La chitarra dei 60

Non so come sia potuto succedere ma anche io sono arrivato in un battibaleno a 60 anni. Fa impressione solo scriverlo qui. Una bella età, nel senso che gli anni non sono pochi e per certi versi si sente; per altri non mi sembra di averli davvero. Sarà che continuo a strimpellare allegramente? Penso di sì, anche per quello. E forse perché ancora alimento i sogni, il sale della vita. Fin da giovanissimo ho sempre sognato di avere una Fender Stratocaster. Come è accaduto per molti, il mio idolo chitarrista ne utilizzava una ed è così che ho conosciuto il celebre modello di chitarra elettrica nato in California negli anni 50. La prima Stratocaster che ho avuto è stata una imitazione piuttosto economica, regalatami a 15 anni dai miei genitori. È tuttora il regalo più bello che io abbia mai ricevuto. La prima chitarra non si scorda mai e, sebbene fosse ridotta male, costruita con materiali di bassa qualità, fatta eccezione per gli ottimi pick-up della Di Marzio, ne ho un ricordo affezionatissimo e maledico il giorno in cui l’ho data via.

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Ma sarò in Grado di apprezzare le differenze tra varie testine fono?

Ovviamente il gioco di parole è voluto. Avevo già scritto un articolo usando lo stesso giochetto per il titolo, sull’onda dell’entusiasmo dopo l’acquisto di una Grado Prestige Blue 3 nuova. Ero contentissimo di essere tornato ad ascoltare dischi con una testina Grado, anche perché adoro la loro filosofia di fare business e la loro storia; le loro testine sono assemblate a mano ancora oggi un un laboratorio di Brooklyn usando strumenti anni 50-70 e attrezzi da orologiaio. La realtà è che sono arrivato a rivendere la Blue 3 perché tristemente il suo suono proprio non mi andava giù. L’avrò montata male? Ma la mia Shure M97HE suona benissimo. Qualcosa era cambiato nei miei gusti? Il mio ricordo di un bel suono Grado era legato all’uso del prestigioso stilo 8MZ da me poi stupidamente danneggiato? O forse non sono in Grado io di discernere?

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Campi Flegrei | Un nuovo studio svela la dinamica dei serbatoi magmatici profondi all’origine del bradisismo

Definita l’architettura del sistema magmatico profondo dei Campi Flegrei all’origine della dinamica della caldera, di fondamentale importanza anche per la valutazione della pericolosità vulcanica dell’area.
Questi i risultati raggiunti da un team multidisciplinare di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) nello studio “New insights into the recent magma dynamics under Campi Flegrei caldera (Italy) from petrological and geochemical evidence, e appena pubblicato sulla rivista ‘Journal of Geophysical Research: Solid Earth’ dell’AGU.

“Le caldere sono depressioni vulcaniche formate dal collasso delle rocce a tetto della camera magmatica che viene svuotata durante enormi eruzioni”, spiega Lucia Pappalardo, ricercatrice dell’INGV e co-autrice dello studio. “Spesso manifestano delle fasi di ‘unrest’ (ovvero di ‘squilibrio’), con frequenti terremoti, sollevamento del suolo (il cosiddetto ‘bradisismo’) e un considerevole flusso di gas e calore. Tuttavia, poiché questa attività è dovuta alle complesse interazioni tra magma e sistema idrotermale immagazzinato sotto il vulcano, è sempre difficile identificare la sorgente e prevedere l’evoluzione di queste manifestazioni”.

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La guerra dei kloni

Il mondo è strano, la gente è matta e quanto sia vero a volte si vede nelle dinamiche di mercato. Non sono certo un economista ma in qualità di acquirente e a volte venditore di materiali elettronici, che si tratti di HiFi o elettroniche per chitarra, mi rendo conto come a volte si arrivi alla follia pura. Ora, passi la chitarra che era stata di Jimi Hendrix, Eric Clapton o David Gilmour; il feticismo in questo campo si può quasi capire, come si può comprendere il desiderio di un appassionato che abbia pure ingenti disponibilità economiche di possedere uno strumento che era stato di un mito della musica. Passi pure che le chitarre d’epoca costino quanto un’ottima automobile nuova, di un certo livello (anzi, le stesse automobili d’epoca possono costare cifre impressionanti), è così…. e va pure bene… chi ha tanti di quei soldi da non sapere cosa farci investe in questi acquisti. Ma quello che ho visto accadere nel giro di pochi anni sotto i miei occhi con un semplice effetto a pedale per chitarra ha del surreale. I chitarristi sanno di cosa parlo, gli altri no (ma tanto chi vuoi che mi legga): ecco a voi il Klon Centaur! Continue reading  

Ora sì che si ragiona…

Era un bel pomeriggio di sole del 31 ottobre 2023. Dopo pranzo mia moglie ha accompagnato me e nostro figlio alla stazioncina ferroviaria semi abbandonata da dove sarebbe partito il treno leggero che ci avrebbe portati nella cittadina dove avrei completato il passaggio di proprietà della mia “nuova” auto. In realtà l’auto ha 2 anni in più di quella che va a rimpiazzare. Ma è di categoria superiore ed è una di quelle scelte che si fanno quando a un certo punto decidi che si vive una volta sola e che certe soddisfazioni te le meriti pure. La tranquilla attesa al bar con mio figlio è benvenuta, aiuta a pregustare l’evento, una cosa che ormai pensavo sarebbe stata difficile da realizzare. Invece alcune vicissitudini hanno voluto che potessi (o forse dovessi) prendere in considerazione di comprare un’altra auto. Ho scoperto che potevo di nuovo accedere ad un piccolo credito ed ho trovato l’auto che desideravo. Dopo circa 3 anni una nuova Papalfa sarebbe entrata in famiglia.. Continue reading  

Papalfa 2.0? Io e l’Alfa Romeo

Il mio rapporto con Alfa Romeo inizia da piccolo, quando, da bambino nato a metà anni 60, era usuale giocare con le macchinine e imitare i “grandi” che guidavano un’auto. Non mi ritengo un vero appassionato di automobili in senso stretto e non ho avuto molte Alfa, anzi, fin’ora solo una. Ma fin da piccolo ero affezionato ai modelli Alfa Romeo mitici della mia infanzia. Ero incantato dalle auto che circolavano in città, chiedevo a mio padre che modello fossero e quale fosse la migliore. Ricordo ancora oggi che allora mio padre ritenesse che la Alfa Romeo Giulia fosse la macchina migliore a quei tempi. E questo è stato il mio imprinting. La Giulia era l’auto delle forze dell’ordine e dei malviventi. I film “polizziotteschi” dell’epoca erano pieni di inseguimenti tra Alfa Romeo. Le loro prestazioni, la tenuta di strada in particolare, erano leggendarie. Continue reading