A fine 2020 avevo avuto finalmente la possibilità di acquistare una nuova auto. Sebbene dichiarassi che cercavo un’Alfa Romeo, non un’auto, mi sono dovuto arrendere alla razionalità perché la disponibilità economica era molto inferiore a quello che avevo inizialmente previsto. Pensavo ad una Papalfa 2.0, una Giulietta o un’Alfa 159, naturale evoluzione della 156. Ma non ce l’ho fatta e a malincuore ho dovuto rinunciare.
Il 1 dicembre, per la modica cifra di 1500e più il passaggio di proprietà sono entrato in possesso di una bella Fiat Bravo 1.9 MultiJet del 2009 (dello stesso mese ed anno di mio figlio – in realtà immatricolata un anno prima all’estero). Dopo la Papalfa quindi un’auto che ha la stessa età di mio figlio (a cui è piaciuta tantissimo quando siamo andati a vederla). Bravo! Porterà fortuna…
La Fiat Bravo mi ricorda il brio dell’antenata Ritmo che mi appassionava da giovane. A parte le versioni sportive 105 TC e Abarth, ero attratto dalla Super. Oggi la frizzante Ritmo dell’epoca la rivedo nella moderna Bravo.
Gli allestimenti interni e la plancia sono molto ben fatti. La qualità percepita è alta, mi ha sorpreso ma non troppo, visto quanto avevo apprezzato la Grande Punto, avuta prima della Alfa 156 qualche anno fa.
La Fiat Bravo è nata dal Progetto 198 guidato da Gianfranco Romeo e ha sostituito la Fiat Stilo. È stata presentata ufficialmente il 29 gennaio 2007 a Roma per entrare in vendita dal 3 febbraio.
Il compito della nuova Fiat Bravo era di rilanciare FIAT nel segmento delle medie compatte (dopo il successo ottenuto dalla Grande Punto in quello delle utilitarie); per farlo si presentava con la sola carrozzeria berlina 2 volumi a 5 porte, riprendendo tuttavia certi elementi del posteriore della vecchia Bravo, come il caratteristico taglio dei fari a “occhio d’insetto”, che era presente solo in versione 3 porte. Lo sviluppo post-progettuale è stato affidato all’austriaca Magna Steyr che ha collaborato con i tecnici FIAT prevalentemente nella fase di prototipizzazione e collaudo dell’autovettura, allo scopo di avere in brevissimo tempo una macchina finita (il progetto definito è stato approvato dai vertici solo nell’aprile 2006). Per sviluppare la vettura in soli 18 mesi la FIAT e la Magna Steyr hanno utilizzato la tecnologia di simulazione virtuale che ha permesso una riduzione dei tempi d’industrializzazione.
Il design della Bravo, curato da Alberto Dilillo insieme a Emanuele Bomboi e Frank Stephenson, si basa su un’evoluzione dello stile Giugiaro introdotto dalla Grande Punto.
La Bravo utilizza il Pianale C derivato ed adattato da quello della Stilo ed utilizzato anche dalla nuova Lancia Delta. Lo schema delle sospensioni prevede un sistema a ruote indipendenti anteriori con montante telescopico MacPherson e barra stabilizzatrice mentre al posteriore è stato adottato il classico schema a ruote interconnesse da un ponte torcente con barra stabilizzatrice.
Ma per come la vedo io la storia della mia nuova auto comincia parecchio prima. Diciamo che la sua vera antenata era la Fiat 128, un progetto che avrebbe sostituito la vecchia 1100 e che portava novità per l’Italia quali il “tutto avanti” (motore e trazione) ma con un’impronta all’avanguardia come il tutto montato in posizione trasversale per un ottimale sfruttamento dell’abitacolo. Da allora tutte le auto di questo settore utilizzano una soluzione simile. L’innovativo uso del tutto avanti si deve essere dimostrato interessante anche per la Volkswagen che si sarebbe ispirata alla 128 nel progettare l’auto rivoluzionaria per il segmento C: la Golf prima serie fu disegnata esteticamente da Giugiaro, che raccontò di aver visto una 128 smontata nei laboratori VW. Se l’automotive italiano aveva ispirato uno dei più grandi successi di sempre, la Fiat si trovò a dover rispondere alla concorrenza tedesca e lo fece col progetto 138, mirato a sostituire la 128. Venne così alla luce la Fiat Ritmo, la prima auto italiana (dopo la francese Renault 5) ad utilizzare fascioni in plastica avvolgenti in luogo del paraurti. Poi la Ritmo fu sostituita dalla Tipo a cui seguì la prima Bravo. La Stilo che la sostituì faceva parte di un triste periodo di auto piuttosto brutte per la Fiat. Ma l’uscita della attuale Bravo rimise un po’ in piedi la situazione. A me la Bravo piacque subito e mi ricordò come ho detto le Ritmo grintose degli anni 70-80. Purtroppo il mercato la accolse male e la prouduzione fu interrotta presto. Buon per me che ho potuto acquistarla usata a prezzi stracciati ottenendo un’auto che non ha nulla da invidiare alla diretta concorrenza, neppure alla Golf…
Purtroppo a fine 2023 la bella Bravo aveva accumulato un po’ di danni: la fiancata destra da rifare per una grossa striscata da parcheggio, il parabrezza rotto da uan sassata o da caduta di intonaci e altre cose. Non me la sono sentita di accanirmi e scoprendo di poter di nuovo accedere al credito ho ricominciato a sognare finalmente la prossima Papalfa…
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