Come ascoltate la vostra musica preferita? Infilate un CD nel lettore, auricolari nell’iPod, playlist dal computer? Ve ne state lì seduti a godervela o state in giro a fare altro? Provo a buttarla lì: al primo posto è l’ascolto con auricolari mentre si va in giro, al secondo c’è l’ascolto in auto mentre si è alla guida, al terzo il CD in un lettore da quattro soldi che ingloba pure le due casse. Quanti oggi sono interessati a (o sono addirittura consci che esista) un modo per ascoltare musica infinatemente più godibile di questi? Pochi credo, molto pochi. Andiamo troppo di fretta oggi per poterci permettere un ascolto rilassato e di qualità, concentrato solo sulla musica, per mezzo di strumenti opportuni, gli unici che possono garantire un’esperienza davvero sensazionale, simile al “live”: una sorgente, un amplificatore e due (dico 2) diffusori posizionati opportunamente.
Quando si va al cinema ci si siede comodamente in poltrona, le luci sono spente, c’è silenzio in sala (si spera) e non si fa altro, ci si immerge nel film e lo si gode ininterrottamente per un paio d’ore. Con la musica è lo stesso, si va a un concerto, all’auditorium, allo stadio, al teatro e ci si concentra sulla musica soltanto. Si può fare anche a casa. Anzi, anni fa era di moda. Oggi è di moda il cinema in casa. L’impianto stereofonico di qualità, quello con due casse sole, magari “a torre”, da tenere sul pavimento, è cosa sempre più rara: quando lo troviamo il tempo di metterci in poltrona davanti alle nostre casse a goderci, che so, un’oretta della nostra musica preferita da un impianto che possa restituirci un suono davvero di alto livello?
L’idea che questo costi un sacco di soldi è una falsità. Con poche centinaia di euro (a volte anche solo un paio) è possibile mettere su un impianto veramente degno. Ma chi lo fa? Tutti abbiamo un computer. Lo si può far suonare benissimo, a patto di salvare le tracce del CD su hard disk senza usare compressione (formato Wav su PC, Aiff su Mac, mai MP3). Poi serve un convertitore analogico-digitale da attaccare alla presa USB per far suonare il computer (non l’uscita della scheda audio!). Il convertitore va all’amplificatore a cui sono connesse due casse. Et voilà, il gioco è fatto.
Sarebbe fatto. Già mi sembra difficile trovare qualcuno che abbia (ed usi) il trio di base composto da sorgente, amplificatore e casse. Se lo trovassi, immagino che le due povere casse siano state inserite dove capitava, dove ingombravano meno, dove si vedevano meno. Magari accostate tra loro o ai piani alti di una libreria, incassate tra i libri o coricate su un lato. Più facilmente saranno state eliminate per far posto ad un sistema “tutto in uno” poco ingombrante ma bello da vedere, in cui inserire l’iPod e continuare ad ascoltare la musica appena rientrati a casa, senza auricolari. No, non vi ci vedo proprio, cari ipotetici lettori. Al giorno d’oggi conosco due persone (forse 4?) che tempo fa si erano curati di acquistare un sistema ad alta fedeltà degno del nome. Sono sicurissimo che nessuno dei due ha sistemato a dovere i diffusori nell’ambiente di ascolto. E sono altrettanto sicuro che nessuno dei due ne fa davvero uso. Per qualcuno immagino sia davvero l’ultimo dei problemi, un vezzo inutile se non addirittura uno spreco. Ma perché?
E’ verissimo che ormai l’alta fedeltà è un prodotto di nicchia, qualcosa per gente strana, che magari ancora ascolta i dischi in vinile, che vi assicuro sono ancora gli unici ad offrire uno spettacolo musicale davvero coinvolgente, oserei dire stupefacente, abituati come siamo al mare di spazzatura audio che ci viene propinata:
- le radio usano solo file MP3, un formato compresso che toglie informazioni alla registrazione originale: non è alta fedeltà;
- il supporto più diffuso è ancora il CD. La stragrande maggioranza dei CD oggi viene prodotta comprimendo esageratamente la dinamica del segnale audio, facendone calare sempre più la qualità rispetto al passato. Le vendite sono in calo, sostituite dal download illegale (e raramente legale) di file in formato compresso: non è alta fedeltà;
- un CD ben prodotto può suonare benissimo in un impianto capace, ma lo “rippiamo” in MP3 per ascoltarlo dal computer con le cassette collegate alla scheda audio o ce lo portiamo in tasca nel telefonino per ascoltarlo con gli auricolari: non è alta fedeltà;
- Se vogliamo un impianto “HiFi” andiamo in un negozio di elettrodomestici di un centro commerciale (è il posto più sbagliato!) dove ci viene propinato un sistema a 7-8 casse inutilmente complicato per una cifra che, anche se bassa, investita opportunamente ci avrebbe potuto regalare un sistema stereofonico dalla qualità audio nettamente superiore; invece oggi ci serve l’home theater per goderci i “botti” dei film in Blue Ray, magari collegandovi una Playstation: non è alta fedeltà.
Allora cosa è alta fedeltà?
Un sistema che consenta di riprodurre in casa un evento musicale che sia il più possibile simile a quello reale. Si ha davvero l’impressione che gli strumentisti siano nella nostra stanza. La cantante si materializza lì difronte a noi, ne percepiamo il rumore delle labbra che si muovono, sentiamo i polpastrelli delle dita del chitarrista che scivolano sulle corde, il rumore degli stantuffi della tromba. Per questo non serve la stessa strumentazione che si usa dal vivo, si tratta di cose completamente diverse. Sonorizzare una piazza, un auditorium, un teatro è completamente diverso dal sonorizzare una stanza. Esistono strumentazioni appositamente create per la musica in casa, dove la potenza necessaria è bassissima e la qualità audio possibile è elevatissima. Credetemi, con 2-300 euro è possibile acquistare un sistema minimalissimo che permetta di ascoltare musica in un modo che non avreste mai immaginato, anche suonandola dal PC.
Vi sorprenderà che la base teorica di tutto ciò è la stereofonia.
L’inglese Alan Dower Blumlein la inventò negli anni 30, dopo aver anche sperimentato l’audio multicanale per poi convincersi che era possibile ricreare un avvenimento audio realistico con due soli canali. Sviluppò i primi prototipi per la EMI e tutta la catena di produzione, a partire dalle tecniche di registrazione. Una buona registrazione stereofonica può restituire un’immagine completa dell’evento musicale con l’esatta disposizione degli strumenti anche in profondità, catturando la completa larghezza di banda dell’udibile e le caratteristiche acustiche dell’ambiente in cui è avvenuta la registrazione. Il tutto con due soli ottimi microfoni oppurtunamente posizionati (un po’ come se fossero due
orecchie: 2 microfoni = 2 orecchie = 2 diffusori).
Una registrazione multitraccia pesantemente ritoccata in studio fa perdere queste informazioni che sono il sale del coinvolgimento durante l’ascolto. Una riproduzione multicanale può avere qualche senso nel riprodurre effetti utili al cinema, ma solo in un certo tipo di film. A parità di spesa per un impianto Home Cinema, potremmo avere un impianto stereofonico di qualità nettamente superiore, che suonerebbe meglio anche le colonne sonore dei film.
Del resto quando ascoltiamo un concerto dal vivo non siamo in mezzo ai musicisti, ma ce li abbiamo di fronte. Non c’è bisogno di avere diffusori tutti intorno per riprodurre le riflessioni della sala di concerto originale. Quelle informazioni sono già contenute nella registrazione stereofonica. Alle riflessioni ci pensa il nostro ambiente d’ascolto, responsabile al 50% o più della qualità della riproduzione sonora. Tutto questo con auricolari o cuffie, in auto o con le casse buttate dove meno ingombrano, non è assolutamte possibile.
Il necessario imprescindibile: stanza non quadrata arredata con materiale fonoassorbente (tende, quadri senza vetro, libri, poltrone, tappeti); mai spoglia: il suono sarebbe fastidiosissimo!
I maggiori requisiti riguardano il posizionamento dei 2 diffusori, che sono i maggiori responsabili della qualità sonora del sistema:
- ad una certa distanza tra loro lungo la stessa parete (mai accostati!)
- mai poggiarli su mobili che possano risuonare
- ad una certa distanza dalle pareti e con aria attorno, non altri mobili, ecc. (almeno quando si procede all’ascolto)
- mai negli angoli, pena: rimbombi molto fastidiosi
- ad una altezza compatibile con quella delle orecchie di chi ascolta
- punto di ascolto difronte ai diffusori ad una distanza paragonabile a quella tra di essi e senza ostacoli al suono tra diffusori ed ascoltatore
La sorgente può essere un lettore CD, il computer o il giradischi analogico che, se ben regolato ed isolato, a parità di qualità di registrazione, resta ancora il migliore, il più coinvolgente, naturale ed emozionante strumento di riproduzione audio.
E’ così, altrimenti è inutile investirci denaro, non sentireste mai le immense possibilità di un vero impianto HiFi stereo. Del resto un impianto Home Cinema ha dei requisiti di posizionamento ben più complicati. O no?
Sono ben conscio del fatto che a molti tutto questo proprio non interessa. Una bella fetta dei disinteressati, chissà, potrebbe interessarsi se sapesse che esistono certe possibilità. Il problema è che le nostre orecchie non sono abituate ad ascoltare un audio di qualità. Qualunque effetto speciale tipo Home Cinema impressionerebbe chiunque non fosse abituato a distinguere tra un audio realistico ed uno “pompato”, esagerato, truccato per far colpo immediato (=vendere). Lo testimonia il fatto che le case discografiche, ben conscie del fatto che il poco che la gente compra lo sente poi con auricolari o cassettine da PC, hanno cominciato da anni a comprimere la dinamica (le differenze di volume tra i piano ed i forte di un brano) delle registrazioni, spesso in accordo con gli artisti. E’ un continuo degrado della capacità di discernimento delle nostre orecchie, non più educate, affinate a distinguere i suoni belli dai brutti, per così dire. Siamo abituati al suono delle nostre TV, degli auricolari, delle cassette del PC. Quando ci fanno sentire un roboante impianto Home Cinema da 250 euro (tra l’altro distratti dallo spettacolo del film sul megaschermo al plasma) rimaniamo a bocca aperta, ma è un’illusione, fidatevi: un impianto HT da 250 euro suona molto peggio di un impianto stereo dello stesso valore. Figuriamoci quando si parla di impianti da 1000 o più euro!
Perché me la prendo tanto? Io sono un appassionato di Musica. Ed essendone appassionato mi piace sentirla nel migliore dei modi. Anche se, raramente, utilizzo anch’io un iPhone per ascoltare in cuffia mentre sono in giro, sto bene attento ad estrarre i file dai miei CD senza la minima compressione. Certo i file occupano anche 10 volte lo spazio dei formati compressi, ma preferisco la qualità alla quantità, anche se sono a passeggio.
Ma se le cose continuassero così, se lasciassimo che le case discografiche continuino a comprimere la dinamica dei dischi senza protestare, se il mercato continuasse ad avere gioco facile nel convincere la gente verso l’acquisto di impianti non fedeli, a noi “audiofili” cosa resterebbe? Sarebbe sempre più difficile trovare componenti davvero ad alta fedeltà così come dischi registrati bene. E la Musica da ascoltare nel migliore dei modi resterebbe solo un lontano ricordo, neanche tanto vivido, visto che le orecchie dimenticano più velocemente degli occhi. Nel mio piccolo, do il mio contributo e segnalo valide iniziative per la diffusione della conoscenza dell’audio di qualità.