…
Una pantera pronta a scattare: il look sportivo, aggressivo e accattivante del frontale della 156 rivisto da Giugiaro nel 2003
L’auto era in buono stato ma faceva un po’ di rumorini che il venditore mi rimise a posto col silicone, provvedendo pure a far sparire i vari graffietti tramite il suo carrozziere. Guidarla emoziona. Lo stile Alfa Romeo è questo. Auto per tutti con la forte impronta sportiva. Non è precisione teutonica ma (appunto per questo) dà emozioni che le teutoniche non possono dare. Il motore ha una progressione che è un piacere, nonostante sia il meno potente della serie. Le sospensioni, a quadrilatero alto all’anteriore (derivata dalle corse) e McPherson evoluti al posteriore, sono state copiate all’estero: da brava Alfa, la 156 è incollata al terreno! Davvero difficile farle perdere aderenza. Pare che in una prova effettuata da Quattroruote, che prevede la percorrenza di una curva di tipo autostradale al centro della quale effettuare un evitamento ostacolo con contemporaneo rilascio dell’acceleratore, la massima velocità in ingresso misurata per due 156 Sportwagon era di 114 km/h (cerchi standard 15″) e 115 km/h (pack sport 16″). Solo un’altra auto testata passò più veloce (pare a 117 km/h) …la Ferrari 360 Modena!!!
In quanto a sicurezza la 156 è anche piena di airbag ed ha il cruise control, una goduria in autostrada. Le gomme erano da neve e abbastanza nuove. Con la bella stagione scelsi delle Dunlop Sport SP 01, buon compromesso costo/prestazioni/sicurezza, specie sul bagnato, e spalla rinforzata, utile nelle strade di campagna dove vivevo all’epoca. Poi ho montato le Pirelli Cinturato P7, scelta di natura “protezionista”: in momenti di crisi, penso, comprare italiano è una buona cosa. E poi i pregiudizi esterofili non hanno senso, l’ho imparato da quando ho avuto auto italiane. E su auto italiana vorrei montare gomme italiane, ma oggi come oggi dipenderà anche dalla situazione economica. Mi sono trovato molto bene con i Pirelli Cinturato P7 e ho quindi poi continuato con le Pirelli All Season che mi hanno soddisfatto abbastanza. Ho poi messo solo all’anteriore, in emergenza, due Micheline Crossclimate usate. Sono delle estive omologabili anche per l’inverno. La soluzione ideale per chi vede la neve molto di rado e guida sotto i 7 °C per pochissimi giorni l’anno. Incredibili davvero. Per come sono conciate l’auto non mi dà assolutamente alcun problema di tenuta. Quindi credo che sarà la mia gomma di riferimento per il futuro.
Interni e sedili in pelle chiara dell’allestimeto Distinctive
Si poteva volere di più un po’ di potenza, magari il Multijet 150 cv a 6 marce sarebbe stato davvero divertente, magari un po’ meno rumoroso e con un po’ di elettronica in più per la stabilità… ma nel complesso penso sia stato un buon affare, specie per la tranquillità dovuta alla garanzia di 1 anno e al fatto che fosse sempre stata gestita dal mio meccanico di fiducia.
Ricordo che quando andai a prenderla da lui a Montefiascone partii tardi da Roma con la Grande Punto da riconsegnare e l’assicurazione, passata all’Alfa, che mi sarebbe scaduta durante il viaggio. Corsi parecchio sull’autostrada preferendo rischiare di essere stato beccato a 160 km/h dal tutor piuttosto che essere fermato con l’assicurazione scaduta…
Quando vidi l’Alfa 156 SportWagon nel garage del meccanico, pronta per la consegna, tirata a lucido e illuminata dal neon dell’officina, ne rimasi davvero colpito, quasi intimorito. La linea rivista da Giugiaro è bellissima. Mi sembrò quasi troppo per me, forse un’auto troppo importante e vistosa. Ma ormai era fatta e, che importa, si vive una volta sola! E diciamo pure che me la merito…
Lo so. La pubblicità ci spinge a desiderare cose di cui non abbiamo reale bisogno. Funziona in particolar modo con le auto. L’immagine che si è creata l’Alfa Romeo negli anni è riuscita a fare breccia su di me e molti altri. Siamo vittime del consumismo, ma che dire? Magari se lo sappiamo, se ne siamo consapevoli, è un po’ meno grave. Basta non esagerare e non far diventare queste cose una ragione di vita (e poi non stavo mica spendendo decine di migliaia di euro per un’auto status symbol). Comunque, conscio di tutto questo, mi gustai lentamente il “travaso” degli oggetti dalla Grande Punto alla mia prima Alfa. Poi saldai il conto e mi avviai. La ripresa della 156 mi catturò subito. Il piacere di guida era altissimo, cominciava a prendermi davvero. Al primo distributore feci rifornimento felicissimo dell’acquisto, entusiasta dell’ottimo affare e …l’auto non partiva più!
Al ricordo ancora ci ridiamo su col meccanico: avevano semplicemente stretto male i cavi della batteria, che erano stati staccati per tenere ferma l’auto in esposizione. Non si era quindi ricaricata. Mi soccorse il meccanico che aveva appena chiuso l’officina, strinse i morsetti e potei ripartire. Mi godetti il rientro a casa per la prima volta al volante di un’Alfa. Ero emozionato come un bambino. Sulla Cassia mi fermarono i Carabinieri per davvero, ma per fortuna adesso non avevo problemi…
All’arrivo a casa ero proprio dispiaciuto di dover scendere…
Ad oggi devo dire di essere davvero molto soddisfatto dell’Alfa 156. Anche quando incontro persone che l’hanno già avuta, ho sempre conferma dell’ottima affidabilità. Credo di poter dire che sia l’auto di cui sono più soddisfatto tra quelle che ho avuto.
Negli anno ho dovuto far intervenire il meccanico sull’avantreno più volte: a forza di prendere buche su strade di campagna, un danno alla scatola dello sterzo e ai bracci flessibili mi ha costretto a sostituirli, per fortuna con delle parti trovate presso un demolitore a prezzi irrisori.
Il meccanico di fiducia che me l’ha venduta mi consigliò di cambiare le bronzine attorno ai 200 mila km e l’ho fatto. In seguito cambiammo anche la frizione. Ma ad ottobre 2016 accadde l’imprevisto: probabilmente un calo della pressione dell’olio, dovuto forse ad un malfunzionamento della pompa, ha causato una non completa lubrificazione al livello del 4° cilindro, il più lontano, portando all’usura della bronzina e dell’albero motore al 4° cilindro, oltre la possibilità di rettifica. Ho dovuto prendere un motore usato di una Alfa 147, trovato a buon prezzo dal mio solito meccanico di fiducia, e spendere un bel po’ di soldi per la sostituzione. Nella mia situazione non potevo certo permettermi di cambiare auto; cambiare il motore costa certamente meno.
Purtroppo l’estate successiva mia moglie la parcheggiò sotto casa, al rientro da un viaggio e molto tardi, dimenticando il freno a mano! Ho rischiato che rotolasse giù per un pendio ma si è fermata subito su un gazebo sottostante, in bilico sul bordo del parcheggio di campagna davanti la nostra casa. Parabrezza sfondato, convergenza da rifare, paraurti un po’ deformato cavi e protezione inferiore del motore da rimettere a posto. Si è salvata egregiamente, ma poi una installazione approssimativa del nuovo parabrezza ha fatto entrare acqua e aria nell’abitacolo per troppo tempo e si è formata la ruggine sul tetto in corrispondenza del parabrezza. Ho dovuto spendere 300 euro dal carrozziere amico.
La mia speranza è che possa durare ancora di più del previsto, la ormai mitica “Papalfa” nera, ma confesso che non disdegnerei Alfa 159 o Giulietta di età attorno al 2010. Ma costretto ad attendere ho dovuto tirare avanti anche forzatamente la povera 156 senza poterla trattare come meriterebbe. Circa 2000 km al mese sono una bella media e la frizione a un certo punto ha detto basta. Ho dovuto cambiarla assieme alla cinghia, grossi lavori per un’auto che dovrò a breve cambiare, ma a stento potevo pagare la riparazione, figuriamoci un’auto nuova.
Comunque è incredibile: ogni volta che salgo sulla Alfa 156 provo sempre il sottile piacere di mettermi alla guida di un’Alfa Romeo. Mi metto al volante e sento, non so come spiegarlo, la presenza del passato. Alfa 1900, Giulia e Giulietta sono con me, le percepisco nel DNA della 156. E’ come un piacevole tuffo nel passato ma con tutto ciò che è necessario in un’auto moderna (ok, facciamo di “soli” 15 anni). Capisco il successo che ha riscosso a suo tempo questo modello in tutto il mondo. Si sente finalmente la presenza del mito Alfa dopo anni di affievolimento.
E’ strano come dai miei sogni di bambino, l’Alfa Romeo Giulia, le successive Alfa, le Audi (nell’intermezzo in cui le italiane erano brutte e spigolose), sia tornato a sognare Alfa e alla fine, quasi per caso, trovarmene a possedere una. La 156 è a tutti gli effetti l’erede della Giulia anni 70e la progenitrice della moderna Giulia. La linea ereditaria del segmento D Alfa Romeo è di tutto rispetto. Perde un po’ negli anni della 155, che pure aveva ottime prestazioni, in linea con la tradizione. Poi c’è stata la 159, molto bella e ben riuscita, e potrebbe essere la mia Alfa del futuro (quasi sicuramente SportWagon, magari con trazione Q4). Nel giugno 2016 è stata sostituita proprio dalla nuova Giulia. Immagino che questa potrebbe diventare l’auto con cui un giorno sostituirò la mia prossima Alfa, la 159 o la Giulietta (ovviamente quando sarà possibile acquistarla a buon prezzo usata). Sarebbe la chiusura del cerchio…
Da Giulietta a Giulietta
Comunque la 156 ha ancora oggi un suo fascino particolare: è nel cuore di molti alfisti perché ha rinnovato le linee del passato, tagliando i ponti con le linee spigolose dei primi tempi in Fiat. E’ anche l’ultima “auto che vince”, slogan coniato per la Giulia, dato che dopo di lei l’Alfa ha smesso di gareggiare. Magari la mia prossima auto sarà la prossima sarà una Alfa 159 SW, un’auto ben fatta ma poco capita. Per questo motivo non ha tenuto bene il valore commerciale, cosa molto utile a chi come me se la godrà usata ad ottimo prezzo! Se passerà troppo tempo magari sarà il caso di optare per la Giulietta. Ma per ora va benissimo la ancora bella 156: il motore è stato cambiato con uno più giovane, forse da 150mile km, oggi è tornata a nuova vita ed è un gran bel piacere di guida.
Quando mi capita di guidare un’auto moderna, nuova di zecca, dapprima sono colpito dalla modernità, da tutte le comodità, dalla silenziosità. Insomma, un’auto nuova, con 10 anni in meno (10 in più di tecnologia) dà delle sensazioni diverse. Ma qualcosa manca rispetta alla “vecchia” 156. Quando comincio a prendere le curve in un certo modo sento la differenza. Al volante di un’auto moderna mi viene prima voglia di rinnovare anche la mia. Poi torno a guidare la Papalfa e sento che non c’è storia. Nessuna auto odierna, a parte le colleghe Alfa Romeo credo, ha, a parità di classe ovviamente, la capacità di dare certe sensazioni di guida. Insomma, sarà pure una “Alfiat” come dicono i denigratori, ma la differenza con le auto “normali” (non impostate in modo sportivo) si sente eccome, anche se sono molto più giovani.
Al momento credo di possedere un’auto che è ancora molto bella da vedere. Audi o BMW? Ottime auto, nessun problema ad ammetterlo. Molto probabilmente anch’esse danno ottime sensazioni alla guida. Ma sono in pochi ad ammettere che a parità di classe di mercato, di accessori, motorizzazione e caratteristiche generiche, una Alfa 156 non è da meno di una Audi A4 omologa (della stessa età) o di una BMW serie 3. Non ho nessun dubbio a riguardo. Anzi, probabilmente chi ha da invidiare qualcosa potrebbero essere le rivali tedesche, a partire dalla splendida linea estetica, ancora oggi più attuale.
Dopo tanti anni, chilometri, vicissitudini, è giunto il momento per la Papalfa di andare in pensione. Purtroppo ho scoperto che dopo un forte temporale entrava dell’acqua in abitacolo, dal bordo superiore del parabrezza sostituito. La macchina aveva ormai una bella età ed era ragionevole sostituirla. Rimetterla in sesto sarebbe costato quasi quanto un usato non troppo recente. Non si può fare. Mi ero messo alla ricerca di una sostituta, una Papalfa 2.0. Ma non avevo abbastanza disponibilità…
Alla fine non ho potuto rifiutare la proposta del mio fornitore di fiducia: una Fiat Bravo del 2009 in splendida forma…
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Fonti
Storia dell’Alfa Romeo 156 su mitoalfaromeo.com
Alfa Romeo 156 su it.wikipedia.org
Alfa Romeo 155 su it.wikipedia.org
Alfa Romeo 159 su it.wikipedia.org
Il Common Rail su it.wikipedia.org
Il MultiJet su it.wikipedia.org
Sospensioni Mc Pherson su it.wikipedia.org
Pneumatici Dunlop SP Sport 01
Pneumatici Pirelli Cinturato P7