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Ma dai! Coraggio! Non è risaputo che l’Aikido è amore? Che l’Aikido è vita? O no?
Quindi cominciamo, sottolineando che non tutte le idee che seguono sono farina del mio sacco, ma si ispirano a riflessioni sul tema fatte da chi di Aikido sa molto più di me…
C’è chi dice: “Perché faccio Aikido? Solo per le ragazze…”. Rafforzando l’ronia con: “Posso toccare tutte le donne che voglio e mi pagano pure per farlo!” Una pratica allettante, pensiero credo condiviso da molti… E si può anche perfettamente rovesciare il discorso a favore dell’altro sesso (figuriamoci per i gay!). Poi aggiungerei che non solo mi pagano …mi ringraziano pure: quando l’insegnante durante l’allenamento passa da te e ti rivolta ben bene sul tatami, l’etichetta vuole appunto che lo ringrazi pure! Con tanto di saluto alla giapponese!
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A parte gai scherzi, quello che i partner si scambiano (oltre a un po’ di fluidi corporali, dato che si suda parecchio) sono sicuramente i ruoli: il tori, chi si “difende”, esegue la tecnica (yang); uke, chi attacca e subisce la tecnica (yin). Intanto precisiamo che l’uke non subisce ma riceve, concetto più vicino all’etimologia della parola giapponese. In questo modo l’uke allena la sua parte femminile, appunto, riceve – “è” il ruolo femminile.
Si potrebbe fare facile ironia “matrimoniale” maschilista dicendo che la donna attacca e l’uomo si difende, ma non è questo il punto. Il punto è che, scambiandoci i ruoli durante l’allenamento, alleniamo a turno sia la nostra parte femminile, che quella maschile. Come è noto, ogni individuo ha la sua parte del sesso opposto. E’ molto importante esserne coscienti, accettarla e nutrirla, per un corretto equilibrio psicologico. Ed ecco che Aikido aiuta anche in questo. Quando uke, la parte femminile, attacca, deve essere in grado, al momento del contatto, di lasciarsi andare, di “donare” il proprio corpo al tori, dando fiducia piena, esercitandosi a darla (la fiducia, che state pensando!?). A sua volta, il tori deve “dare” all’uke (non “dargliele”): ha la responsabilità del corpo di uke, della sua incolumità. Una cosa che i profani stentano a capire è come e perché uke debba “lasciar fare la tecnica” al tori. Non è un “arrendevole abbandono”, il lavoro di uke è quello più difficile: deve far capire ad un eventuale tori meno esperto che la sua tecnica non sta “funzionando”, non utilizzando la forza per bloccarlo, ma solo per frenarlo, come dice un noto insegnante che tiene molto a questi concetti (e che ringrazio per l’ispirazione). L’analogia che utilizza per chiarire meglio l’idea è quella delle macchine da pesi: se le carichiamo con troppi pesi non riusciamo a muoverle e quindi non possiamo lavorare, non possiamo costruire il nostro corpo. Allo stesso modo, se un grosso uke bloccasse con la sua forza un piccolo tori, magari anche meno esperto, questi non potrebbe lavorare e costruire il suo corpo con l’Aikido.
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Riconosco che per alcuni possa non essere facile pensare di allenare la parte del sesso opposto durante la pratica, ma non è facile neanche la vita, tanto meno la relazione di coppia, per tornare al discorso. E la storia ci insegna che tra i samurai (come del resto anche nell’antica Grecia e nell’antica Roma) le relazioni tra stessi sessi non erano certo uno scandalo, ma in certi casi virtù.
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Anche il nostro stesso corpo fa un lavoro femminile e maschile a seconda delle parti usate: le mani fanno il lavoro femminile, i piedi quello maschile: le mani di tori devono essere in grado di lavorare su uke senza dare dolore, la tecnica deve essere come un abbraccio, che sia un’immobilizzazione od una proiezione. Le mani sono morbide, accarezzano; sono i piedi (le gambe, le anche) ad essere forti, a spingere con energia, consentendo al bacino di venire avanti, di entrare, di fare il lavoro maschile, dando energia, vita.
A questo punto qualcuno potrebbe pensare alle analogie col ballo, in cui i ruoli femminili e maschili sono più chiari. Ma l’allenamento dell’Aikido è ben diverso, è basato su movimenti di combattimento, sebbene in modo tale da non creare danni, bensì benefici. Ed in Aikido i ruoli si invertono periodicamente, consentendo di allenare entrambe le parti, il maschile ed il femminile, nel tentativo di realizzare il completo sviluppo dell’essere umano, nella sua interezza, lavorando su tutto ciò che lo rende tale.