Internet libera?

INTRODUZIONE RAPIDA

Se ci tenete davvero a privacy e anonimità su Internet non è davvero possibile o facile. Dovremmo smettere di usare i social (o creare account fittizi solo per quello), smettere di usare Google o prodotti dei grandi della rete, computer compresi, e passare a Linux. Quello che posso consigliare per mitigare i danni è quello che ho fatto io:

  • non usare Google per le ricerche ma Duckduckgo – è facilissimo impostarlo su browser e smartphone come motore di ricerca predefinito
  • usare Brave o Firefox come browser sia su computer che telefonino
  • passare a un servizio di posta elettronica criptato come ProtonMail o Tutanota
  • quando possibile utilizzare Signal invece di Whatsapp per la messaggistica
  • Utilizzare un gestore per le password come Bitwarden per usare password complesse quindi più sicure

Internet libera… sarà mai possibile?

Internet è nata libera. Certo, all’inizio era una rete tra istituzioni militari (Arpanet), ok; ma poi docenti universitari e ricercatori l’hanno utilizzata per scambiare dati, idee, progetti, scoperte. E’ così diventata Internet e non era per tutti. Ma il libero pensiero scientifico, filosofico e tecnologico passava per quella rete. Poi al CERN di Ginevra qualcuno ha pensato di rendere più accessibili le crude pagine testuali di internet e l’uso dei comandi da tastiera. E, un po’ come fece Apple con i Macintosh e le prime interfacce grafiche, nacque il World Wide Web (WWW) accessibile tramite un software denominato Browser (il primo fu Mosaic, praticamente un prototipo). Le pagine di ipertesto accessibili con comando http:// (Hyper Text Transfer Protocol) divennero pagine web accessibili con http://www. Questo stesso sito avrebbe avuto un indirizzo IP (Internet Protocol) del tipo http://2.1.1100 invece di https://www.pasqualerobustini.com perché il server DNS (Domain Name Server) che utilizzate tramite il vostro fornitore di connessione conserva la tabella di tutti i siti web esistenti e i numeri IP ad essi corrispondenti: la connessione tra Internet ed il World Wide Web.

La prima grande rete di computer connetteva istituzioni militari e scientifiche

Quando mi sono connesso la prima volta ad internet c’era già il World Wide Web e per visualizzarlo occorreva il browser Netscape Navigator, l’evoluzione di Mosaic. Esisteva un motore di ricerca, si chiamava Altavista, poi inglobato da Yahoo. Ricordo ancora che, da buon geologo strutturale, la prima parola che cercai fu “tectonics”. Fui inondato da una mole di informazioni interessantissime. Mi brillavano gli occhi. Sembrava di avere accesso ad una enciclopedia mondiale. 

I bei tempi di Netscape (browser) ed Altavista (motore di ricerca)

Anche la posta elettronica sembrava un miracolo. All’inizio si avevano indirizzi locali, italiani, da Tiscali, Libero, ecc… la posta si scaricava con un software per email. All’epoca Eudora la faceva da padrone. Poi scoprii Hotmail, che era una sito in cui potevi consultare la tua posta online, da browser, ovunque tu fossi. Era la prima vera webmail. Dopo poco tempo Microsoft la acquistò per farla diventare Windows Live, MSN e poi Outlook. Qualcuno mi parlò di Gmail, la posta del nuovo potente motore di ricerca. Finii per utilizzare Gmail come raccoglitore di tutta la mia posta, di lavoro, banking, personale…. tutto. Ci cascai con tutte le scarpe! Qualche anno dopo, andando al lavoro ascoltai in radio la notizia che Microsoft aveva sborsato parecchi soldi per acquistare una piccola partecipazione in un nuovo sito che si chiamava Facebook. Incuriosito andai a vederlo e per poterlo fare mi registrai. Trovai una mia amica tedesca tra i contatti ma nessuna attività. Per anni rimasi col dubbio di cosa fosse e a che servisse. Poi cambiò tutto e i social divennero la parte più diffusa di Internet.

Da una Internet utile a comunicare le idee e a condividere il sapere si era passati ad una Internet per mettersi in mostra e dire la propria senza un minimo di reticenza. Una volta offerta alla gente la possibilità di scatenare la propria voglia di apparire, il gioco era fatto. Internet era diventato un posto pericoloso, controllato da poche aziende gigantesche che lucravano sui big data generati dal comportamento online di miliardi di persone. Internet era diventata un posto dove la disinformazione viaggiava veloce così come l’odio e il razzismo. Era anche diventato il posto delle truffe, un luogo dove potevano rifilarti il “pacco” o rubarti l’identità digitale arrivando anche ai tuoi soldi. Tutto diverso…