La pellicola

foto-pellicolaLe fotografie digitali non me le godo davvero. Quando scatto in pellicola le foto sono più poche, più intense. E’ molto più bello starle a guardare. Eppure le guardo al computer più che in stampa. Di solito le mie pellicole le faccio scansionare direttamente da chi me le sviluppa, quindi le fruisco allo stesso modo di quelle digitali. Ma no nsono affezionato ai miei scatti digitali quanto a quelli analogici. Anzi, direi che a volte non sono affatto affezionato ai miei scatti digitali…

Adoro la pellicola, anche se sembrerebbe che se la stia passando male. La domanda è molto diminuita dopo l’avvento del digitale e le case produttrici hanno dovuto correre ai ripari. Ma l’analogico tiene, anche se il mondo moderno necessita di velocità a cui l’analogico non può arrivare. Sarebbe oggi impossibile per un reporter lavorare con la pellicola, nessuna agenzia potrebbe attendere che venga sviluppato il rollino. Ma milioni di appassionati in tutto il mondo, me compreso, continuano ad usare la pellicola con immensa soddisfazione. Nel 2011 le vendite di pellicole sono tornate ad aumentare (così come quelle dei dischi in vinile).

Eppure per molti la parola “rollino” sembra una parola d’altri tempi. Gli appassionati però sono ancora numerosi e gli artisti continuano ad usarlo. Non credo che la pellicola sia destinata a scomparire. Si diceva dei dischi in vinile con l’avvento del CD, supporto musicale di qualità foto-Rullininettamente inferiore ma necessario alle case discografiche per rinverdire il mercato. Oggi le vendite dei CD sono in calo e quelle dei vinili salgono! Come un disco in vinile può durare più di un CD (i CD non sono eterni e se trattati male durano poco anche loro – a volte anche se trattati bene), una foto analogica può sicuramente “durare” più di una digitale: si rischia di più, e in modo diverso, con un supporto digitale (memorie flash, cd, hard disk) che con uno analogico (carta, pellicola). Un guasto informatico ci può far perdere centinaia di foto in un istante. Il progresso tecnologico potrebbe renderci impossibile nel giro di 20 anni aprire i vecchi file Jpeg. Una fotografia stampata seriamente dura come minimo più di una vita umana e tra 20 o 50 anni è lì per essere ammirata. Il negativo ben conservato è pressocché eterno …a meno di incendi. Questione di punti di vista o forse più di utilizzo…

Un altro motivo di dibattito è il costo. Non è detto che il digitale sia più economico. Normalmente con la fotocamera digitale si è portati a scattare centinaia, a volte migliaia di foto. Pensare di stamparle tutte è assurdo. Come è assurdo il tempo che si perde per fare una cernita. Alla fine non ce le godiamo più di tanto, proprio perché sono troppe e il nostro mondo frettoloso, in cui regna il digitale, non ci lascia mai abbastanza tempo. Con un rollino da 36 pose ci pensiamo bene prima di scattare (e già questo aiuta ad ottenere foto di qualità superiore), non scattiamo a raffica, senza riflettere, cosiddette “foto” per poi vedere sul display se sono venute bene (se una foto digitale è venuta davvero male, a volte si nota solo se ingrandita a monitor). E’ vero, il rollino costa, lo sviluppo e la stampa pure. Ma quanto costano le fotocamere digitali, le schede di memoria, gli hard disk esterni per i backup, i CD ed i DVD per gli archivi e i computer per gestire il tutto?

Aggiungiamo pure che i supporti informatici sono molto “pericolosi”: è facile con un semplice incidente perdere tutto. Il modo più sicuro per conservare le immagini digitali è …stamparle. Esistono diversi servizi basati su internet che permettono di creare veri e propri libri fotografici con le nostre foto; è uno dei migliori modi per conservare e soprattutto per godere dei nostri scatti, specie se digitali. L’altra cosa da fare è appoggiarsi ad un sito internet dove caricare i nostri file e salvaguardarli da guasti informatici. Io utilizzo Flickr ma ce ne sono molti. Comunque immagino che costi molto di più stampare le migliaia di foto che facciamo in digitale ad ogni vacanza piuttosto che far stampare qualche rollino…

Dopo qualche anno la fotocamera digitale ha perso moltissimo del valore iniziale in quanto sorpassata dalle nuove tecnologie in rapidissima evoluzione (forse più per necessità dei mercati). Una reflex professionale a pellicola, che si può permettere obbiettivi nettamente superiori a prezzi ridicoli, oggi si può trovare a prezzi bassissimi e rimane insuperata negli anni. Ci si scattano poche foto ma buone, magari stampando solo le migliori, selezionate da un economico provino. La differenza è (ma non solo) che poi le fotografie ce le godiamo davvero, anche se le scansioniamo per guardarle a monitor come le digitali.

L’obsoloscenza rapida del digitale
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Nikon F100 (1999): fotocamera analogica con tutto quel che serve ancora oggi per scattare professionalmente a pellicola. €100-200 usata. Nikon D100 (2002): fotocamera digitale da 6 Megapixel, direttamente derivata dalla F100 e ormai sorpassata. €150-200 usata.
La convenienza dell’analogico
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Nikon F80 (2003): tutto quello che serve per scattare automaticamente a pellicola (anche qualcosa di più della F100). €60-80 usata. Nikon D5300 (2013): il meglio della fotografia digitale non professionale oggi. €600-700 nuova.

Non sono uno che nega le possibilità del digitale. Per il lavoro o per le foto estemporanee, di occasioni quali le feste in casa, la memorizzazione di informazioni, foto ricordo, o per quando ci serve una foto immediata, il digitale è insostituibile. Ad esempio, la regolazione del bilanciamento del bianco, propria del digitale, permette di regolare la ripresa a seconda del tipo di luce (diurna, artificiale, ecc.), cosa che con l’analogico richiede di cambiare pellicola. Lo stesso vale per la sensibilità alla luce. Ma l’immagine derivata dalla pellicola ha un “non so che” in più; pare che le caratteristiche intrinseche della pellicola abbiano delle affinità maggiori con quelle dell’occhio umano, rispetto al digitale, e quindi l’immagine analogica dà delle sensazioni particolari che la rendono più apprezzabile (un po’ come la musica che viene fuori da un disco in vinile rispetto a quella di un CD).

Sono fermamente convinto che la bellezza della foto dipenda dal fotografo. Se un grande fotografo ha in mano una Hasselblad analogica, una Canon digitale o un cellulare, è sempre capace di fare grandi foto. Ma quando il grande fotografo usa la pellicola, allora…foto-loadfilmE poi volete mettere: con la pellicola si comincia a costruire l’immagine dalla scelta di quella giusta per l’occasione. Quando decidiamo di fare nuove foto la prima cosa da pensare è qual è la pellicola più adatta all’occasione? Una volta montata nella nostra fotocamera preferita, prima di scattare si rifletterà molto. Ogni fotogramma è prezioso, non va sprecato. il digitale è comodissimo e permette di sperimentare più facilmente e più economicamente, ma porta a perdere concentrazione, ad affrettare i tempi, a dare meno valore allo scatto, che se non va può essere ripetuto senza sprechi. Con la pellicola abbiamo un rapporto più intimo con la fotografia che vorremo creare. Forse dovremmo distinguere tra fotografie (analogiche) ed “immagini” (digitali).

In questo senso è un’immagine digitale anche qualunque foto che vedete su questo o altri siti, in quanto è necessario scansionare la stampa o la pellicola sviluppata per ottenere un file da visualizzare su computer. Il problema è che non esiste ancora uno scanner in grado di riprodurre l’intera risoluzione e gamma di colori di una pellicola. Non esiste neanche un monitor che ne sia in grado. Per comparare la risoluzione di una fotografia e di una immagine digitale bisognerebbe comparare un’immagine digitale non compressa visualizzata su un monitor di qualità, con un ingrandimento, magari stampato otticamente (ma chi lo fa?), di una fotografia su pellicola di grande formato (non la 35 mm). Non ci sarebbero storie (e forse anche con il 35 mm). Ancora di meno se si provasse una sfida tra stampa digitale da file e stampa chimica da pellicola grande formato. Neanche un sensore da 24 megapixel terrebbe il passo…

Proviamo ad avvicinare le immagini digitali alle fotografie: prendiamo una fotocamera digitale, meglio se reflex. Oscuriamo o disattiviamo, se il software lo permette, il display (in caso di compatta è necessario che sia presente il mirino, cosa non facile da trovare). Scegliamo la scheda di memoria più piccola possibile e regoliamo il formato immagine da utilizzare in modo che nella scheda ne entrino solo poche decine: ad esempio si potrebbe, a seconda della macchina, scattare in RAW+Jpeg, in Tiff, così che dopo 30-40 scatti ci dobbiamo fermare. Vietato cancellare. Vietato guardare il risultato in macchina. Al limite cambiamo la scheda di memoria con una uguale e continuiamo così.
E’ essenziale non cedere alla tentazione di guardare il display per vedere come è venuta la foto. Aspettiamo di rientrare a casa e di avere il tempo di visualizzare il nostro lavoro al computer. Potrebbe essere l’occasione per ritrovare o scoprire il rapporto più umano che la pellicola consente tra il fotografo e le sue immagini, fatto di tempi lunghi, non di fretta, di riflessione, non di raffiche da cui poi selezionare il meglio in un secondo momento che poi magari neanche verrà. Ovvio che la cosa non vale se si sta lavorando, ma se abbiamo tempo, anche per noi stessi, perché non godersi una bella passeggiata con la nostra fotocamera a caccia di pochi scatti ma ben pensati e sentiti, cercando così di riscoprire il piacere della fotografia? Il passo successivo potrebbe essere quello di utilizzare la macchina digitale in modalità completamente manuale e scegliere noi le coppie apertura/tempo a seconda della nostra necessità, per un miglior controllo dell’immagine che vogliamo ottenere. E magari fare anche a meno dell’esposizione automatica e valutare noi di volta in volta le condizioni di luce. Ma questa è un’altra storia…


Fonti

Digitale contro analogico su kenrockwell.com
Risoluzioni a confronto su widerange.org

La Nikon F100 su nital.it
La Nikon D100 su nital.it
e su kenrockwell.com
La Nikon F80 su nital.it e su kenrockwell.com
La Nikon D5100 su nital.it e su kenrockwell.com

Film division (Kodak) stille profitable – su bjp-online.com