Alcuni di noi hanno organizzato stage di Aikdo di “fine anno” nel solstizio d’inverno, il 21 dicembre 2012, data in cui i Maya avrebbero previsto la “fine del mondo”. Insomma, uno “stage da fine del mondo”, finire tutti in bellezza sul tatami, o per festeggiare la mancata fine del mondo come hanno fatto alcuni, forse non è una cattiva idea…
Ma finisce davvero il mondo oggi mentre scrivo? E che c’entra l’Aikido?
L’Aikido fu concepito dal fondatore Morihei Ueshiba come un ponte che unisse l’oriente all’occidente. Non si tratta solo di un fatto pratico (avvicinandomi ad un’arte orientale conosco meglio gli orientali e viceversa), è anche un fatto simbolico: l’oriente simboleggia l’emisfero intuitivo, la spiritualità; l’occidente la razionalità, la scienza e il materialismo. Unire i due emisferi intuitivo/spirituale e razional-materialistico dell’universo praticando un’arte che lavora per unire i due stessi emisferi cerebrali nell’uomo, sembra un cosa perfetta allo scopo. La mitologia shintoista, la religione indigena del Giappone, di cui l’Aikido è intriso, narra di un tempo remoto in cui gli Dei in riunione decisero che i principi spirituali andassero nascosti all’umanità, che avrebbe dovuto dimenticarli immergendosi in un turbine di razionalità e materialismo con conseguenti divisioni e guerre. Perché? Pare che gli dei più saggi abbiano compreso che i princìpi spirituali non si possano apprendere davvero e farli propri senza essere prima passati per l’esperienza materialistica. Un po’ come il buddista zen che vuole davvero praticare l’astensione sessuale si getta nel sesso conoscendolo in tutte le sue forme per poterlo poi abbandonare davvero. Ueshiba concepiva l’Aikido anche come il ponte d’oro che avrebbe unito il mondo materiale a quello spirituale. Per questo per lui preghiera e pratica erano la stessa cosa, per questo per lui la pratica dell’Aikido era la danza degli Dei che ci consente di unirci all’universo.
Secondo alcuni antropologi moderni l’uomo primitivo era forse più vicino al divino dell’uomo moderno. Non si sta parlando però di religione, ma della sensazione o consapevolezza di essere parte dell’universo, un tutt’uno con esso. L’uomo moderno ha bisogno di cercare e e di raggiungere l’illuminazione per “sentirsi” così, il cosiddetto “satori”. Questa condizione è stata raggiunta da Ueshiba in un paio di volte nella sua vita, come racconta egli stesso. L’idea è quella di una umanità primordiale così immersa nella natura, priva di raziocinio ma fortemente istintiva, che non aveva certo bisogno di ragionarci su per sentirsi parte dell’universo. Non poteva proprio ragionarci su, non ne aveva le capacità. E proprio grazie a questa “mancanza” riusciva ad intuire di “essere” l’universo. L’avvento della ragione in alcune fette di umanità, ad un certo punto, avrebbe spezzato questo intimo legame istintivo ed intuitivo con la vita e l’universo che la teneva in uno stato di satori naturale e perpetuo, “aprendole gli occhi” sulla misera realtà materiale, strappandola, per così dire, da una sorta di paradiso terrestre.
Sembra che la Bibbia originale, quella scritta in ebraico antico, narri di questo passaggio come il momento in cui l’umanità (l’Adam, in ebraico antico), si nutrì del “frutto dell’albero della conoscenza” (non si parla di mele) e si rese conto – razionalmente – della propria condizione: la fine dell’Eden e l’inizio delle sofferenze per l’umanità. Sembra coincidere con la decisione degli Dei scintoisti di nascondere all’umanità i princìpi spirituali, con materialismo e guerre come conseguenza. La differenza è che qui gli Dei (Elohim nella Bibbia, un plurale in ebraico antico) avevano aperto un varco nella coscienza dell’umanità (la costola rotta) consentendole di vedere la sua parte intuitiva e spirituale (Ewah), grazie a cui poi alcune fasce dell’Adam, dell’umanità, potranno fare un salto di coscienza ed acquisire la ragione (differenziandosi dagli animali). La fine del mondo! Un’altro grosso passaggio di stato di coscienza dell’umanità è narrato allegoricamente dalla Bibbia come diluvio universale: alcuni, simboleggiati da Noè, raggiungono un nuovo grado di coscienza, altri rimangono come …sommersi dalle acque.
Insomma, per alcuni la data di oggi equivarrebbe ad un passaggio di questo tipo. Detto in soldoni, alcuni di noi si renderanno conto della propria natura, altri no. In realtà pare che le cose non avvengano di colpo, ma che tutto sia già iniziato da anni e che dal solstizio d’inverno del 2012 il cambiamento procederà più rapidamente. L’Aikido aiuta? Immagino di si, ma bisognerebbe essere disposti a credere che tutto questo sia vero e praticare per migliorarsi davvero, per mettersi in contatto con una parte di noi stessi che magari conosciamo poco. Come? Non so. Sono cose personali. Immagino che la risposta più facile sia “duramente”. Non facendosi male, beninteso, ma così intensamente da non riuscire più a pensare a quello che facciamo, lasciando che sia una nostra coscienza superiore a muovere il nostro corpo, appunto la sua coscienza stessa, che sa bene cosa fare ma la nostra ragione si mette sempre in mezzo e glie lo impedisce.
Come un uomo primordiale, come gli animali, il neonato non vive nel passato e non si preoccupa del futuro. Quando stringe la mano lo fa con tutto il suo essere. I suoi movimenti sono sempre fisiologicamente corretti, come quelli di qualunque animale. Come mai gli adulti, considerando da questo punto di vista tali anche i 12enni (almeno quelli di oggi), si muovono in modo a volte così scorretto da arrecare danni al proprio corpo? La mente, la parte razionale, ad un certo punto della vita (molto presto) prende il sopravvento e ci stacca dal nostro corpo, non lo percepiamo più intuitivamente, dobbiamo pensare ad ogni nuovo movimento per poterlo attuare. Io vedo l’Aikido anche come un modo come tanti per ritrovare questa interconnessione persa, come una ricerca del bambino in sé, come un tentativo di ritrovarlo per tornare illuminati e completi come eravamo alla nascita, come lo era l’uomo primordiale, ma conservando la ragione.
L’Aikido, ma chissà quante altre discipline come esso, è la continua ricerca di questo completamento, che è davvero tale solo dopo che ciò che eravamo come bambini e come umanità primordiale sia stato perso. Solo ritrovandolo dopo essere stati a lungo senza (come per tutte le cose) possiamo davvero carpirne il valore immenso. Esattamente come i saggi Dei shintoisti avevano previsto e caldamente raccomandato per l’umanità a cui erano così tanto affezionati. Poi Morihei Ueshiba scoprì un mezzo che può aiutare in questa evoluzione.Alcuni dicono che da oggi entreremo nell’era dell’Acquario, simbolo di un cambiamento di coscienza centrato sul cuore, una nuova coscienza che sta per fiorire ma è iniziata già dagli anni 60. Da oggi prenderebbe piede in più individui e si diffonderebbe più rapidamente. Sembra anche che i bimbi nati dal 2000 circa in poi siano già predisposti a questa nuova realtà. La fine di un ciclo e l’inizio di un altro. Una sorta di promozione di una parte dell’umanità ad una classe superiore, ad un modo di vivere diverso, centrato sul cuore, quindi migliore. Se questa è la fine del mondo che abbiamo visto fino ad oggi, ben venga! Se così fosse sembrerebbe davvero appropriato festeggiare il cambiamento con una bella lezione di Aikido da fine del mondo…