Perché Alfa Romeo?
“Osservate con quanta previdenza la natura madre del genere umano ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia. Infuse nell’uomo più passione che ragione perché fosse tutto meno triste.
Se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza la vecchiaia neppure ci sarebbe. Se solo fossero più fatui, allegri, dissennati, godrebbero felici di un’eterna giovinezza. La vita umana non è altro che un gioco della follia”.
Erasmo da Rotterdam (1466-1536) – Elogio alla Follia
Il cuore ha sempre ragione – Pubblicità Alfa 159 SW 2006 – Erasmo da Rotterdam, Elogio alla Follia
Amo le Alfa Romeo per la loro unicità: ogni modello ha in sé la storia Alfa. I modelli più moderni sono progettati col cuore alle gloriose Alfa Romeo del passato. Ho una Alfa 159 e vedo, sento, percepisco e tocco con mano la presenza delle prime Giulia e Giulietta, 1900, 1750, GT e così via… In questo senso non è diverso guidare una vecchia Alfetta o una Stelvio. Sono tutte lì, assieme al passato, ai modi di vivere diversi degli anni andati. Sempre avanti ma mai dimenticare…
Un giornalista inglese del settore descrive la differenza di Alfa Romeo utilizzando il paragone del corpo umano: “se la Toyota è il cervello, la Aston Martin il viso, l’Alfa Romeo è senz’altro “heart and soul“, anim’e core…È noto che gli Alfisti amino le Alfa a prescindere dai loro difetti. Oggi è innegabile l’avanzato livello tecnologico di una Audi, la classe di una BMW, l’affidabilità di una Mercedes o quella in generale delle auto tedesche, ma a tutte manca qualcosa. Il cuore, appunto. Le altre auto possono avere tutto ma non saranno mai un’Alfa. Dalla sua nascita l’Alfa Romeo rappresentava l’eccellenza italiana. Se oggi le case tedesche hanno la fama di qualità, affidabilità e tecnologia superiori, ai suoi inizi era l’Alfa Romeo a stabilire lo stato dell’arte. Le Alfa erano inarrivabili, auto da sognare o da imitare. Facevano scuola, Audi e BMW non erano certo all’altezza, ma impararono molto dall’Alfa Romeo e forse oggi sono tecnologicamente avanti, sebbene su questo ci sarebbe molto da discutere: il loro successo è basato certamente sulla qualità ma anche sulla maggiore disponibilità economica da cui deriva la possibilità di una offerta nettamente più ampia, ma anche sul pregiudizio negativo di cui ingiustamente soffre l’auto italiana oggi rispetto al fattore moda e status symbol che favorisce le potenti case tedesche. Senza dubbio però l’Alfa Romeo è l’unica casa automobilistica al mondo a poter vantare una storia così importante e affascinante.
L’idea iniziale fu di un imprenditore francese, Alexandre Darraq, che costruì una fabbrica d’auto a Napoli. Fu costretto prima a trasferisi al Portello, vicino Milano, e poi a cedere ad altri imprenditori lombardi la sua azienda in forte crisi. Il nome della nuova azienda nata nel 1910 era ALFA (Anonima Lombarda Fabbrica Automobili). Dopo cinque anni ci fu di nuovo bisogno di finanziamenti e l’ingegnere napoletano Nicola Romeo, proprietario di una azienda adiacente, entrò nel capitale cambiando il nome in Alfa Romeo. All’epoca i progetti che venivano fuori dal Portello prima e da Arese poi erano audaci, senza compromessi, temerari come i piloti che portavano le Alfa alla vittoria, il mitico Tazio Nuvolari su tutti. Il tempo ha dovuto mettere un po’ di ragione in quei progetti, ne andava della sopravvivenza del marchio stesso. Ma ancora oggi le Alfa e chi le guida si contraddistinguono per una certa riluttanza a seguire gli stereotipi, i pregiudizi. E in un certo senso si tratta di non perdere mai di vista il bambino dentro di noi, nel senso più positivo della cosa.
Da bambino, negli anni 70, mi appassionai alla Giulia. Mio padre era in Polizia e pensavo a lui quando vedevo le pantere Alfa Romeo sfrecciare per Roma. È cominciata così. Non ci vedo niente di male. Si può pensare quello che si vuole delle forze dell’ordine, a volte a torto o a ragione le si possono accusare di fatti poco simpatici, ma è fuori di dubbio che siano necessarie. E poi stiamo parlando di mio padre, persona buona e onesta e di un bambino che, in una famiglia normale, ne segue l’esempio e lo ammira. E le auto sono quel che sono. Dal punto di vista razionale inquinano, affollano le città, sono un business non sempre simpatico, il simbolo del potere consumistico, ma ci servono innegabilmente e sono diventate parte integrante della nostra civiltà.
Le auto hanno appassionato milioni di persone ed anche intellettuali di spicco come lo stesso Pier Paolo Pasolini, che, da alfista qual era, guidava la splendida Giulia GTV 2000, la mia preferita di oggi. E del resto era anche uno che diceva che i veri proletari degli anni di piombo erano i poliziotti con il povero stipendio statale, che non si potevano permettere l’università come gli studenti ribelli a cui venivano contrapposti.
Un modello identico a quello che Pasolini guidava la notte in cui fu ucciso è stato esposto per un periodo a Roma al Museo di Arte del XXI secolo, il Maxxi, da una artista romana, Elisabetta Benassi, che è anche la propretaria della GTV. Il titolo dell’opera è proprio Alfa GT Veloce (2007) ed è stata per un periodo installata in una sala buia con i fari accesi ad evocare l’atmosfera cupa di quella tragica notte. Nelle parole della stessa artista: “L’automobile è interessante in sé, come oggetto, come grumo di immaginazione, ha una natura doppia, muove e occupa, mi trasporta e mi può uccidere“.
Nel documentario “L’Affaire Pasolini” del canale franco-tedesco Arté, l’Alfa Romeo Giulia GTV è protagonista
Dell’auto non posso certo fare a meno. Guido sempre volentieri se si tratta di una Alfa Romeo. Non è lo stesso con altre auto. Non sono neanche il classico maschio italiano “donne e motori” che la porta dal carrozziere al minimo graffio, che la lava con cura maniacale ogni week end o che è in ansia dopo averla parcheggiata in un posto sconosciuto. Ma le automobili mi hanno sempre affascinato sin da piccolo. Accade a molti bambini, anche al mio, di essere colpiti dal rombo dei motori, dalle ruote che girano e dal misterioso meccanismo che le fa scorrere sull’asfalto. Così fu per me e così vedo sta succedendo per mio figlio. Chi è che non ha mai giocato con le macchinine? C’è chi vede l’auto come mero strumento di trasporto, una schiavitù a cui ci ha costretto la nostra società consumistica. E non si può dar loro tutti i torti! L’importante è non esagerare, né in un senso, né nell’altro. Demonizzare l’auto è criticabile quanto idolatrarla, o peggio, desiderarla allo scopo di poterla esibire per pavoneggiarsi, come status symbol snob.
Un’automobile può invece essere vista come l’incontro di tecnica e arte, di ingegneria e design, che si sono evolute durante la storia dell’auto e hanno fatto in modo che esse, alcune più di altre, divenissero dei simboli delle loro rispettive epoche. Da diversi anni i paesaggi delle nostre città sono segnati dalle automobili, sempre più nel male che nel bene, sempre troppo numerose. I modelli di un decennio danno a una città l’aspetto di quel decennio. Il modo di vivere di un’epoca può essere ricordato anche tramite le auto in circolazione in quell’epoca. È così per me. Mi piace molto ricordare quali auto popolassero le strade quando avevo 10, 20, 30 anni… È una sorta di amarcord, un “come eravamo” a cui si può giocare anche con ben altro, ad esempio con la musica. Io ho scelto oggi Alfa Romeo anche perché per qualche motivo mi ricorda il periodo di quando ero piccolo negli anni 70, un momento dell’infanzia con cui sto cercando di rimanere in contatto, un po’ per una nostalgia forse sintomo di invecchiamnto, un po’ per meglio relazionarmi con mio figlio, nel tentativo di non perdere di vista il bambino che ero.
La vista del simbolo Alfa Romeo mentre guido e del caratteristico frontale Oo=V=oO mi riporta al passato e alla beata innocenza di quegli anni, un mondo senza cellulari o smartphone, in cui si sudava giocando per strada, non alla playstation, e la mamma gridava dalla finestra di risalire quando faceva buio, si giocava assieme invece di chattare, ci si sporcava le mani senza paura dei germi, non si cercavano gli amici con un SMS ma si andava a citofonare, non si “postavano” pensieri su social network ma se ne parlava di persona. Nostalgie di 50enni? Sicuramente si, ma tornando alle auto, l’Alfa Romeo è l’unica che porta nei modelli attuali il chiaro ricordo della storia passata, che per me è il ricordo di quegli anni, che coincidono con il periodo glorioso della casa di Arese.
Spesso la storia di una casa di produzione automobilistica è legata alla storia di un paese. Per Alfa Romeo questo è un argomento piuttosto sentito. È opinione diffusa tra gli Alfisti che possedere un’Alfa Romeo equivalga a possedere un pezzo di storia. Guidare un’Alfa è un po’ come guidare tutte le Alfa che l’hanno preceduta. Ogni modello porta dentro di sé l’eredità del passato. Insomma, non si tratta semplicemente di automobili, sono fatte col cuore, almeno con quanto cuore sia possibile nel mondo d’oggi dominato dalla legge del marketing. Le Alfa avranno sempre e comunque più cuore delle altre.
Ditemi, pensate davvero che Alfa Romeo avesse avuto bisogno di copiare le altre?
Godetevi questa carrellata di vecchie Alfa a cui la Giulia è più evidentemente ispirata piuttosto che a qualche tedesca che avrebbe “imitato”…
Le concorrenti, in paricolar modo tedesche, hanno fama di affidabilità e avanguardia tecnologica. Senza nulla togliere alla evidentemente ottima industria automobilistica tedesca, il grande successo di queste auto in Italia è dovuto soprattutto al pregiudizio: tedesche serie, ben fatte, affidabili e tecnologicamente superiori; italiane (pregiudizio anti-Fiat) inaffidabili, assemblate male, senza cura, sempre dal meccanico, meno rifinite. Eppure se si fa un giro tra i forum automobilistici, il livello di soddisfazione dei possessori di Alfa Romeo è elevatissimo (me compreso). Molte sono le storie di tedesche costose e mal funzionanti e Alfa Romeo incredibilmente affidabili, ben rifinite e silenziose.
Ma lasciamo anche stare il pregiudizio sulla qualità degli interni, l’ergonomia, l’assemblaggio, le finiture. Quando si tratta di prestazioni, di assetto stradale, precisione di sterzo e freni, sospensioni, tenuta di strada, Alfa Romeo non è mai stata seconda a nessuno. Non offrirà una vasta scelta di modelli, ma se l’auto non tiene in curva, hai voglia a scaricare potenza sulle ruote! In una prova del mensile italiano Quattroruote, effettuata sulla peggior curva autostradale italiana, le Alfa 156 berlina e Sportwagon fecero registrare rispettivamente la 2a e la 3a velocità più alte; la prima era una Ferrari Modena! Supercar contro auto normali! Non meraviglia allora che la 156 abbia vinto così tanto in tutto il mondo e sia stata così tanto amata tra gli alfisti dell’era Fiat…
Effettivamente il passato dell’Alfa è ricco di vittorie sportive ed innovazione tecnologica. Cose che ora hanno imparato a fare anche gli altri e piuttosto bene, anche se forse con meno “cuore”. Per capire quanto Alfa Romeo fosse avanti a quei tempi di solito si narrano vari aneddoti. In una corsa il pilota Alfa era così in vantaggio che lo fecero fermare a ripulire la macchina per tagliare il traguardo con eleganza. Il debutto della Giulia GTA 1600 nelle corse fu nel 1966 a Sebring, negli USA (in alto), e vinse staccando la Dodge 4500 di un giro, seguita da altre tre Alfa. Molte GTA non fecero ritorno in Italia perché acquistate seduta stante dopo la gara. Si capisce come così si sia creato un mito. Henry Ford, il fondatore della famosa casa americana, dichiarava di togliersi il cappello al passaggio di un’Alfa Romeo.
Oggi Alfa non corre più e l’innovazione che propone non può essere più così eclatante come nei primi decenni. Diciamo che ha fatto scuola ed ha costruito un mito, un mito che gli altri non sono riusciti a creare, non allo stesso modo, magari proprio perché a quelle innovazioni non ci sono arrivati loro per primi. Quando il gruppo Volkswagen acquisì l’Audi, l’amministratore delegato disse che sognava di farne l’Alfa Romeo tedesca. La dice lunga sulle dimensioni del mito.
Gli Alfisti sono molto orgogliosi che l’Alfa Romeo abbia dato luce alla Ferrari, altro mito nostrano, magari leggermente più famoso nel mondo. Enzo Ferrari iniziò la carriera come pilota Alfa Romeo, per continuare poi come scaltro gestore del reparto corse, la Scuderia Ferrari, in cui portò il migliore progettista del momento, il geniale figlio di immigrati ungheresi Vittorio Jano, che alla Fiat creava modelli vittoriosi nelle corse. Distaccandosi in seguito dall’Alfa Romeo, Ferrari portò con sé le conoscenze acquisite nelle corse (arrivò anche Jano dopo un periodo alla Lancia) e anche il rosso Alfa, che fu leggermente cambiato di tonalità per creare il famoso rosso Ferrari. Si narra che Enzo Ferrari pianse la prima volta che una sua auto riuscì a battere un’Alfa Romeo.
Enzo Ferrari porta il geniale progettista Vittorio Jano all’Alfa Romeo
È vero, molti Alfisti sono tali perché, appassionati di corse, amano possedere un’auto sportiva. Voglio subito chiarire che non ho alcuna intenzione di giustificare chi si mette al volante di un’auto sportiva per eccedere sulle strade regolari. Per emulare i nostri idoli ci sono le piste; sarà costoso ma è l’unico modo per evitare rischi, soprattutto agli altri.
Il bello di avere un’Alfa Romeo è il suo piglio sportivo, che non ci autorizza a fare gare in autostrada o altrove, ma che comunica un’immagine di chi conserva dentro di sé uno spirito diverso, un po’ un restare giovani, non accomunarsi a certi stereotipi e a vivere la vita pienamente, senza perdere un istante. L’Alfa Romeo a un certo punto decise che avrebbe sviluppato auto per tutti derivate dai modelli con cui gareggiava. E questa è stata la carta vincente presso pubblico, il motivo per cui è ancor oggi tanto amata.
Spot Alfa Romeo con colonna sonora di Lucio Dalla “Nuvolari” – Dedicato agli alfisti…
I progettisti hanno sempre cercato di mantenere un’impostazione sportiva a prescindere dall’economicità del modello. Il look Alfa ha sempre suscitato rispetto. I migliori designer italiani si sono cimentati nel donare ai vari modelli succedutisi nella storia quell’aspetto aggressivo che li ha resi famosi in tutto il mondo. Nessun compromesso era possibile sulla guidabilità delle Alfa: le prestazioni erano dovute. La tenuta di strada eccezionale è sempre stata un marchio di fabbrica. L’accelerazione è sempre rientrata tra i primi posti relativamente alle categorie di appartenenza.
Il gruppo Fiat-Chrysler aveva deciso di scorporare il marchio Alfa Romeo dalla Fiat, così come è sempre stato per Maserati e Ferrari. L’intenzione era di rilanciare l’Alfa rinverdendo i fasti del passato. Al momento non è successo nulla. L’Alfa Romeo ha ripreso a gareggiare in Formula 1 ma siamo ancora a livello sperimentale, è più marketing che altro. La nuova Giulia che ha debuttato nel 2016 ha inaugurato la nuova piattaforma Giorgio che prevede la trazione posteriore, un graditissimo ritorno. I motori al top non hanno nessun timore reverenziale verso i gruppi VW e BMW. Lo stesso vale per la Stelvio, il primo SUV Alfa Romeo della storia. Se in parte il mito Alfa Romeo era stato appannato dopo l’ingresso in Fiat, le intenzioni della FCA sembravano in linea con le aspettative degli Alfisti più intransigenti. Ma poi qualcosa è successo, forse le vendite inferiori alle aspettative, e siamo rimasti solo ai due modelli top, Giulia e Stelvio. Alla guida di un’Alfa non si sarà mai delusi, ma la mancanza di nuovi modelli (io aspetto sempre le versioni Spider e Sprint come una volta) lascia sì un po’ delusi, se non preoccupati.
Spot dell’Alfa 147 Q2 – Rappresenta bene il divertimento alla guida ricercato dagli alfisti
Solo alcune strade meritano un’Alfa Romeo…
Il mio primo impatto con le Alfa Romeo fu la mitica prima Giulia. Andavo alle elementari quando caddi vittima del suo fascino. La Giulia aveva il compito di rinnovare il successo della splendida Giulietta degli anni 50. Non era per niente facile. La Giulietta aveva avuto moltissimi estimatori ed aveva venduto più di 130.000 esemplari, un record per l’epoca. Ma la Giulietta non era stata la prima vettura monoscocca dell’Alfa. Per monoscocca si intende una struttura con carrozzeria e telaio in un’unica struttura, predisposta per la produzione di massa. Carrozzeria e telaio separati contraddistinguevano le auto a ruote esterne degli anni 20-40. La monoscocca era la modernità. La prima Alfa Romeo così progettata fu la 1900.
il sito Alfa Romeo
Unofficial Alfa Romeo Wiki
Alfa Romeo su it.wikipedia.org
Pasolini e le sue Alfa su pasolini.net
Galeotta fu la Giulia
Alfa ed arte: la GT Veloce di Elisabetta Benassi
Elogio alla Follia su cronologia.leonardo.it
Erasmo da Rotterdam su cronologia.leonardo.it
Vittorio Jano su it.wikipedia.org